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mercoledì 13 agosto 2008

due stelle cadenti ed altrettanti desideri espressi, una ventina di aerei sopra la mia testa e bob dylan e la sua band in prospect park, brooklyn. non male come ultima sera a new york.


vorrei fare ancora un milione di cose in questa citta' e in questa parte del mondo piu' in generale, ma mi resta solo il tempo per preparare un'enorme valigia, prendere un autobus per boston da chinatown (sono i piu' economici e non voglio sapere perche'), cenare con jefferson e salire su un paio di aerei.


oggi giro per harlem, shopping vario, mi sono quasi fatta fare le treccine africane nei capelli, sono entrata in punta dei piedi nel mondo di louise bourgeois al guggenheim e poco altro. che non e' poco.


da domani la niuiorchese torna al paesello. una sorta di ellis island al contrario. e  ne parlero' , di ellis island. che in qualche caso bisognerebbe imparare da questi americani.

venerdì 20 giugno 2008

"Non voglio diventare il mito di me stesso"

non lo condivido in tutto, ma è un gran bell'articolo. un buon ritratto, di quelli di tre quarti, che mostrano anche le mani e i pensieri, non solo del soggetto ma anche del pittore.

quest'anno ho saltato l'appuntamento italiano con bob. ero senza tempo e senza biglietto, pioveva e più che estate sembrava inverno. ma non mi dispero troppo.. probabilmente lo vedrò a new york il 12 agosto, il mio penultimo giorno negli states.

venerdì 27 aprile 2007

"passati i ventisei, già nei ventisette da qualche giorno. come ti trovi?"



"mah, abbastanza bene. sarà la primavera inoltrata.."



"già.. la primavera ti fa un certo effetto"



"direi proprio una sorta di rinascita. esco dal letargo e rifiorisco"



"già.. i fiori! hai visto quelli che ci sono sul cactus del tuo giardino grasso?"



"sìsìsì! sono bellissimi. una corona di fiori fucsia acceso. e anche mr. paletta non scherza con la nuova fila di palette in crescita accelerata."



"come è nata la tua passione per le piante grasse?"



"bè.. a dire il vero è stata la mia professoressa di discipline plastiche che me l'ha trasmessa. ricordo che ci diede un compito per l'estate: andare a visitare un'importantissima serra di piante grasse vicino a casa, e di passare l'intero pomeriggio a disegnare le geometrie perfette o contorte che ne costituiscono la struttura."



"un po' come le conchiglie"



"già! anche loro hanno strutture spiraliformi meravigliose. molto barocche. ma le piante grasse sono vive. crescono, ingrassano, dimagriscono, a seconda di quando ti ricordi di dar loro da bere."



"te ne dimentichi spesso?"



"più che altro volutamente. simulo gli eventuali periodi di siccità prolungata che possono esserci nel deserto, e gli improvvisi acquazzoni che creano pozze fangose ai loro piedi.

ora devo scappare.. stasera mi aspetta un bel concerto, l'ennesimo a cui assisto.. ma come si fa a rinunciare? potrebbe essere l'ultimo.. o forse no. non ci voglio neanche pensare"



"allora buon concerto! qualche piano per il weekend lungo?"



"a dire il vero sì... una puntata nel paese delle mele, ad annusare la primavera"



"bene, buon viaggio allora"



"grazie. ciao"

domenica 23 luglio 2006

un paio di cosucce, mentre ho la pancia gonfia di anguria e aspetto che si liberi un po' di posto per un sano gelato alla frutta, la temperatura dell'aria è di boh saranno un sacco di gradi celsius e tutto è silenzio.


da due o tre giorni vedo il mondo esterno a pixel, merito di simpatiche zanzariere aggrappate alle finestre che forse non sono così romantiche come quella dell'ikea a baldacchino sopra al letto ma mi permettono di stare al pc la sera con la finestra spalancata e, volendo, anche la lampadina accesa. non che adesso sia sera o abbia lampadine accese, ma i pixel si notano meglio di giorno.


groupie. in questi giorni mi sono chiesta se tale definizione possa essere appropriata all'attività che ho svolto da domenica a giovedì, intenta a inseguire per la penisola un certo signor bob e il carrozzone che si porta dietro da innumerevoli anni. dopo lunghe riflessioni, sono arrivata alla conclusione che no, non sono esattamente una groupie, perchè ciò comporterebbe l'aver ricambiato "in natura" certi favori e privilegi che invece non ho ancora capito perchè mi vengano accordati. fatto sta che il signor bob non me l'ha mica cantata blind willie mctell, almeno non nelle due date che ho seguito.


concerti a parte (che tanto tutti mi dicono che sono una fanatica e basta con questo booob), il peregrinare per lo stivale si è rivelato particolarmente divertente grazie alle diverse personalità di spicco che ho incontrato. non parlo di francesco rutelli e nicky vendola, rispettivamente presenti a roma e a foggia un paio di file avanti alla mia, ma di personaggi di spessore ben più elevato, che mi hanno fatto sentire a casa mia in una città dove peraltro mi sento già a casa (dovrei seriamente pensare ad un eventuale trasferimento??). lo sapete di chi sto parlando.


nonostante non mi sovvenisse all'istante il significato della misteriosa espressione "pachino", non conoscessi il prelibato estivo gusto di un sano "tropical", non riuscissi a immaginare come fosse un "caffè al ghiaccio", mi avete cullato, accompagnato, ospitato, pranzato, dormito, spetasciato, regalato, sorriso, abbracciato, gelato (con la panna gratis). 


grazie

sabato 15 luglio 2006

vado in tour

non è il mio tour, è quello di qualcunaltro: tanto meglio. mi sono limitata a due tappe, più che altro per non diventare una trottola. vorrei ascoltare blind willie mctell. è una richiesta ufficiale signor zimmy. da qualche tempo con le rockstar (o le presunte tali) non ho grande feeling, speriamo di invertire il trend.


latito ultimamente. solo stupidaggini, brevi registrazioni di accaduti poco indispensabili, ma è l'effetto estate-tendente-al-caldo-troppo-caldo combinata alle zanzare-che-quando-mi-metto-davanti-al-pc-la-sera-con-la-finestra-aperta-a-far-girare-l'aria-vengo-attaccata-da-un-plotone-di-irritanti-creaturine-nere.


è che un anno fa ero nel pieno dei festeggiamenti post laurea in un'appiccicosa divertente paesana festosa venezia. oggi sono al termine di una settimana di lavoro pesantuccio in un asettico condizionato soppalco nel quadrilatero più chic di milano.


eppur continuo a chiedermi cosa farò da grande, che forse lo sto capendo solo ultimamente ma mi devo dare una mossa.


per ora mi faccio questo assaggio di vacanza a zonzo per l'italia, tra roma e la puglia. del resto mancano ancora due settimane alle "ferie", e non sono persona che decide con un simile anticipo.

giovedì 25 maggio 2006

tanti auguri boooob

tanti auguri caro bob sei un vecchiettino in forma e io voglio proprio festeggiare il tuo compleanno programmando un viaggettino di mezza estate che dovrebbe toccare un paio di tappe del tuo tour europeo come ad esempio roma e paestum perchè no ci sarebbe anche bari e cosenza ma forse esagero e poi dovrò pur lavorare però non è detto forse ho quella settimana lì che è proprio casualmente libera e allora guarda io ho già fatto un programmino trenok per roma il sabato sera, domenica concerto lunedì mattina via a paestum con il trenino e la sera altro concerto e il giorno dopo potrei anche visitare paestum e magari farmi un bagnetto nel basso tirreno che non ci sono mai stata io in campania e sarebbe la prima volta alla bella età di ventisei anni suonati poi ci sarebbe da andare a bari il mercoledì che figata eh e poi tornare a cosenza il giorno dopo e toccare altre due meravigliose regioni e magari fare una sguazzatina in un altro mare insomma saltellare da qua a là nell'italia del tacco della punta poi risalire lenta lenta verso milano buuh.


direi che è fattibile e come assaggio delle vacanze di agosto si può fare.

giovedì 6 aprile 2006

The "Queen of the Folksingers", that would have to be Joan Baez. Joan was born the same year as me and our futures would be linked, but at this time to even think about it would be preposterous. She had one record out on the Vanguard label called Joan Baez and I'd seen her on tv. She'd been on a folk music program broadcast nationwide on CBS out of New York. There were other performers(...) Joan sang some ballads on her own and then sat side by side with Lightnin' and sang a few things with him. I couldn't stop looking at her, didn't want to blink. She was wicked looking - shiny black hair that hung down over the curve of slender hips, drooping lashes, partly raised, no Raggedy Ann doll. The sight of her made me high. All that and then there was her voice. A voice that drove out bad spirits. It was like she'd come down from another planet.


She sold a lot of records and it was easy to understand why. The women singers in folk music were performers like Peggy Seeger, Jean Ritchie and Barbara Dane, and they didn't translate well to a modern crowd. Joan was nothing like any of them. There was no other like her. It would be a few years before Judy Collins or Joni Mitchell would come out on the scene. I liked the older women singers - Aunt Molly Jackson and Jeanie Robinson - but they didn't have the piercing quality that Joan had. I'd been listening to a few of the female blues singers a lot, like Memphis Minnie and Ma Rainey, and Joan was in some kind of way more like them. There was nothing girlish about them and there was nothing girlish about Joan, either. Both Scot and Mex, she looked like a religious icon, like somebody you'd sacrifice yourself for and she sang in a voice straigh to God... also was an exceptionally good instrumentalist.


The vanguard record was no phony baloney. It was almost frightening - an impeccable repertoire of songs, all hard-core traditional. She seemed very mature, seductive, intense, magical. Nothing she did didn't work. That she was the same age as me almost made me feel useless. However illogical it might have seemed, something told me that she was my counterpart - that she was the one that my voice could find perfect harmony with. At the time there was nothing but distance and worlds and big divides between her and me. I was still stuck in the boondocks. Yet some strange feeling told me that we would inevitably meet up. I didn't know much about Joan Baez. I had no idea that she'd always been a true loner, kind of like me, but she'd been bounced around a lot and lived in places from Baghdad to San Jose. She had experienced a whole lot more of the world than I ever did. Even so, to think that she was probably more like me than me would have seemed a little excessive.


There was no clue from her record that she was interested in social change or any of that. I considered her lucky, lucky to get involved in the right kind of folk music early on, get up to her eyeballs in it - learn how to play and sing it in an expert way, beyond criticism, beyond category. There was no one in her class. She was far off and unattainable - Cleopatra living in an Italian palace. When she sang, she made your teeth drop. Like John Jacob Niles, she was mighty strange. I'd be scared to meet her. She might bury her fangs in the back of my neck. I didn't want to meet her, but I knew I would. I was going in the same direction even though I was way back of her at the moment. She had the fire and I felt I had the same kind of fire. I could do the songs she did, for starters... "Mary Hamilton", "Silver dagger", "John Riley", "Henry Martin". I could make them drop into place like she did, but in a different way. Not everyone can sings these songs convincingly. The singer has to make you believe what you are hearing and Joan did that. I believed that Joan's mother would kill somebody that she loved. I believed that. I believed that she'd come from that kind of family. You have to believe. Folk music, if nothing else, makes a believer out of you.


(Bob Dylan - Chronicles, vol. 1)



 

lunedì 3 aprile 2006

ha guadagnato seimila punti..

..questo newsgrupparo, che già stimo enormemente.


su bambini, andate a studiarvi per bene questa paginetta che domani vi interrogo. voglio citazioni a memoria, e mi raccomando i nomi e le date. se lo ritenete opportuno potete portarmi un approfondimento, o una tesina. chiedete pure alla sottoscritta per una bibliografia di partenza.


naturalmente il campo d'indagine è stato volontariamente ristretto. invito pertanto il gentile autore dell'intervento ad illustrare anche la produzione dei decenni successivi, in modo da istruire le masse, far circolare le idee, innalzare gli animi.


su una sola cosa non concordo: l'affermazione alla prima riga del secondo capoverso. ma quelli sono gusti.


 

sabato 4 marzo 2006

Ci sono periodi più o meno dylaniati. Quando si sta per avvicinare la data di un concerto, ad esempio, raggiungo picchi di intensità che pochi altri sfiorano, oppure appena trascorso il concerto, quando tutto ciò che mi circonda si presta ad una lettura attraverso gli occhi, i versi e le musiche di bob. Tipo che guardo il calorifero e mi vengono in mente quegli "heat pipes" that "just cough", oppure vedo un mazzo di carte e si proietta davanti a me un "jack of hearts" insieme alla sua lily, o ancora faccio la pipì e mi ricordo che bob si era messo a cercare i "commies" anche nella sua "toilet bowl" (senza peraltro trovarne nessuno).


Questo periodo è davvero allucinante, tanto più se penso che non c'è nessun concerto in arrivo, almeno prossimamente, e l'ultimo concerto è stato a novembre, quindi è ormai trascorso un discreto lasso di tempo per placare gli animi. Sta di fatto che non ascolto altro che bob bob bob. Qualcuno mi salvi :)


Ho messo da parte anche il buon caro pendolibro (che questa settimana è La montagna delle sette balze di Thomas Merton, regalo di un amico) e sul treno non faccio altro che ascoltare bob bob bob.


Tra un po' prevedo che mi passerà, per ora ci sto ancora dddentro.


Probabilmente questa indigestione mi serve a mettere da parte problemi esistenziali pressanti e rilevanti, che al momento non possono essere risolti, perchè lo confesso non sono molto serena ultimamente. Ho come un punzecchillo sotto il sedere che non mi lascia stare comoda spaparanzata su un divano ma sempre in piedi, in piedi, ad aspettare chissà che, dato che non lo so nemmeno io quello che voglio.


Stanotte ho sognato il Nord, ovvero una meravigliosa distesa di rocce e prati in riva al mare, popolate dai gabbiani e da qualche cavallo, un luogo che avrebbe potuto essere la scozia delle highlands, in una giornata di inverno che però era in estate, sotto la luce di un tramonto che però avveniva alle due meno un quarto del pomeriggio (ricordo di aver guardato l'ora). Ero felice di essere in un posto simile, ero felice di esplorare un altro pezzettino di mondo, ero inondata da questa luce dorata che si trasformava in un crepuscolo frizzante. Osservavo tutto dal finestrino di un pullman che si spostava molleggiando tra le curve di una stradina isolata.

martedì 22 novembre 2005

Sarò un po' monotematica...

...ma cosa ci posso fare??


Stamattina non avrei mai voluto svegliarmi, perchè stavo sognando indovinate un po' chi??? Ma lui! Mr. Bob Dylan!! E non era nemmeno vecchio! Almeno, all'inizio lo era ma poi ritornava il Dylan trentenne quello proprio figo con i suoi occhiali scuri e i ricci ricci neri.  Andavo ad un suo concerto e questa volta sì che succedeva quello che ho da sempre sognato: nel backstage LUI si fermava a parlare con me, e diventavamo grandi amici e udite udite mi dava persino il suo indirizzo email! Durante il concerto mentre cantava guardava me e solo me, che naturalmente ero in una postazione privilegiata e gli facevo un mucchio di foto con il telefonino (che imbecille! sarà che non gliele ho fatte dal vero, allora ho sognato di fargliele) e poi alla fine del concerto ci fermavamo a chiacchierare, e mi spiegava perchè aveva cantato in quel modo lì e anche cosa significavano le sue canzoni, e mi guardava con quegli occhi blu così profondi che ti ci perdi. Cavolo, ho sognato un concerto dopo l'altro, tutti in posti diversi, ma tutti così emozionanti. Ho persino sognato che cantavo le canzoni insieme a lui: you ain't going nowhere, lay lady lay, e un paio che non mi ricordo con esattezza.


Come iniziare bene una giornata di studio...


 


 


 


 

lunedì 14 novembre 2005

piccoli grandi uomini


Quest'omino che si inchina impacciato, stropicciandosi nervosamente le mani e mandando lievi baci con un goffo soffio verso il pubblico è proprio lui carini, quello che siete abituati a ricordare con i capelli ricci neri, gli occhiali scuri, l'abbigliamento trasandato e la faccia seminascosta dal trabiccolo per l'armonica, catturato in qualche fotografia in bianco e nero di una trentina di anni fa.


Gli occhi di quest'omino, che ho più volte avuto la fortuna di incrociare a distanze ravvicinatissime, hanno la profondità magnetica di chi ha vissuto una vita intensa, incredibile, scrutando il mondo e le persone che lo circondano, e restituendolo agli altri in un modo magico, diretto, eppure così contorto da mettersi le mani nei capelli e chiedersi "ma com'è possibile che ci riesca così??". I suoi occhi sono carichi di mille e mille pensieri, racchiudono un'enciclopedia di termini e di immagini, di suoni e di ritmi, di emozioni e sentimenti, che sono da invidiare. Sono gli occhi di un uomo che si porta dietro il peso di mille e mille vite, ciascuna vissuta fino in fondo.


Il suo è un volto sciupato, i capelli sono grigi, le rughe sono ormai solchi sulle guance. Il corpicino fragile dentro gli eleganti abiti da scena con luccichii e stoffe scure è lo stesso corpicino fragile nascosto sotto strati di berretti di lana, giacche di pelle, felpe grigie, mani nodose in tasca.


La grandezza di quest'uomo è proprio nella sua fragilità. La grandezza di quest'uomo sta nel modo in cui tiene il tempo con la gamba destra, mentre muove velocemente le mani sul piano e modula la sua voce gracchiante con strane espressioni sul volto, a metà tra il divertito e l'ironico. La sua grandezza sta nella sua riservatezza. E' lui il grande capo della carovana che da anni gira intorno al mondo portando la sua aura nelle città. E' un gentiluomo che appare per il sound check, scompare in qualche camerino appartato, e riappare alle 9.05 in punto per l'inizio del concerto. Canta le sue poesie, impugna l'armonica guardando verso il basso, concede pochi sorrisi e ancora meno parole. E se ne va.


A molti non piace più, a molti non è mai piaciuto. Io non posso fare a meno di provare una grande stima e un grande affetto per quest'omino che altro non è che un essere umano come me, come noi. Mi verrebbe voglia di sussurrargli, quando le nostre vite si incrociano per un soffio, questo invito, che viene da una sua canzone, e di cui mi sono un po' appropriata:


come in, I'll give you shelter from the storm.


 


immagine da www.maggiesfarm.it

giovedì 27 ottobre 2005

Prima che mi dimentichi...

ecco il sogno (o meglio l'incubo!) di stanotte:


Concerto di Dylan al Filaforum, come al solito vado in cerca dell'amico Tommy (tecnico delle chitarre di dylan) il quale, con un paio di occhialoni da Elvis, basettoni e camicia rosa sgargiante mi dice che dylan è allo sfacelo, mentre smanetta sulla slot machine da bar sudicio che è diventata la compagna delle sue giornate. Ormai i suoi concerti durano un paio di canzoni, il resto li passa a cazzeggiare dicendo cose stupide al pubblico, non suona più la chitarra ed è per questo che Tommy ha perso il suo lavoro, o meglio non l'ha perso perchè continua a seguirlo in tour ma non fa niente dalla mattina alla sera, se la spassa e se la tira perchè ormai è un tecnico famoso e ricco - ma disoccupato.


Io non ci credo, così assisto al concerto di Bobbie che si rivela davvero un fancazzista. Ritira una statuetta tipo oscar assegnatagli da un'oscura giuria di giornalisti, la band fa schifo, (del resto non c'è più larry campbell.. sigh) e non si ricordano nemmeno gli arrangiamenti delle canzoni più famose. Il concerto finisce dopo una decina di minuti, il pubblico è un po' sconcertato, un po' entusiasta per questa nuova prova del menestrello che avrà pure il diritto di decidere quanto far durare le sue performance.


Me ne vado con una delusione che si protrae sino al risveglio.


Forza Ila, mancano ancora un paio di settimane ce la puoi fare.

giovedì 8 settembre 2005

let me die in my footsteps

Stasera ho visto The atomic cafè

Non poteva non venirmi in mente questa canzone. Naturalmente è sempre di Bob.




I will not go down under te ground

'Cause somebody tells me that death's coming 'round

And I will not carry myself down to die

When I go to my grave my head will be high

Let me die in my footsteps

Before I go down under the ground


There's been rumors of war and wars that have been

The meaning of life has been lost in the wind

And some people thinking that the end is close by

'Stead of learning to live they are learning to die

Let me die in my footsteps

Before I go down under the ground.


I don't know if I'm smart but I think I can see

When someone is pulling the wool over me

And if this war comes and death's all around

Let me die on this land 'fore I die underground

Let me die in my footsteps

Before I go down under the ground


There's always been people that have to cause fear

They've been talking about a war now for many long years

I have read all last statement and I've not said a word

But now, Lord God, let my poor voice be heard

Let me die in my footsteps

Before I go down under the ground.


Let me drink from the water where the mountain streams flow

Let the smell of wild flowers flow free through my blood

Let me sleep in your meadow with the green grass and leaves

Let me walk down the highway with my brother in peace

Let me die in my footsteps

Before I go down under the ground.


Go out in your country where the land meets the sun

See the craters and the canyons and where the waterfalls run

Nevada, New Mexico, Arizona, Idaho

Let the state of this Union see deep down in your soul

And you'll die in your footsteps

Before you go down under the ground.


 












 

lunedì 5 settembre 2005

bello, bellissimo..

Ultimo acquisto della Ila:


No direction home - Bob Dylan - (The Bootleg Series Vol. 7)



Fresco fresco di negozio. Vi segnalerò le perle - sicuramente ce ne saranno.

(Sì lo so sono in ritardo di una settimana..)


 

venerdì 8 luglio 2005

Il canzoniere

Vorrei avere canzoni leggere per la testa. Ma oggi non si può.


Eppure, scrivere di una canzone è l'unica cosa che mi riesce, per registrare gli eventi di oggi. Non è una canzone sulla guerra, sul male, sul terrorismo. E' una canzone di speranza. E mi dispiace sembrare a tutti i costi monotona nel ricorrere nuovamente a Bob Dylan. Ma la sto ascoltando ora. Ed è quello che ci vuole.


Ci servono un po' di campane, che suonino a festa. Suonate, campane. Ring them bells, da Oh mercy, 1989. C'è una fantastica versione cantata da Joan Baez. Buon ascolto.

sabato 2 luglio 2005

Il canzoniere

NUOVA RUBRICA!!


In effetti non è che ci siano altre rubriche nel blog, quindi questa è la prima (e probabilmente rimarrà anche l'unica) ed avrà una periodicità variabile. Ed è soprattutto ORIGINALISSIMA. 


Lo scopo di questa interessantissima rubrica è quello di consigliare, ogni volta che la Ila sarà particolarmente ispirata, una canzone che sta ascoltando in quel momento e che naturalmente le piace ASSAI - da scaricare o se preferite acquistare il cd... meglio per voi!


Ovviamente, visti i suoi ristrettissimi gusti musicali non aspettatevi chissà quale ricchezza di autori ma FIDATEVI e scoprirete un sacco di chicche che sono sconosciute ai più.


Naturalmente ascoltate e fatemi sapere.


Chi conosce la Ila sa benissimo che non potrebbe iniziare con nessun altro (mica che poi si offende!) quindi, la canzone di oggi è...


Bob Dylan Is your love in vain

Da Street Legal, 1978


(trovate il testo e la traduzione qui!)

sabato 7 maggio 2005

maggie's farm folkfest

La Ila non potrà andarci, ma invita tutti quelli che sono in zona a fare un saltino!


COMUNICATO STAMPA RELATIVO AL


  MAGGIE'S FARM FOLKFEST




            Prima edizione  -  Roma, 20-22 maggio 2005





Nel weekend del 20, 21 e 22 maggio 2005 si svolgerà a Roma la prima edizione del Maggie's Farm Folkfest, un festival indipendente dedicato alla musica popolare americana, organizzato in collaborazione con Maggie's Farm, il noto sito internet su Bob Dylan.


Il Festival, dedicato alla memoria del grande Woody Guthrie, si articola in una tre giorni che non è però consacrata solamente a questo personaggio, ma a tutti i grandi artisti della scena folk: tra essi Bob Dylan avrà naturalmente uno spazio di riguardo, alla luce anche degli ultimi eventi della sua vita artistica. La manifestazione ha lo scopo di diffondere tra il pubblico la conoscenza e l'apprezzamento della musica folk angloamericana in tutta la sua vastità, così come della cultura popolare che le ha dato vita, e di offrire a talentuosi folksingers italiani, siano essi artisti già affermati o giovani  promesse, una vetrina in cui proporre la loro musica e ove omaggiare i propri maestri davanti a un pubblico attento.




Il programma prevede un ciclo di eventi pomeridiani quali conferenze, reading e tavole rotonde sulla musica e cultura folk, con nomi quali Alessandro Carrera e Alessandro Portelli tra i relatori, mentre le serate saranno invece dedicate alle esibizioni dei musicisti, strutturate proprio come una hootenanny ei vecchi tempi. Il festival si svolgerà in forma itinerante attraverso tre differenti locali di Roma, tutti luoghi di ritrovo affermati nonché centri culturali di spessore: il Lettere Caffè (zona Trastevere) e il Linux Club ospiteranno gli eventi culturali del pomeriggio, mentre il Rasho-Mon (zona Mercati Generali) accoglierà le esibizioni musicali serali.


Per maggiori informazioni è possibile contattare gli organizzatori Benedicta Froelich, Michele Murino, Franco Fosca e Andrea Monda all'indirizzo e-mail spettral@tin.it o visionare il programma della manifestazione alla pagina web: www.maggiesfarm.it/mffolkfest.htm



www.letterecaffe.org       www.linuxclub.it          www.rashomon.it

domenica 3 aprile 2005

Ring them bells

Ring them bells, ye heathen
from the city that dreams
RIng them bells from the sanctuaries
cross the valleys and streams
For they're deep and they're wide
and the world's on its side
and time is running backwards
and so is the bride.

RIng them bells Saint Peter
Where the four winds blow
Ring them bells with an iron hand
so the people will know
Oh it's rush hour now
on the wheel and the plow
and the sun is going down
upon the sacred cow.

Ring them bells sweet Martha
for the poor man's son
Ring them bells so the world will know
that God is one
Oh the shepherd is asleep
where the willows weep
and the mountains are filled
with lost sheeps.

Ring them bells for the blind and the deaf
Ring them bells for all of us who are left
Ring them bells for the chosen few
who will judge the many when the game is through
Ring them bells
 for the time that flies
for the child that cries
when innocence dies.

Ring them bells Saint Catherine
from the top of the room
Ring them from the fortress
for the lilies that bloom
Oh the lines are long
and the fighting is strong
and they're breaking down the distance
between right and wrong.


Bob Dylan