venerdì 27 maggio 2011
sconclusionamenti
Non credo ci sia qualcuno a leggere queste righe, ma bastano per me, perchè lo scrivere è calmante e ispirante, e facebook non ha nè l'una nè l'altra qualità. O forse sì.
Sono a un passo da un passo veramente importante. il 16 luglio sarà una data memorabile, una nascita ad una vita nuova, portatrice di infinite conseguenze: cambio casa, stato civile, regime alimentare, materasso e chi più ne ha più ne metta. Altre cose invece rimarranno come sono da qualche anno. Il mio status di prof, le verifiche da correggere che si impilano e si impolverano sulla scrivania, i capelli ricci e lunghi che incorniciano qualche ruga in più, il sogno di tornare a Venezia nel mese più frizzante di sagre, bagni al lido e nottate infinite a passeggio per le calli, finite a studiare tomi e tomi di storie di artisti. Non a caso mi sono appassionata della storia della Repubblica del Leone di Zorzi. Molto più intrigante di un romanzo, cementifica il mio legame con la laguna e l'odore di umido che sale dai muri.
Ma basta con Venezia, che la mia vita prende una svolta anche qui, semplicemente in Brianza. C'è una casa arredata a cui mancano gli orli delle tende e due persone che la vivano di giorno e di notte. C'è un ragazzo con i capelli lunghi di cui ho scritto anni fa proprio qui, che mi ha fatto innamorare di lui e mi ha scelto come sua compagna per la vita.. magari chissà, di nuovo a Venezia. Per ora sono contenta di stare qui ed essere sconclusionata come solo il filo dei pensieri riesce ad attorcigliarsi con i ricordi e i sogni futuri.
sabato 15 novembre 2008
ELUANA ENGLARO: IL PRIMO CASO DI OMICIDIO LEGALE IN ITALIA
Non può essere che questo il titolo di un comunicato stampa che dica la verità sulla intera vicenda
di Eluana. Non esistendo in Italia una legge sull’eutanasia, quello di Eluana è un omicidio
perpetrato per via legale, ottenuto cioè con l’autorizzazione dei giudici. Da oggi nel nostro paese si
potrà uccidere - quando si vorrà - malati stabili, cronici, inguaribili: pazienti in stato vegetativo,
pazienti in condizioni terminali, anziani non più utili alla società, insomma chiunque abbia
“presumibilmente” chiesto di poter morire e in condizioni di non poter più cambiare idea o di
chiedere aiuto, mediante la sospensione di acqua e cibo, magari dopo aver consultato un giudice.
E’ questa la società che volevamo, quella in cui vogliamo vivere?
I giudici hanno
- delegittimato la Costituzione Italiana
- agito contro il Codice Civile e contro il Codice Penale
Loro non saranno imputabili: immuni grazie all’autorità che gli è riconosciuta. Loro non saranno
imputabili: chi uccide in un altro modo sì.
Ci si deve domandare: “Come mai oggi il colpevole, colui che uccide, non è imputabile?”
La risposta è tutta nell’atteggiamento di bieco pietismo - tipico del nostro tempo - dietro il quale si
nasconde una logica per nulla nuova nella storia. Questa logica è la stessa adottata durante la
seconda guerra mondiale: oggi, per questa stessa logica ideologica, in nulla differente da quella di
allora, si eliminano i più deboli e gli indifesi.
Ha vinto una interpretazione del diritto della persona inteso come “autodeterminazione”, che
rappresenta una forzatura rispetto a quanto affermato nel Codice di Deontologia medica e nella
stessa Costituzione.
Hanno avuto la meglio la cattiva coscienza e la possibilità di arbitrio su chi è degno di vivere e chi
no.
Da questa logica è stata sfidata la saggezza della sovranità popolare che ha dato origine alla nostra
Costituzione, e la cultura che essa ha generato.
Questa logica alla fine ha prevalso.
Quanto è accaduto è tanto più preoccupante perché ormai nessuna legge potrà più essere rispettata:
ormai certi giudici aggirano le leggi - anche quelle esistenti - e creano una nuova era, quella
dell’etica del più forte sul più debole, con l’ausilio del diritto. Ma non eravamo partiti da una
giustizia uguale per tutti?
Non dovrebbe essere, questo, ancora oggi, lo scopo della giustizia?
Che vergogna.
Medicina e Persona
13 novembre 2008
mercoledì 1 ottobre 2008
mi sono trasferita part time in quel di como, città lacustre malinconica già di per sè, insieme ad una mia collega.
è stato traumatico, a causa di una mamma che per il troppo bene non vuole lasciarmi andare, anche se part time, anche se poco lontano da casa.
sensi di colpa a parte, che mi attanagliano da settimane e faticano a lasciarmi stare, è una bella sensazione avere una stanza da dipingere, il cibo da comprare e cucinare, la sveglia non più a orari incredibili.
sono egoista? forse.
ho bisogno di distrarmi, mi mangerò una mela verde pensando al bel weekend passato con jefferson dopo i giorni bostoniani dell'estate, stavolta a zonzo nell'italia delle province, scoprendo scorci inaspettati di cortili medievali a due passi dal lago, dalla mia nuova casa, e viuzze sull'acropoli bergamasca in un dolce sole settembrino.
venerdì 29 agosto 2008
Per quanto non riprenda a lavorare a tempo pieno e con i consueti ritmi scolastici, da domani tornerò a scuola per gli scrutini degli esami di riparazione.
Non ho ancora messo la testa a posto, ma questa meraviglia di agosto caldo e assolato aiuta parecchio nel desiderio puntuale che l'estate non si fermi qui ma prosegua per un altro paio di mesi. Lo scorrere delle stagioni è piuttosto inesorabile, per quanto siamo sempre più abituati alle bizzarrie del clima. Ma le giornate si accorciano i raggi si inclinano e le temperature si abbassano, e d'improvviso ci si trova catapultati nell'autunno noioso dei banchi di scuola che puntuale arriva con le piogge e i primi maglioni. Eppure ogni anno io spero sempre che la terra inverta la sua rotazione e l'estate si blocchi sull'emisfero boreale. Sarebbe un bello scherzo poter saltare un inverno a piedi pari. Lo spero al punto che l'acqua del lago, che è più calda in questi ultimi giorni di bagni e di sole, mi sembra il preludio ad un'estate che sta arrivando, invece che andando. Ma sono gli scherzi di un lago che quest'anno è traboccato più volte con un nostalgico effetto acqua alta nella piazza di Como.
Oggi sono andata a visitare la Reggia di Venaria Reale, una magnifica accozzaglia di edifici realizzati tra Sei e Settecento poco fuori Torino, che una volta faceva parte della cosiddetta "corona di delizie" intorno alla città, da poco riaperta alla visita in tutto il suo splendore. Confesso che dopo tre settimane di Nuovo Mondo è stato piacevole posare gli occhi su rocailles, esedre piene di stucchi, intonaco dal bagliore accecante e profumati giardini all'italiana.
Stasera invece ho rivisto Peppo, l'esile e allo stesso tempo grande prof di disegno che ho avuto l'onore di incrociare nel mio percorso da studente. E' sempre così bello rivederlo. Un buon modo davvero, per trascorrere l'ultima sera di vacanza prima di tornare a "scuola".
sabato 16 agosto 2008
notte insonne e affamata
il jet lag fa parte dei souvenir che uno si porta dietro dalle vacanze. bene non riuscire ad abituarsi in fretta, dà l'idea della distanza che si è coperta, perchè in effetti ero distante. talmente distante che ho imparato a comporre le vocali accentate con l'apostrofo e a digitare la chiocciolina schiacciando maiuscolo+4 e ancora fatico a riprendere l'abitudine. talmente distante che ora ho una fame che ho tenuto a bada con patatine fritte insieme a paolo e un grappolo d'uva bianca gigante, ma che so che mi terrà sveglia fino alle quattro, fino a convincermi di piazzarmi sul divano a guardare qualche gara di qualificazione di lancio del peso in diretta dalla prima mattina di pechino.
le foto non sono mai abbastanza, almeno non tante quante quelle che ho registrato nel mio cervello.
io e jefferson nel giardino della house of the seven gables a salem, paese pieno di streghe cacciate e di musei sulla caccia alle streghe, case coloniali e parchi con spettacoli di danze ucraine messe in scena da piccole bimbe con mattarello e costume tradizionale.
le serate passate a discutere del terzo significato della vita, anche se non ricordo esattamente il secondo, e il ritorno a boston dopo quei dieci giorni di new york che hanno fatto sembrare la prima un paesino di campagna rispetto alla seconda.
guardo e riguardo il video di roberto che fa finta di parlare italiano: mi vengono le lacrime dalle risate e dalla nostalgia di tre città che ho vissute tutte dall'inizio alla fine. mi viene in mente la scenetta che abbiamo fatto alla biglietteria del museo di toronto: lui studente italiano di napoli che ha dimenticato il tesserino e non parla inglese, e io studentessa italiana di venezia che mendica uno sconto studenti per entrambi con il vecchio tesserino della mia università. il tutto per risparmiare due miseri dollari. sarebbe stata da filmare. la serata passata tra i dischi di tomaz e in bici con doug attraversando la città da sud a nord, dal lago al diner, concludendola con un sano sandwich con tanto di patatine fritte pucciate nel gravy.
o ancora mi viene in mente la serata a bloor street ascoltando le variazioni goldberg sul marciapiede su cui glenn gould sarà passato centinaia di volte prima e dopo averle suonate e registrate, finita alle quattro del mattino passando da bach a dylan a una gloomy sunday improvvisata e a decine di altri pezzi ascoltati sul divano senza che il sonno ci ordinasse di andare a dormire.
la spiaggia di nudisti gay dell'isola di toronto è stata un'esperienza, insieme a robert&robert, con le nostre belle bici e l'idea di fare un bagnetto nel gelo del lago ontario, dopo aver ascoltato accuratamente una coppia sui 50 anni, lui di origine italiana, lui di origine non si sa, mandarsi a quel paese con selezionate parole in dialetto misto calabrese e canadese.
il film in bryant park con jason leah kate e felton ed il grattacielo di renzo piano sullo sfondo e i tavolini pieni di cibo messicano, cracker e formaggio arancione, ananas e mirtilli, o ancora l'ultima cena newyorkese della bea che si è concessa (ed io con lei) un sano hamburger con patatine in un diner poco lontano da union square e che si è conclusa con una porcata degna dell'america a base di fonduta di cioccolato con frutta e marshmallow caramellati all'istante.
la gita a ellis island e liberty island della prof ila con la collega prof franci e alcuni alunni a new york per imparare l'inglese, con un cielo da film e i grattacieli di manhattan come tanti omini immobili ammassati per farsi ammirare tra i nuvoloni bianchi e l'acqua.
il viaggio di ritorno è stato triste come ogni viaggio di ritorno in cui non si vuol tornare. ma voglio tenere da conto l'oceano come specchio d'argento che riflette la luna e le finestre dei grattacieli di boston che brillano più delle stelle, un film ambientato a new york nei posti in cui ho camminato fino al giorno prima, un paio di canzoni che suonano continuamente nella mia testa ancora prima di suonare nelle orecchie, un'ultima cena con jefferson nell'ultima bettola del porto di boston che resiste imperterrita all'avanzare dei grattacieli tutto intorno.
mercoledì 13 agosto 2008
due stelle cadenti ed altrettanti desideri espressi, una ventina di aerei sopra la mia testa e bob dylan e la sua band in prospect park, brooklyn. non male come ultima sera a new york.
vorrei fare ancora un milione di cose in questa citta' e in questa parte del mondo piu' in generale, ma mi resta solo il tempo per preparare un'enorme valigia, prendere un autobus per boston da chinatown (sono i piu' economici e non voglio sapere perche'), cenare con jefferson e salire su un paio di aerei.
oggi giro per harlem, shopping vario, mi sono quasi fatta fare le treccine africane nei capelli, sono entrata in punta dei piedi nel mondo di louise bourgeois al guggenheim e poco altro. che non e' poco.
da domani la niuiorchese torna al paesello. una sorta di ellis island al contrario. e ne parlero' , di ellis island. che in qualche caso bisognerebbe imparare da questi americani.
lunedì 21 luglio 2008
secondo me, includendo i regalini, il parmigiano e cazzatine varie avanzerà addirittura posto, assolutamente necessario per gli acquisti che spero e temo saranno numerosi. non che sia enorme, ma il vantaggio di essere femmina e viaggiare in estate permette di portarsi una schiera di canotte e mini magliette che occupano si e no lo spazio di un gatto. (già. perchè brio che ha sempre mostrato di adorare ceste, cestini, armadi, borsoni, scatole, cassetti, mostra di apprezzare moltissimo il trolley che è pertanto già pieno di peli che mi terranno compagnia, insieme a quelli che sono già sui vestiti solitamente conservati negli armadi di cui sopra, quando sarò dall'altra parte del mondo senza di lui).
mi si prospetta una vacanza culturale in cui non so esattamente come farò a dividere le giornate tra un museo e l'altro.
incomincerò con una bella mostra: da el greco a velazquez, al museum of fine arts di boston, passando per l'isabella gardner museum, poi l'ICA (institute of contemporary art) e l'MIT museum. questo solo per quanto riguarda boston.
toronto sarà una tappa a metà tra la natura e la vita notturna, tra feste e concerti jazz e visite ai dintorni della città, niagara falls comprese.
infine new york.. new york, da dove inizio? moma, met, frick, neue galerie, guggenheim e miliardi di gallerie. ma già alla sera del mio arrivo sono stata invitata a un pic nic nel parco con film e qualche altra americanata.
intanto qui in brianza la vita procede come al solito, tra bagni al lago non fatti causa nuvole, feste paesane con tanto di lucine in piazza e balli popolari, bancarelle e fuochi d'artificio, noia sparsa e costante, anna karenina che mi accompagna nei pomeriggi sonnolenti, lunghe passeggiate con giotto in mezzo ai campi caldi di grilli e cicale, una nuova bici in arrivo per riprendere confidenza con l'europa al mio ritorno.
l'estate scivola via così, purtroppo, senza neanche rendermi conto.
mi sono persa il redentore, mi sono persa un matrimonio ssis, mi perderò un paio di super concerti... spero di recuperare.
giovedì 19 giugno 2008
il tema su "i fiumi" di ungaretti, che erano quattro.
la seconda prova, che consisteva nel disegnare per tre giorni di fila una composizione al centro dell'aula a base di pianta, bottiglia di plastica e bottiglia di vetro, panneggio e gesso di un volto scorticato e cavarne una sorta di opera d'arte a proprio piacimento.
la terza prova, con domande di filosofia, storia dell'arte, letteratura inglese e matematica.
infine l'orale, l'8 luglio 1999, durante il quale il baratro in cui ero piombata in matematica negli ultimi due anni di scuola non ha comunque compromesso il 100/100 finale, conquistato con una tesina sulla fotografia stampata su cartoncino rosa salmone. una tesina sudata, quanto si può sudare a 19 anni un saggio di rosalind krauss infarcito di auree e benjaminiane riproducibilità più o meno tecniche di opere più o meno d'arte.
tra gli scritti e gli orali un intermezzo in cima al lago, fatto di una notte lunghissima nell'acqua nera come il petrolio e di una chitarra sulla spiaggia dai sassi ancora caldi per il sole del giorno, cornetti appena sfornati all'alba e una mattina che è iniziata solo al pomeriggio, con due amiche e tre amici di quasi sempre.
in questi giorni guardo i miei ragazzi che conosco dall'anno scorso e che saluterò tra poco.
mi sembra di sentire il bisogno di stropicciarmi le dita e accavallare le gambe, perdermi tra i vocabolari e i fogli protocollo timbrati, alzare la mano e allungare lo sguardo alla ricerca del volto amico di un prof, probabilmente dopo una notte senza sonno, riempita da mille suggestioni dei filmacci di muccino e compagnia bella, partite della nazionale date per perse, pianoforti sulle spalle. ma chi se l'è inventata sta cosa del pianoforte?
si avviano alla vita vera, forse, con quella voglia che solo uno studente alle prese con la maturità può avere.
e dopo una bella vacanza, si spera.
auguro loro che l'università diventi un serbatoio di amicizie italiane, straniere, brevi e intense, lunghe e annacquate, nozioni, soddisfazioni, libri che col tempo riempiono gli scaffali, arrabbiature e litigi, bei viaggi in mezzo, cene improvvisate con gli avanzi e i coinquilini, città scoperte e imparate a memoria, piccole esperienze lavorative, fallimenti e feste sulla spiaggia, pendolarismo acuto o dolce pigrizia nel saltare le lezioni delle dieci, feste di carnevale e biennali di ogni tipo.
tanto gli esami non finiscono mai.
e la voglia di imparare?
mercoledì 7 maggio 2008
sento le note ancora risuonare in un lontano accordo, e ho ancora il colore negli occhi di quella nuvola dorata che avvolge di luce l'Assunta.
cosa può volere in più una persona?
le note del vespro della beata vergine, composto da monteverdi che riposa tranquillo da quattro secoli qualche cappella a sinistra dell'altare maggiore su cui si staglia imponente la prima grande opera pubblica di tiziano, che con il suo gesto ci porta tutti più in alto, proprio verso quella luce dorata.
altro che sindrome di stendhal.
c'è da impazzire.
c'è da impazzire all'idea che in quattro giorni sono stata sommersa da una bellezza onnipresente, e ora...
venerdì 18 aprile 2008
meno zero
fa un certo effetto. mi sembrava di aver già avuto un momento, ormai tre anni e mezzo fa, in cui avevo detto: ho dato l'ultimo esame della mia vita. solo che ero a venezia, era storia della critica d'arte 2, avevo una tesi da scrivere e poca idea sul cosa fare della mia vita.
lanfranco, luca giordano, tanzio da varallo, bartolomeo manfredi, daniele crespi (attenzione non giuseppe maria crespi detto il cerano), bernini e chi altro? direi che me ne ha chiesti a sufficienza.
sono andata dicendo: spero che non mi chieda lanfranco o luca giordano. e così è stato. primi due riconoscimenti: volta della certosa di san martino e estasi di santa margherita da cortona. tiè.
cosa dire ora.. cosa fare dei pomeriggi senza esami da studiare? senza tesi (o quasi.. solo le rifiniture) da scrivere? senza lezioni da frequentare?
riscoprirò il significato del tempo libero.
programma per i prossimi mesi: svacco sul divano e giri in bicicletta, realizzazione del mio ex libris personale, preparazione di qualche lezione qua e là, mostre a volontà, giri al lago, pila di romanzi e saggi sul comodino da assottigliare.. direi che in linea di massima ci siamo.
i viaggi sono da pensare più avanti, almeno quelli di più di due o tre giorni.
i tempi potrebbero invece essere maturi per un giretto a venezia, senza pretese, ma in realtà con moltissime pretese.
lunedì 28 gennaio 2008
non dimenticare che l'uomo, in preda a deliri di onnipotenza della tanto celebrata "ragione" come unica e infallibile istanza, annientato qualsiasi spirito religioso e adorando al suo posto gli idoli della Perfezione e dell'Efficienza, ha messo in moto e portato avanti sei milioni di volte una macchina spaventosamente perfetta destinata alla produzione di morte, fine a se stessa.
ebrei, zingari, omosessuali, psicotici, disabili, bambini, anziani, donne, malati.
c'è chi dice che hitler sia stato il più grande pedagogista della storia, e a ragione: nessuno come lui è stato in grado di insegnare ai deportati a morire, alle SS ad uccidere, a tutti gli altri a stare zitti.
dio è arrivato in ritardo sei milioni di volte. perchè? è stato cattivo e non ha voluto intervenire? è stato buono ma non ha capito quello che stava succedendo? o forse dio non è onnipotente e quindi non ha potuto intervenire ad Auschwitz?
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case;
Voi che trovate tornando la sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce la pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì e per un no
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno:
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli:
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri cari torcano il viso da voi.
Primo Levi
mercoledì 2 gennaio 2008

come degno coronamento di un 2007 alquanto di cacca sono finita imbucata in una cena a cui nessuno mi ha invitato, con una quindicina di sconosciuti in un mega appartamento di un'arredatrice di interni di un paesotto qui vicino, le cui tre figlie hanno organizzato una cena molto fashion con abitini in seta, ballerine d'occasione, nastro rosso e stelline scintillanti con cui affumicarsi allo scoccare della mezzanotte. l'amica che ha avuto pietà di me e ha implorato la (figlia della) proprietaria di casa (nonchè ragazza di un amico del ragazzo dell'amica) ad accogliermi è stata fin troppo gentile e non aveva la minima idea di che razza di serata ci avrebbe aspettato. c'erano due strani personaggi di cui uno ha solo scattato fotografie con la sua D50, e l'altro.. l'altro ve lo devo descrivere perchè se non mi sono innamorata di lui è solo questione di tempo.
è un mito. laureato in fisica, orecchie a sventola coperte da un caschetto di capelli dritti e scuri che incornicia un volto carino, sta scrivendo una tesi di dottorato in matematica pura, per cui è stato all'estero qualche mese. non ha aperto bocca quasi mai. sul suo bicchiere di plastica invece del nome ha disegnato un carrello della spesa. dopo qualche ora seduto al tavolo di fianco a me si è sbilanciato e mi ha raccontato il perchè di quel carrello, ovviamente su mia incalzante e ripetuta richiesta. il tutto in una trentina di parole, centellinate minuto dopo minuto, tra silenzi imbarazzati e sorrisi arrossiti.
"quando ho finito le superiori e mi sono iscritto a fisica i miei compagni mi hanno detto che se fossi andato avanti così avrei avuto bisogno solo del cervello, e quindi avrei usato un carrello per muovermi. sarei diventato solo pensiero".
per fortuna il capodanno vero l'ho fatto con qualche giorno di anticipo, al mare degli italiani, tra presepi di sabbia e notti ghiacciate degne di una brianza dicembrina. l'ho fatto con amici di sempre anche se incontrati per caso solo una volta oltre a questa. condensare tre giorni in poche righe non è facile, perchè non è facile solo nominare andrea, zama, lele, luca, massi, senza sorridere ogni tre secondi e pensare che le cose vanno davvero in modo curioso. perchè attorno a un tavolino andaluso si possono incontrare persone che dopo due anni non è passato nemmeno un giorno. e ti senti a casa, con il cane pecorella, le anime nere, il lettino della nonna, i murales da fellini, le grotte nel tufo, papaline e turbanti, strozzapreti e tagliatelle al ragù (e molto, molto altro).
sabato 24 novembre 2007
moonlight mile
sabato 13 ottobre 2007
La convalescenza è lunga, e anche quando ti sembra di essere guarita c'è un prurito sulla cicatrice che ti ricorda incessantemente la ferita, il dolore, la tristezza dell'impotenza.
Non c'è limite alla sfortuna, poi uno si convince che da qui in poi può risalire, deve risalire, ma quando si è così deboli le gambe tremano e non reggono lo sforzo. Allora si comincia piano, forzando dolcemente i muscoli, e questi stessi muscoli il giorno dopo fanno male, eccome se fanno male, tanto più se ci si è dimenticati di averli.
Fuori c'è la vita, il mondo, che è andato avanti benissimo anche senza di te.
martedì 11 settembre 2007
cartelle e valigie
intanto oggi primo giorno di scuola: il mio primo primo giorno di scuola da prof.
l'anno scorso mi ero persa questa chicca così ho voluto fare la super prof e non perdermi questa bella giornata in cui tutti sono contenti di tornare a scuola, ma le due signorine L5 S1 si sono vendicate e mi hanno costretto a letto tutto il pomeriggio, dopo un'intera mattina a camuffare tra i banchi smorfie per le fitte di dolore. stasera mi è sembrato di essere tornata ai brutti tempi quando mangiavo bocconcini già tagliati in orizzontale, solo che mi manca la mia dose giornaliera di oppio camuffato in pillole azzurrine.
però è valsa la pena vedere come tutti siano diventati più belli, più grandi, più chiacchieroni, mentre i nuovi arrivati ti guardano come pulcini impauriti e ti senti un po' mamma chioccia
giovedì 23 agosto 2007
piccole grandi soddisfazioni, il tutto senza l'ausilio delle stampelle.
pur nella solitudine in cui ho passato queste lunghe giornate, posso dire che ora sono passate. domani andrà meglio, zoppicherò di meno, potrò fare sempre più cose normali. spero solo di non continuare a farle da sola. e dopotutto, in tanti mi sono stati vicini da lontano.
grazie
lunedì 20 agosto 2007
dean
si capiscono molte cose dello yucatan se si pensa alla frequenza di queste catastrofi.
un paradiso che può diventare inferno.
per fortuna che la tempistica è stata scelta bene. un punto di fortuna nei mille punti di sfiga che ho avuto. ci mancava solo l'uragano dean...
intanto sono sempre qui a intossicarmi. ieri ho voluto fare a meno dell'antidolorifico, oggi ne ho pagato le conseguenze anche morali.
scusate il pessimismo cosmico ma ho fatto il conto e sono 16 giorni che sto in queste condizioni. sì è vero il dolore non è più come all'inizio ma mi sono anche rotta le scatole.
domani il risultato della risonanza.
domenica 19 agosto 2007
casa. letto
sarei potuta impazzire dal male.
la mia schiena mi ha giocato un brutto scherzo, non avevo mai sentito dolori simili, eh sì che sono esperta di ernie, eh sì che ero preparata, con medicine pensate per il peggio e rivelatesi perfettamente inutili perchè quel peggio era impensabile, eh sì che avevo passato tre settimane d'incanto e stava per arrivare la parte migliore. ero nella spiaggia più bella, col mare più blu che si può, in una capanna che più di paglia non poteva essere... e purtroppo non me la sono potuta gustare fino in fondo, a dire il vero quasi per niente. certo, la porta era aperta e da lì vedevo il mar caribe, la sabbia e le palme, la gente che sin dalle prime ore del mattino andava a fare il bagno, o sentivo la musica fino a notte fonda dal barettino davanti alle onde. contavo le ore che mancavano al giorno dopo, quando la medicina avrebbe dovuto farmi effetto, e provavo a non ascoltare il dolore. non sempre ci riuscivo. a dire il vero ad un certo punto non ho più resistito.
ora il dolore sta passando, lentamente, ma continuo a stare stesa ad aspettare. credo siano due settimane esatte da quando mi sono sdraiata. mi sono sdraiata sotto a un tetto di paglia, piena di sabbia e sale, e poi mi hanno sdraiato nel letto di un piccolo ambulatorio, pieno di formiche a quanto mi diceva emil. ma io non le vedevo neanche. poi ancora mi hanno sdraiato su un'ambulanza e poi ancora in una clinica di cancun. lì sono stata sdraiata due o tre giorni, non saprei. mi hanno alzato giusto in tempo per farmi sdraiare su quattro sedili liberi di un volo intercontinentale anticipato, mentre dormivo, perchè oltre allo stare sdraiata e a sentire dolore, è stata questa la mia terza grande occupazione. mi hanno sdraiato nell'aereoporto di madrid e ancora su un aereo per malpensa. credo che fossi dispensata dalle cinture di sicurezza. o semplicemente non ricordo che qualcuno me le abbia allacciate. un'altra ambulanza italiana mi aspettava a milano e sono arrivata all'ospedale sdraiata. così sono rimasta una notte e il giorno dopo. insomma, ormai si è capita la solfa, e non c'è poi tutto quel gusto a raccontare di essere sdraiata nel proprio letto. è molto più delizioso raccontare che ogni tanto mi alzo, con le stampelle, arrivo fino al bagno, poi torno indietro.
non sono in pericolo di vita, il mio è solo dolore, non ho avuto paura, solo male. ed è una sciocchezza rispetto ad altri mali più pericolosi. ho sempre avuto qualcuno al mio fianco, e ho pur sempre passato tre settimane in un posto d'incanto. nella foto lì sotto sembro il papa che sta dando la benedizione urbi et orbi. in realtà è un segno di vittoria sotto l'effetto della morfina perchè sapevo che tutto quello di straordinario che mi stava capitando l'avrei raccontato con un sorriso. certo non pensavo che sarebbe stato così difficile, ma nemmeno credevo si potesse essere così felici quando qualcuno ti passa sul corpo una spugna imbevuta d'acqua e sapone per togliere lo sporco e la sabbia di tre giorni prima, o quando riesci da sola a lavarti i denti reggendoti sul lavandino.
forse qualcuno avrebbe preferito sentirsi raccontare del messico, per stasera va così, ci sarà tempo anche per quello.
domenica 6 maggio 2007
l'aria si è purificata. la cappa di foschia che aveva reso questa primavera inoltrata più simile ad una mezza estate non c'è più. il cielo è tornato azzurro, i grilli cantano di nuovo, la terra beve e si ricolora in verde.
giotto è in giardino, la casa sa di tempera bianca e i muri per qualche giorno ancora non saranno soffocati dai quadri, la finestra è aperta sulla strada.
mi aspetta una settimana di fuoco. confido che passi talmente veloce da non rendermene conto. anzi, spero che tutto il mese voli, come maggio è sempre volato, con la spinta verso l'estate, verso il lago, verso i viaggi.
stanotte ho sognato la micina che tra qualche giorno entrerà a far parte della famiglia. l'altra sera pensavo alla diana, a come sta, se si ricorda ancora di me. speriamo che giotto non scambi la futura coinquilina e compagna di giochi per un pupazzo da lanciare e rincorrere nel prato. sarà bianca. o rossa. mi innamorerò subito anche di lei.
venerdì 20 aprile 2007
non sono cambiate molte cose, o forse sì.
il nocciolo è sempre quello: troppe cose e poco tempo. ma il riflettere porta ossigeno e mi siedo su un muricciolo al sole di un'estate in anticipo e incrocio le gambe per guardarmi intorno. vedo una casa immaginaria tutta mia e di qualcunaltro, vedo un viaggio ad est, nel lontano est, in un periodo di monsoni, in mezzo a profumi di spezie e povera gente per strada. vedo un concerto di qui a poco. vedo tante altre cose. ma mi si stanno chiudendo gli occhi e tra poco dormirò.