giovedì 9 luglio 2009
non so se sia una cosa direttamente legata all'estate, probabilmente in estate ci sono più possibilità.
tanta, tanta musica diversa. con tante meravigliose persone, a iniziare dagli u2 a san siro due sere fa, passando per i sulutumana alla sagra di paese, senza dimenticare i cori del concorso di legnano provenienti da tutto il mondo: giappone, norvegia, cuba, inghilterra..
cosa sarebbe la mia vita senza musica? non lo dico come un'adolescente. lo dico come una quasi trentenne che si dispiace per non aver mai avuto la possibilità di impararla davvero, la musica.
come fanno le persone senza musica? ne conosco tante, che non ascoltano musica, o ascoltano una musica che è quasi spazzatura.
soprattutto, non è esattamente la stessa cosa ascoltarla con un paio di cuffie, o sentirla in una meravigliosa chiesa affrescata nel cinquecento, con gli armonici che riempiono lo spazio e si scontrano con le pareti e le volte, si infrangono contro le colonne o girano intorno creando eco meravigliose, arrivando alle orecchie degli ascoltatori tra scricchiolii di panche, colpi di tosse e fruscii di vestiti.
non è esattamente la stessa cosa ascoltarla da un asettico cd o immersi in uno stadio con settantasettemila persone che cantano all'unisono la stessa melodia, con a fianco qualcuno che entra nello stesso vortice di suoni, di luci, di brividi in cui sei tu.
domenica 31 agosto 2008
eccone uno. gli altri sono qui
mercoledì 4 giugno 2008
dopo un fine settimana così intenso e così da ridere come quello che è appena passato, e dopo una camminata in uno dei posti più suggestivi del circondario, mi sento un po' vuota. tanto per cambiare.
il weekend appena passato è stato composto dalle colline trapuntate del montefeltro, una buona dose di polifonia, accento romagnolo contraffatto, scorpioni nella vasca, consoli di san marino degni del miglior assessore alle varie ed eventuali. il concerto è stato solo un pretesto per macinare chilometri sulle strade a curve, osservando il modo in cui i papaveri trasformano l'erba in seta cangiante, e gustando il modo in cui la pasta si accompagna a funghi, salsiccia e ricotta. ma è stato anche un po' tornare in gita scolastica da protagonista. che la gita dal punto di vista del prof non è così divertente.
sabato 31 maggio 2008
per chi abitasse in zona pesaro urbino farò un concerto con il mio piccolo coro (discanto) domenica 1 giugno alle ore 21.00 nella chiesa parrocchiale (dovrebbe essere san michele) di macerata feltria (PU). ovviamente musica polifonica sacra, dal barocco al quasi contemporaneo, ingresso libero (credo).
sì ok non sono molto informata.
sabato 12 aprile 2008
la tesi non va avanti da sola in automatico te ne sei accorta? neanche gli esami si studiano da soli.
del resto non smette di piovere piovere piovere aprile ogni goccia un barile insomma quanti barili hanno già riempito tutte queste gocce?
sono stufa di fare ilaria la solitaria.
martedì 11 marzo 2008
"oh cara compagna natasha... ecco l'ora di cantare nostro amato brano russo.. ancora ricorda di quando in cremlino si sorseggiava vodka con caro gorbaciov a lume di candela durante le notti polari piene di bianca e freddissima neve!! e il momento di far rivivere tutto questo è arrivato a noi.. donato dal caro compagno nikolaij!! forza natasha.. vocalità russa. siamo a seconda pagina di brano.. ora arriva parte molto romantica e un poco siberiana.. !!! concentra tua ugula.. natasha!!! guarda pubblico... vedi commozione erigersi in loro occhi? ecco la steppa che avanza... le notti gelide... il brodo sorseggiato davanti al falò di compagno george la notte di natale.. ecco.. la poesia di infanzia russa.. ora gioisci natasha!!"
sabato 12 gennaio 2008
giovedì 8 febbraio 2007
flash back
foto, libricini, fotocopie, biglietti di mostre, cinema, teatro, e ho trovato anche questi, datati 12 luglio 2005
domenica 23 luglio 2006
un paio di cosucce, mentre ho la pancia gonfia di anguria e aspetto che si liberi un po' di posto per un sano gelato alla frutta, la temperatura dell'aria è di boh saranno un sacco di gradi celsius e tutto è silenzio.
da due o tre giorni vedo il mondo esterno a pixel, merito di simpatiche zanzariere aggrappate alle finestre che forse non sono così romantiche come quella dell'ikea a baldacchino sopra al letto ma mi permettono di stare al pc la sera con la finestra spalancata e, volendo, anche la lampadina accesa. non che adesso sia sera o abbia lampadine accese, ma i pixel si notano meglio di giorno.
groupie. in questi giorni mi sono chiesta se tale definizione possa essere appropriata all'attività che ho svolto da domenica a giovedì, intenta a inseguire per la penisola un certo signor bob e il carrozzone che si porta dietro da innumerevoli anni. dopo lunghe riflessioni, sono arrivata alla conclusione che no, non sono esattamente una groupie, perchè ciò comporterebbe l'aver ricambiato "in natura" certi favori e privilegi che invece non ho ancora capito perchè mi vengano accordati. fatto sta che il signor bob non me l'ha mica cantata blind willie mctell, almeno non nelle due date che ho seguito.
concerti a parte (che tanto tutti mi dicono che sono una fanatica e basta con questo booob), il peregrinare per lo stivale si è rivelato particolarmente divertente grazie alle diverse personalità di spicco che ho incontrato. non parlo di francesco rutelli e nicky vendola, rispettivamente presenti a roma e a foggia un paio di file avanti alla mia, ma di personaggi di spessore ben più elevato, che mi hanno fatto sentire a casa mia in una città dove peraltro mi sento già a casa (dovrei seriamente pensare ad un eventuale trasferimento??). lo sapete di chi sto parlando.
nonostante non mi sovvenisse all'istante il significato della misteriosa espressione "pachino", non conoscessi il prelibato estivo gusto di un sano "tropical", non riuscissi a immaginare come fosse un "caffè al ghiaccio", mi avete cullato, accompagnato, ospitato, pranzato, dormito, spetasciato, regalato, sorriso, abbracciato, gelato (con la panna gratis).
grazie
sabato 15 luglio 2006
vado in tour
non è il mio tour, è quello di qualcunaltro: tanto meglio. mi sono limitata a due tappe, più che altro per non diventare una trottola. vorrei ascoltare blind willie mctell. è una richiesta ufficiale signor zimmy. da qualche tempo con le rockstar (o le presunte tali) non ho grande feeling, speriamo di invertire il trend.
latito ultimamente. solo stupidaggini, brevi registrazioni di accaduti poco indispensabili, ma è l'effetto estate-tendente-al-caldo-troppo-caldo combinata alle zanzare-che-quando-mi-metto-davanti-al-pc-la-sera-con-la-finestra-aperta-a-far-girare-l'aria-vengo-attaccata-da-un-plotone-di-irritanti-creaturine-nere.
è che un anno fa ero nel pieno dei festeggiamenti post laurea in un'appiccicosa divertente paesana festosa venezia. oggi sono al termine di una settimana di lavoro pesantuccio in un asettico condizionato soppalco nel quadrilatero più chic di milano.
eppur continuo a chiedermi cosa farò da grande, che forse lo sto capendo solo ultimamente ma mi devo dare una mossa.
per ora mi faccio questo assaggio di vacanza a zonzo per l'italia, tra roma e la puglia. del resto mancano ancora due settimane alle "ferie", e non sono persona che decide con un simile anticipo.
sabato 24 giugno 2006
cas
la forma delle sue dita che saltellavano da un tasto all'altro della chitarra con una leggerezza inaspettata è la stessa di quando sette anni fa veniva a darmi qualche lezione che inevitabilmente si trasformava in un suo concerto, con le orecchie della sottoscritta tese a captare ogni nota, consapevole di non essere in grado di diventare neanche di un decimo della sua bravura. ero anche un po' innamorata di lui. pretendevo di insegnargli a disegnare. scambio alla pari di conoscenze. finivamo col parlare (molto), suonare (poco), cantare, ridere.
stasera sono andata a trovarlo nella sua casettina nuova, dove abita insieme alla sua ragazza. sempre uguale lui, con un paio di chitarre e una batteria luccicante in più, messe in bella vista nella sua saletta insonorizzata. sempre la stessa espressione quando suona. batte il tempo con il piede. le labbra unite che si muovono ad assecondare la sua concentrazione. respira con il naso seguendo i cambi di scala.
mercoledì 7 giugno 2006
c'è questa foto che mi piace particolarmente. tecnicamente non è uscita alla meraviglia ma ero senza cavalletto e non ho voluto ritoccarla con photoshop, però il soggetto mi fa rabbrividire. anche un po' i colori. anche un po' le luci. nella foto non si vede il lampione arancione che illumina le foglie, ma è più presente il lampione che non l'albero mosso dal vento non vi pare?
giornata riflessiva oggi. tornando con il trenino stasera, a metà strada tra un'acquazzone e il sole. con i condomini che diventano palazzine che diventano villette che diventano prati. notavo che dal treno non si vede mai la gente che popola quegli spazi. o meglio, sono sporadiche macchiette che animano scene perlopiù deserte, quasi irreali nella loro immobilità. una donnina affacciata al balcone alle prese con scopa e paletta. il nonno con il bambino che fa ciaociao al treno. pendolari che scendono con la stanchezza a tracolla, insieme a borse, borsine, sacche, zainetti, sacchetti, ombrelli. macchine parcheggiate sotto casa, come se fossero ferme da decenni nello stesso posto. gran brutta cosa, fare la pendolare. soprattutto quando cactus tree ti prende di sorpresa tra le altre canzoni che iniziano per c e ti vien voglia di piangere.
sabato 3 giugno 2006
che io da sola a un matrimonio non avevo mai cantato e ora posso dire di aver fatto pure questo nella vita. caspiterina come mi batteva forte il cuore però ce l'ho fatta. e ho pure guadagnato 75 euro. voglio entrare nel business dei matrimoni. forse devo ampliare un po' il mio repertorio.
domenica 7 maggio 2006
non pensavo di emozionarmi così ieri sera durante il concerto. ne ho fatti parecchi di concerti con i vari cori a cui ho preso parte, ma ieri sera è stato da brivido. un conto è cantare in un coro di venti o più elementi. altra cosa è cantare in un gruppo vocale di nove elementi, con alcuni pezzi a 6 voci.
nonostante la divisa in stile biancaneve (come qualcuno l'ha definita) sembravamo quasi un coro serio. in caso vogliate conoscere le prossime date del nostro tour italiano rivolgetevi al nostro ufficio stampa. idem per locandine, foto autografate, cd con le registrazioni di tutte le tappe dei concerti.
ok forse sono un po' troppo esaltata :)
mercoledì 3 maggio 2006
sono di ritorno dalla penultima prova del coro prima del mini concerto di sabato, a metà con un altro coro, in una località sconosciuta della provincia di milano ovest. peccato che a tale concerto debba indossare la divisa del coro, un vestito nero di seta lungo fatto su misura (per un'altra persona) almeno 10 anni fa, che significa all'inizio degli anni novanta, nel pieno della moda peggiore che si sia mai abbattuta sulla terra: quella delle spalline imbottite. naturalmente ho già provveduto ad eliminarle da sotto il vestito, anche perchè così almeno le maniche arrivano in zona polso e non passano come residui di un lavaggio troppo energico che le ha misteriosamente accorciate (la corista che indossava prima di me doveva avere delle braccia davvero corte, e in proporzione delle gambe "molto" lunghe). io avrei fatto volentieri a meno della divisa, ma c'è chi non vede l'ora di indossarla perchè così sembriamo un coro vero. io non sono dello stesso parere, ma tant'è.
ieri invece alcuni miei amici mi hanno regalato (per il mio compleanno in ritardo, dato che ero a roma in quei giorni) un contachilometri per la bici! regalo molto gradito, così mi potrò vantare di tutti i chilometri che faccio nelle mie pedalate domenicali, in solitaria o con il mio amicone paolo, come quella di ieri pomeriggio. mi hanno anche regalato una borraccia per la bici, di quelle che non puzzano di plastica. e mi hanno regalato anche i semini per piantare l'erba gatta. la diana ne sarà contenta, anche se così il mio giardino diventerà il luogo di raduno di tutti i gatti della zona (come se già non lo fosse) che verranno a gustare prelibata erba gatta di prima qualità. sempre a proposito di gatti, ieri ho anche visto un gatto grande il doppio della diana che dormiva in un piatto di legno. aveva scelto il piatto come sua cuccia, quando era piccolo, poi si è ingrandito e ora straborda, ma ci va lo stesso per fare la nanna. faceva troppo ridere! il gatto in questione appartiene a due gemelle mie amiche, identiche come due gocce d'acqua. una era arrabbiata con l'altra perchè il ragazzo della prima si era appoggiato per sbaglio sulla spalla della seconda, dato che erano vestite uguali e neppure lui le aveva riconosciute dal dietro. quando ero piccola volevo troppo avere una sorella gemella, e un po' le invidio perchè sono proprio inseparabili e indistinguibili. fanno l'università insieme, e una ha fatto due volte l'esame di inglese (anche per l'altra) allo stesso appello, naturalmente con due nomi diversi. l'altra , per ricambiare il favore, ha fatto due volte quello di estetica. che figata! poi si scambiano i vestiti che non hanno identici l'una all'altra, e no, i morosi non se li scambiano, almeno ultimamente. quando ero piccola volevo anche avere due figlie gemelle. chi lo sa :) però devono essere proprio identiche come due gocce d'acqua altrimenti dov'è il divertimento?
sabato 8 aprile 2006
Scarlet Tide (Elvis Costello)
Well I recall his parting words
Must I accept his fate?
Or take myself far from this place
I thought I heard a black bell toll
A little bird did sing
Man has no choice
When he wants everything
We'll rise above the scarlet tide
That trickles down through the mountain
And separates the widow from the bride
Man goes beyond his own decision
Gets caught up in the mechanism
Of swindler who act like kings
And brokers who break everything
The dark of night was swiftly fading
Close to the dawn of the day
Why would I want him
Just to lose him again
We'll rise above the scarlet tide
That trickles down through the mountain
And separates the widow from the bride
venerdì 7 aprile 2006
Ero senza parole ieri, quando cercavo di descrivere la magia con cui Joanie ha incantato me e moltissime altre persone un paio di sere fa, così ho preso in prestito quelle di uno che è "so good with words", e che Joan Baez l'ha conosciuta davvero bene..
Joan mi ha incantato per la prima volta, per curiosità, quando frugando tra gli LP di mia mamma ho trovato il vinile di un suo concerto degli anni '60 in Italia. Avevo 16-17 anni e stavo per iniziare la grande fase hippie della mia vita (che non si è ancora conclusa). Ho scoperto molto di più di una cantante, molto di più di una meravigliosa voce: ho incontrato un animo gentile, forte, determinato, così esile nella sua figura di Madonna dai capelli neri e lunghi, nelle dita affusolate che si muovevano tra le corde della chitarra che era il solo accompagnamento della sua voce.
C'era una canzone, oltre naturalmente alle meravigliose poesie di Dylan, che mi aveva colpito. Forse perchè il testo era semplice, forse perchè l'arpeggio era ancora più semplice. Dice così:
where have all the flowers gone, long time passing?
where have all the flowers gone, long time ago?
where have all the flowers gone? young girls picked them everyone
when will they ever learn? when will they ever learn?
and where have all the young girls gone, long time passing?
where have all the young girls gone, long time ago?
where have all the young girls gone? gone to young men everyone
when will they ever learn? when will they ever learn?
and where have all the young men gone, long time passing?
where have all the young men gone, long time ago?
where have all the young men gone? they are all in uniform
when will they ever learn? when will they ever learn?
and where have all the soldiers gone, long time passing?
where have all the soldiers gone, long time ago?
where have all the soldiers gone? gone to graveyards everyone
when will they ever learn? when will they ever learn?
and where have all the graveyards gone, long time passing?
where have all the graveyards gone, long time ago?
where have all the graveyards gone? turned to flowers everyone
when will they ever learn? when will they ever learn?
Ho scoperto molte, moltissime altre canzoni altrettanto semplici e gentili, e martedì sera le ho risentite cantare dal vivo da quella stessa voce, 40 anni dopo averle registrate. Canzoni di protesta tra le più gentili, che, come joan stessa diceva, "don't protest gently, they sound gently".
Cinque anni fa, ad Udine, nel pieno del mio periodo hippie, avevo avuto la fortuna di andare a sentirla cantare, ma allora il mondo non era ancora stato stravolto dall'11 settembre, e non si parlava troppo di guerre, di coscienza, di libertà. Joan non aveva cantato molti brani impegnati: era rimasta sul folk e sull'intimista. Martedì sera l'atmosfera era ben diversa. Il mondo è cambiato, purtroppo in peggio, o meglio, si è manifestato quel male oscuro che stava covando da parecchio tempo, di cui tutti facevano finta di non accorgersi.
Cinque anni fa avevo cantato "Here's to you" abbracciata a lei, dopo il concerto. Le vibrazioni prodotte da quella meravigliosa voce amplificata da una cassa armonica tra le più perfette si erano propagate sul palmo della mia mano, sul mio braccio che la stringeva, sul suo braccio che mi stringeva, fino ad arrivare al cuore. Martedì sera non mi è ricapitata la stessa fortuna, ma è stato bello anche così, con una semplice stretta di mano, e un sorriso raggiante, i flash della macchina fotografica, l'aria tiepida di una notte di primavera.
giovedì 6 aprile 2006
The "Queen of the Folksingers", that would have to be Joan Baez. Joan was born the same year as me and our futures would be linked, but at this time to even think about it would be preposterous. She had one record out on the Vanguard label called Joan Baez and I'd seen her on tv. She'd been on a folk music program broadcast nationwide on CBS out of New York. There were other performers(...) Joan sang some ballads on her own and then sat side by side with Lightnin' and sang a few things with him. I couldn't stop looking at her, didn't want to blink. She was wicked looking - shiny black hair that hung down over the curve of slender hips, drooping lashes, partly raised, no Raggedy Ann doll. The sight of her made me high. All that and then there was her voice. A voice that drove out bad spirits. It was like she'd come down from another planet.
She sold a lot of records and it was easy to understand why. The women singers in folk music were performers like Peggy Seeger, Jean Ritchie and Barbara Dane, and they didn't translate well to a modern crowd. Joan was nothing like any of them. There was no other like her. It would be a few years before Judy Collins or Joni Mitchell would come out on the scene. I liked the older women singers - Aunt Molly Jackson and Jeanie Robinson - but they didn't have the piercing quality that Joan had. I'd been listening to a few of the female blues singers a lot, like Memphis Minnie and Ma Rainey, and Joan was in some kind of way more like them. There was nothing girlish about them and there was nothing girlish about Joan, either. Both Scot and Mex, she looked like a religious icon, like somebody you'd sacrifice yourself for and she sang in a voice straigh to God... also was an exceptionally good instrumentalist.
The vanguard record was no phony baloney. It was almost frightening - an impeccable repertoire of songs, all hard-core traditional. She seemed very mature, seductive, intense, magical. Nothing she did didn't work. That she was the same age as me almost made me feel useless. However illogical it might have seemed, something told me that she was my counterpart - that she was the one that my voice could find perfect harmony with. At the time there was nothing but distance and worlds and big divides between her and me. I was still stuck in the boondocks. Yet some strange feeling told me that we would inevitably meet up. I didn't know much about Joan Baez. I had no idea that she'd always been a true loner, kind of like me, but she'd been bounced around a lot and lived in places from Baghdad to San Jose. She had experienced a whole lot more of the world than I ever did. Even so, to think that she was probably more like me than me would have seemed a little excessive.
There was no clue from her record that she was interested in social change or any of that. I considered her lucky, lucky to get involved in the right kind of folk music early on, get up to her eyeballs in it - learn how to play and sing it in an expert way, beyond criticism, beyond category. There was no one in her class. She was far off and unattainable - Cleopatra living in an Italian palace. When she sang, she made your teeth drop. Like John Jacob Niles, she was mighty strange. I'd be scared to meet her. She might bury her fangs in the back of my neck. I didn't want to meet her, but I knew I would. I was going in the same direction even though I was way back of her at the moment. She had the fire and I felt I had the same kind of fire. I could do the songs she did, for starters... "Mary Hamilton", "Silver dagger", "John Riley", "Henry Martin". I could make them drop into place like she did, but in a different way. Not everyone can sings these songs convincingly. The singer has to make you believe what you are hearing and Joan did that. I believed that Joan's mother would kill somebody that she loved. I believed that. I believed that she'd come from that kind of family. You have to believe. Folk music, if nothing else, makes a believer out of you.
(Bob Dylan - Chronicles, vol. 1)
martedì 4 aprile 2006
martedì 14 marzo 2006
Most of the time
I'm clear focused all around,
Most of the time
I can keep both feet on the ground,
I can follow the path, I can read the signs,
Stay right with it, when the road unwinds,
I can handle whatever I stumble upon,
I don't even notice she's gone,
Most of the time.
Most of the time
It's well understood,
Most of the time
I wouldn't change it if I could,
I can't make it all match up, I can hold my own,
I can deal with the situation right down to the bone,
I can survive, I can endure
And I don't even think about her
Most of the time.
Most of the time
My head is on straight,
Most of the time
I'm strong enough not to hate.
I don't build up illusion 'till it makes me sick,
I ain't afraid of confusion no matter how thick
I can smile in the face of mankind.
Don't even remember what her lips felt like on mine
Most of the time.
Most of the time
She ain't even in my mind,
I wouldn't know her if I saw her
She's that far behind.
Most of the time
I can't even be sure
If she was ever with me
Or if I was with her.
Most of the time
I'm halfway content,
Most of the time
I know exactly where I went,
I don't cheat on myself, I don't run and hide,
Hide from the feelings, that are buried inside,
I don't compromised and I don't pretend,
I don't even care if I ever see her again
Most of the time.
Bob Dylan