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domenica 29 gennaio 2017

riprese

Il blog.
Questo strumento obsoleto e fuori moda che qualche anno fa era LO strumento.

Non so esattamente cosa mi abbia guidato sino a qui, fatto sta che rileggermi saltellando qua e là per i miei anni venti (e inizio trenta) mi ha fatto prudere le dita e le ha indirizzate sulla tastiera del mio Macbook nuovo fiammante, su cui rimbalzano amabilmente mentre le parole mi singhiozzano per la testa.

Non so bene di cosa scrivere. Forse è semplicemente una disabitudine al formulare pensieri più lunghi di poche parole per accompagnare una foto o un video su Facebook. Tutta colpa di Facebook. E degli Smartphone. Dove, per carità, grazie alla funzione di dettatura i messaggi inviati tramite WhatsApp diventano piuttosto lunghi senza troppo sforzo, ma non possono raggiungere lo scopo di un diario che chissà chi leggerà dopo anni di totale inutilizzo.

E poi per dire cosa? Parlare di me nel vento? Tra poco compirò trentasette anni suonati, un po' troppi per perdere tempo rincorrendo le parole. Tuttavia quando mi rileggo trovo i miei scritti così indispensabili, e così vivi. Mi tornano in mente i tempi che furono, che tutto sommato non sono così distanti, eppure mentre la vita si accumula sulla strada che mi lascio alle spalle sembra diminuire le distanze. Se penso alla mia adolescenza, ogni anno - quello dei quindici e poi quello dei sedici, e quello dei diciassette e infine dei diciotto - mi sembrava unico, tendente all'infinito, così pieno e ricco. Poi, ad un certo punto sul finire dei venti, mi sono ritrovata a trentasei anni suonati, con un marito, una figlia (eh sì, una figlia, anche se di soli quattro mesi!) e il tempo che corre sempre più veloce.

Impossibile che quel taglio drastico dei capelli sia stato già due anni fa! Incredibile come il pancione in cui per nove mesi ho portato Agata sia cosa dell'anno passato. Inaccettabile che l'ultimo vero viaggio extra europeo risalga al giro in Thailandia del 2013. Che detto in questo modo mi fa pensare che dopotutto sono passati solo tre anni e qualche mese, ma nei ricordi mi sembra di dover pescare molto più indietro, in una sorta di preistoria della mia vita da adulta. Come se la gravidanza mi avesse fatto saltare a piè pari un intero ciclo di stagioni: inverno, primavera, estate, autunno. Volatilizzate, tra cambiamenti lavorativi, chili accumulati, bruciori di stomaco e curiosità per una nuova vita che pian piano si faceva spazio nella mia pancia, prima ancora che nella mia testa.

Certo non è solo colpa della gravidanza se tutto si è accelerato. Probabilmente è così che succede a tutti una volta terminata quella fase che si chiama "giovinezza" e si entra finalmente nell'età adulta. Il mezzo del cammin di nostra vita. Ricordo ancora quando la prof di lettere al liceo ci ha detto che Dante ne aveva trentacinque di anni. Quasi un vecchio per la diciassettenne di terza liceo che la ascoltava rapita.

Mi vedranno così i miei futuri alunni: ormai non posso più giocare a fare la prof giovane anche se ci sono prof molto più vecchi di me. La distanza si nota eccome, almeno in termini di gusti musicali e di abitudini "sociali". Snapchat e Ed Sheeran, sbocciare (non di fiore ma di bottiglie) e BFF. Questo è quanto sono riuscita a carpire dai discorsi dei ragazzi al di fuori delle interrogazioni su Michelangelo e compagnia bella, ma sono sicura di essere già rimasta indietro, non fosse altro che tra astensione obbligatoria per maternità e vacanze estive la mia routine quotidiana si è pesantemente modificata negli ultimi sei mesi e non frequento più quindicenni se non in rarissime occasioni. Ma ben presto ricomincerò a farlo e non vedo l'ora!

Sono forse una madre degenere? Ultimamente me lo chiedo spesso, paragonandomi ad altre mamme che conosco. Ma non potrei comportarmi altrimenti, anche se quattro mesi fa quella piccola creatura ha fatto irruzione nella mia vita nel momento in cui me l'hanno appoggiata sul cuore ancora umida e urlante e l'ha cambiata per sempre.


domenica 15 settembre 2013

cara valentina...

...il tempo non fa il suo dovere, e a volte peggiora le cose.

così diceva max gazzè in una bella canzone.

e così inizio io, cara valentina, alunna maturata a luglio e appena rivista nella tua "vecchia" scuola prima della tua partenza per venezia, per la tua nuova vita universitaria. non sapevo che alla fine avessi scelto lingue orientali proprio lì, a venezia: me l'hai detto così, ieri, durante una lezione che hai interrotto, scoprendo che anche io avevo studiato lì.
non sei la mia prima alunna che va a studiare a venezia da como, e non sarai neanche l'ultima, ma stasera ti sento molto vicina, immaginando la tua prima notte nella tua nuova casa veneziana. mi hai detto che l'hai trovata a piazzale roma, suppongo non affacciata esattamente sul piazzale, ma nel lato che dà verso santa marta. hai anche messo una foto su facebook, oggi, mia nuova amica di facebook e mia vecchia alunna dalle ciglia lunghe e dagli occhi verdi come il mare, con il canal grande visto da piazzale roma. forse non una delle vedute migliori ma sicuramente tra le prime che abbagliano i visitatori con lo splendore dell'acqua e dei palazzi.
ti immagino nella tua stanza da universitaria con la scrivania ancora libera dai libri che si accumuleranno esame dopo esame: una stanza impersonale che cercherai di fare tua, valigia dopo valigia, ritorno dopo ritorno, magari insieme ad una compagna di stanza con cui chiacchiererai all'infinito prima di addormentarti, raccontandovi a vicenda della vostra vita passata e di quella presente, pensando poco a quella futura, ché i vent'anni non sono il momento di riflettere sul poi, ma sull'ora.
ti immagino alle prese con i sughi pronti e le spese da billa, ancora poco allenata a cucinare, lavare i panni e fare tutte quelle cose superflue che fanno le casalinghe. del resto quella degli studenti è una vita al risparmio, non solo del riscaldamento in inverno, ma anche delle fatiche legate alle incombenze di tutti i giorni. del resto sono altre le cose importanti: gli appunti delle lezioni, gli spritz in campo santa margherita, le feste degli studenti erasmus, le passeggiate notturne in mezzo alla nebbia, le trasferte in treno con la musica nelle orecchie e un libro da sottolineare per tornare a casa, quella "vera" che ti sembrerà sempre meno casa. sono cose che ora non conosci nemmeno, ma imparerai ad amare, a ricercare, a riconoscere come routine quotidiana. imparerai a non poterne fare a meno. ti inserirai in quella catena infinita che è l'esperienza di tanti, che non avresti mai potuto immaginare ma è molto più comune di quanto tu possa renderti conto ora e nei prossimi anni. la rimpiangerai quando dovrai uscire dal mondo fatato degli universitari, dell'andare avanti esame dopo esame, semestre dopo semestre, con nuovi amici, nuovi coinquilini, nuovi amori e tante pazzie piccole o grandi, che segneranno per sempre la tua essenza. il liceo ti sembrerà roba da poco, anche se ti accorgerai quanto ti ha strutturato nel futuro.
mi raccomando, cara valentina, perditi nelle calli e nei campi, sbircia nei sottoporteghi ed entra nelle chiese e negli androni dei palazzi. salutami bellini e tiziano ai frari. cammina sempre con la testa all'insù e un occhio alla strada, fino a quando venezia sarà anche un po' tua, fino a quando non riuscirai più a perderti neanche volontariamente perchè ti sarà talmente entrata dentro che i sestieri non apparranno più come dei labirinti magici ma tutto si sbroglierà, i nomi torneranno, le curve e le svolte saranno impresse nei tuoi piedi e saprai raccontare a memoria il percorso per san marco o per rialto ad un qualsiasi turista che al secondo ponte si sarà già dimenticato tutto.

giovedì 5 aprile 2012

cose di altri tempi


una vecchia del secolo passato, ecco cosa sono. almeno stando agli sguardi increduli di una mia classe di alunni (ok, prevalentemente alunne) che per il matrimonio ha regalato a me e al mio maritino un coupon per un weekend romantico. lo abbiamo sfruttato a inizio marzo, scegliendo come destinazione il pistoiese tra piccoli borghi e città meno impegnative di firenze, lucca o pisa.
fin qui, niente di strano.
il problema è che ieri mattina, in classe, ho finalmente portato le foto da mostrare in classe con il videoproiettore. so che non è una lezione di storia dell'arte propriamente ortodossa ma cosa c'è di meglio se non far vedere che la materia che insegni è la tua passione anche in privato? poco importa se ogni tanto, tra le foto, ci scappa quella del marito che si mette in pose plastiche davanti a un protiro romanico, o della moglie-prof che fa facce buffe a imitazione dei mostriciattoli onnipresenti sui capitelli.
anche questo però non dovrebbe destare alcuno scandalo. i miei alunni mi conoscono e sanno che a volte sono poco ligia al mio ruolo di docente, come quando in gita canto le sigle dei cartoni animati al microfono del bus o improvviso un forte accento russo mentre spiego le cupole del cremlino.
in alcune di queste foto però compariva ogni tanto una terza persona oltre a me e al mio maritino, e mi sono sentita in dovere di spiegare ai ragazzi chi fosse: il mio primo amore a distanza dei tempi del liceo, massimo, che ho rivisto proprio durante questo weekend dopo anni che ci sentivamo solo per via telematica. lui è di fucecchio, amico del mare di amici, e la scintilla era scoccata durante una vacanza sulla neve con l'oratorio, probabilmente durante la seconda superiore. ovviamente è finita come finiscono tutte le storie adolescenziali a distanza: con un lento e progressivo spegnersi della scintilla che ha però lasciato una tenerezza e un affetto che ancora oggi passano nei sempre più rari abbracci non virtuali (basti dire che l'ultima volta che ci eravamo visti era stato in occasione della mia festa di laurea).
ovviamente la popolazione femminile della classe si è messa a fare risolini e urlettini quando ho raccontato che quel ragazzo (forse loro lo vedono come "signore") ritratto a fianco di mio marito era l'amore dei tempi del liceo della loro professoressa. deve essere sembrato piuttosto strano che non si prendessero a botte in preda ad attacchi di gelosia postuma o retroattiva (a seconda dei punti di vista). il parallelo con loro era troppo stretto! ragazzine di diciassette anni che come me allora si struggono d'amore per una storia impossibile.
ma quello che le ha lasciate davvero interdette è stato raccontare come io e lui ci tenevamo in contatto e ovviavamo alla distanza così mastodontica: la corrispondenza per lettere cartacee e le sporadiche telefonate dalla cabina, con la tessera da 5000 lire che si esauriva nel giro di pochi minuti. non l'avessi mai detto!
insomma, devono avermi visto come uno di quegli scheletri di dinosauri appesi al soffitto del museo di storia naturale di milano.
alunna n.1 (tipa pratica): "prof, ma quanto tempo ci voleva perchè arrivasse una lettera?"
prof: "considerato che non c'era ancora la posta prioritaria, almeno tre o quattro giorni".
alunna n. 2 (tipa molto simpatica): "ma prof ma lei avrà fatto il liceo quindici anni fa, non sono mica passati secoli!"
prof: "eh ragazzi non me lo ricordate! 
alunna n. 3 (tipa sensibile): "ma allora quando noi siamo nate lei era come noi adesso!"
prof: lacrimuccia
alunna n.4 (tipa tecnologica): "ma internet non c'era ancora?? ma non ci credo!"
prof: "io ho iniziato a avere internet quando ero in quinta liceo"
alunna n. 5 (tipa incredula): "ma non esistevano i cellulari??"
alunna n. 6 (tipa ricca): "prof io mi ricordo che mio papà aveva un cellulare ma era grossissimo!"
prof: silenzio


mercoledì 28 marzo 2012

Москва

è una tradizione che in tempo di viaggio questo blog diventi un po' la mia casa mobile a cui affidare tutti i souvenir immateriali collezionati nei vagabondaggi. questa volta è il turno di mosca, e si tratta di un turno particolarmente rigido e provante: le piante fiorite in italia si possono vedere solo nei grandi magazzini ГУМ sottoforma di fittizio arredo pseudoprimaverile in plastica e tessuto che rallegra il cuore pur non scaldandolo tra una boutique di alberta ferretti e una pasticceria italiana per ricchi. 
incredibile come la storia del novecento sia più volte passata da qui, e come, nonostante la dittatura, rimanga ancora moltissimo del comunismo più comunista che ci si può immaginare, a partire innanzitutto dal vuoto onnipresente che fa a pugni con la decorazione, la ricchezza, l'estro della creatività russa. vuoto di idee, vuoto di memoria, vuoto di chiese e di edifici antichi, vuoto di alberghi-caserme che lasciano una voragine. vuoto che è una presenza poco indiscreta, vuoto che è un'assenza ingombrante.
il vuoto nella piazza rossa, che vuol dire innanzitutto piazza bella, sembra meno vuoto perchè intorno ci sono meravigliosi edifici, palazzi, porte, chiese, che hanno segnato la storia della russia e non solo di mosca. il pieno è fatto delle persone, di questi russi che hanno proprio la faccia da russi, gli abiti da russi, i modi da russi. i russi con il colbacco in pelliccia, le russe con la pelliccia col tacco, i foulard intorno alla testa a coprire le pettinature anni ottanta, come se dai tempi di lenin non fossero passati i tempi e la metropolitana lucida, marmorea, curata, con l'inevitabile imperfezione o trasandate nella perfetta trascuratezza. un po' est, un po' ovest, come il megastore di giocattoli di marca (da hello kitty a lego, da mio minipony ai peluches trudy) dirimpettaio del supermercato con gli scaffali mezzi vuoti, in cui i prodotti non bastano a esaurire lo spazio e il senso di carestia mai sopito di chi non ha potuto possedere, comprare, guadagnare per decenni. 

lunedì 6 febbraio 2012

la madonna in campagna

la madonna va in campagna. così almeno la interpreta una mia alunna guardando un bellini di straordinaria bellezza, con la vergine e il bambino seduti in mezzo al prato e una serie di simboli sparsi intorno sul bene che trionfa sul male, appesa in una bella sala della national gallery di londra.


vorrei tanto che il bene trionfasse sempre sul male, eppure ultimamente sembra sempre più difficile. guardando la madonna in campagna tutto sembra così ovvio, naturale, anche se atroce, dato che quel bambino lì deve passare dalla morte che il suo sonno cerca di preannunciare all'occhio attento di chi osserva.
è così facile far vincere il male, gridando e scagliando pietre a destra e a sinistra su chi guida una nave verso gli scogli, su chi aumenta il prezzo della benzina, su chi non la pensa come noi. io credo che sia tutta colpa di maria de filippi, come dico sempre ai miei alunni.

venerdì 28 novembre 2008

APPELLO PER LA STORIA DELL’ARTE NELLA SCUOLA

APPELLO PER LA STORIA DELL’ARTE NELLA SCUOLA



L’ANISA, Associazione Nazionale degli Insegnanti di Storia dell’Arte, presa visione di un documento

in bozza completo di quadri orari, riguardante i nuovi curricula dei Licei, esprime sconcerto e viva

preoccupazione in merito alla presenza della Storia dell’arte nella Scuola italiana. Come nostro

costume, non vogliamo farne una difesa corporativa, ma solo sollevare un problema di congruità e di

qualità formativa.

In particolare ci sembra del tutto ingiustificato che le ore di insegnamento di Storia dell’Arte

diminuiscano al liceo artistico per evidenti ragioni di indirizzo di studi e, soprattutto, che al liceo

classico, si adotti la scelta penalizzante di assegnare una sola ora settimanale alla disciplina, sia al

biennio che al triennio, laddove il ministro Gelmini si era impegnato ad aumentarne la presenza. Se

infatti ci si ferma ad un puro calcolo aritmetico, rispetto al corso classico tradizionale, la disciplina

aumenta di 1 ora il suo monte orario nel quinquennio (attualmente è presente solo al triennio con 1 ora

nei primi due anni e 2 ore al terzo anno). Ma sul piano dell’efficacia didattica che peso può avere

l’insegnamento di una disciplina per una sola ora settimanale, specialmente nell’anno finale quando la

Storia dell’arte è il perno su cui ruotano la maggior parte dei percorsi interdisciplinari che gli studenti

elaborano per gli esami orali?

Senza parlare del fatto che, vista l’infondatezza didattica di un insegnamento con una unica ora

settimanale, nella maggior parte dei licei classici sono da anni in atto sperimentazioni consolidate che

vedono la presenza della disciplina per 2 ore settimanali per cinque anni per cui, di fatto, il previsto

scenario dimezzerebbe non innalzerebbe il monte orario del suo insegnamento.

Si chiede pertanto di assicurare agli studenti della Scuola italiana e, in particolare, a quelli del liceo

classico ed artistico, un insegnamento della storia dell’arte adeguato affinché si possa garantire in modo

efficace la formazione disciplinare e culturale dei nostri studenti. Infine, se vogliamo che i cittadini di

domani difendano i principi enunciati nell’art.9 della Costituzione, occorre che conoscano il

patrimonio storico-artistico che saranno chiamati a salvaguardare. O è proprio questa consapevolezza

che si vuole cancellare?

Clara Rech

Presidente Nazionale ANISA per l’educazione all’Arte

giovedì 19 giugno 2008

ho pochi ricordi, ma netti, del mio esame di maturità.

il tema su "i fiumi" di ungaretti, che erano quattro.

la seconda prova, che consisteva nel disegnare per tre giorni di fila una composizione al centro dell'aula a base di pianta, bottiglia di plastica e bottiglia di vetro, panneggio e gesso di un volto scorticato e cavarne una sorta di opera d'arte a proprio piacimento.

la terza prova, con domande di filosofia, storia dell'arte, letteratura inglese e matematica.

infine l'orale, l'8 luglio 1999, durante il quale il baratro in cui ero piombata in matematica negli ultimi due anni di scuola non ha comunque compromesso il 100/100 finale, conquistato con una tesina sulla fotografia stampata su cartoncino rosa salmone. una tesina sudata, quanto si può sudare a 19 anni un saggio di rosalind krauss infarcito di auree e benjaminiane riproducibilità più o meno tecniche di opere più o meno d'arte.

tra gli scritti e gli orali un intermezzo in cima al lago, fatto di una notte lunghissima nell'acqua nera come il petrolio e di una chitarra sulla spiaggia dai sassi ancora caldi per il sole del giorno, cornetti appena sfornati all'alba e una mattina che è iniziata solo al pomeriggio, con due amiche e tre amici di quasi sempre.



in questi giorni guardo i miei ragazzi che conosco dall'anno scorso e che saluterò tra poco.

mi sembra di sentire il bisogno di stropicciarmi le dita e accavallare le gambe, perdermi tra i vocabolari e i fogli protocollo timbrati, alzare la mano e allungare lo sguardo alla ricerca del volto amico di un prof, probabilmente dopo una notte senza sonno, riempita da mille suggestioni dei filmacci di muccino e compagnia bella, partite della nazionale date per perse, pianoforti sulle spalle. ma chi se l'è inventata sta cosa del pianoforte?



si avviano alla vita vera, forse, con quella voglia che solo uno studente alle prese con la maturità può avere.



e dopo una bella vacanza, si spera.



auguro loro che l'università diventi un serbatoio di amicizie italiane, straniere, brevi e intense, lunghe e annacquate, nozioni, soddisfazioni, libri che col tempo riempiono gli scaffali, arrabbiature e litigi, bei viaggi in mezzo, cene improvvisate con gli avanzi e i coinquilini, città scoperte e imparate a memoria, piccole esperienze lavorative, fallimenti e feste sulla spiaggia, pendolarismo acuto o dolce pigrizia nel saltare le lezioni delle dieci, feste di carnevale e biennali di ogni tipo.



tanto gli esami non finiscono mai.

e la voglia di imparare?

mercoledì 4 giugno 2008

il giro serale con giotto concilia il pensiero.

dopo un fine settimana così intenso e così da ridere come quello che è appena passato, e dopo una camminata in uno dei posti più suggestivi del circondario, mi sento un po' vuota. tanto per cambiare.

il weekend appena passato è stato composto dalle colline trapuntate del montefeltro, una buona dose di polifonia, accento romagnolo contraffatto, scorpioni nella vasca, consoli di san marino degni del miglior assessore alle varie ed eventuali. il concerto è stato solo un pretesto per macinare chilometri sulle strade a curve, osservando il modo in cui i papaveri trasformano l'erba in seta cangiante, e gustando il modo in cui la pasta si accompagna a funghi, salsiccia e ricotta. ma è stato anche un po' tornare in gita scolastica da protagonista. che la gita dal punto di vista del prof non è così divertente.













a proposito di gite, ieri ho fatto l'ultima gita da prof di questo anno scolastico, alla volta di san pietro al monte a civate, un gioiellino romanico appollaiato su un dosso erboso che come un terrazzo esposto a sud si affaccia sul panorama mozzafiato dei laghi della brianza. ho giocato con i numeri (uno, due, tre, quattro, nove, dodici) e ho sconfitto un enorme drago rosso che trascina con la sua coda le stelle del cielo e alcuni angeli in picchiata, mentre altri angeli guerrieri lo infilzano con lance in tutta la sua lunghezza.

 

 


mercoledì 14 maggio 2008

bene.



domani e dopodomani verrò esaminata per vedere se sono capace di fare la prof e se posso vantarmi di questo appellativo ufficialmente ufficiale al cospetto di non so chi.

dire che non me ne frega un bel niente di niente forse mi porta sfiga, ma lo dico ugualmente.



brrr.



rabbrividiamo.



poi, per la serie "il raduno più piccolo della storia dei raduni" vorrei ringraziare numero6 per avermi messo il peperoncino negli occhi e nelle orecchie trascinandomi in quel di melzo a rivivere un certo concerto di quasi tre anni fa.

martedì 8 aprile 2008

la prof è andata in gita a monaco di baviera e dintorni per quattro giorni quattro.

la prof si è proprio gasata ma risente ancora delle poche ore di sonno per notte, alle prese con ronde poco credibili, musei non sufficientemente visitabili, pensieri non sempre esprimibili., ricordi fin troppo vividi e una voglia di ripartire al più presto.  non importa per dove.

c'era una discreta atmosfera natalizia, con la neve che scendeva, i pretzel caldi appena sfornati, le pinete della baviera discretamente imbiancate. per fortuna che si è trattato di uno scherzo e la primavera c'è.

ne ho le prove.

anche se tra poco piove.

lunedì 31 marzo 2008

A proposito della Vergine delle rocce di Leonardo:



" in quest'opera viene data molta importanza anche alla PROSPETTIVA DE' PERTINENTI  (??) cioè Leonardo i personaggi importanti li colorava e li definiva bene, invece le cose meno importanti erano poco definite, infatti nei suoi dipinti c'è la caratteristica di una nebbiolina. di questo dipinto viene fatta anche un'altra opera similissima".



" a mio parere la seconda versione è meno bella poichè è più scura ed è quasi inquietante e i bambini sembrano morti".




A proposito della Pala di Brera di Piero della Francesca:



"Alle spalle della Madonna troviamo numerosi santi tra i quali possiamo riconoscere S. Giovanni Battista con il bastone e i vestiti di cammello, S. Pietro con la pietra sul petto (era San Girolamo) S. Francesco con L'ESTIGMATE (sì, avete letto bene. elle apostrofo estigmate), S. Girolamo con il taglio in testa (era S. Pietro martire)

mercoledì 26 marzo 2008

"L'immagine riproduce l'Hera di Samo; era una kore, che ora è acefala e dà un senso di staticità. A differenza dei kouroi, le korai erano sempre vestite (questo per delineare la perfezione dell'uomo e non della donna)."



"Il gotico in Italia è molto più smorto"

domenica 10 febbraio 2008

prof, ma l'inumazione è quella che si fa con la raccolta differenziata?

lunedì 21 gennaio 2008

altri pacchi di verifiche...

L'arco di Tito non è proprio un arco ma bensì un arco che ricorda un fatto o una vicenda, insomma un arco commemorativo cioè per glorificare l'imperatore.



Quando la Domus Aurea durante il tempo era andata persa sotto le macerie, alcuni pittori famosi, andando in cerca di avventura [?? che è, indiana jones??], si introducevano in questa grotta per copiare gli affreschi raffigurati alle pareti.



[a proposito del cosiddetto "panneggio bagnato" tipico di Fidia nelle sculture del Partenone]

...la tecnica che è stata utilizzata si chiama "effetto acqua" perchè gli abiti aderiscono perfettamente al corpo e lasciano intravedere il corpo... [quella sua maglietta finaaaa / tanto stretta al punto cheee / mi immaginavo tuttoooo....]

giovedì 17 gennaio 2008

la prof sta facendo i bigliettini per l'esame di domani e spera che non la becchino. ma soprattutto spera che servano a qualcosa. pensatemi tutti intensamente a partire dalle 2.30... infondetemi tutta la scienza (dell'educazione) che è in voi.

domenica 23 dicembre 2007

il natale porta sorprese più o meno gradite. gatti in ceramica dal paese delle mele, concerti sparsi di carole e non per le chiese della brianza, aperitivi con gruppo di giovani filosofi con cui sarebbe auspicabile approfondire le conoscenze, un chilo in meno rispetto alla settimana scorsa - incredibile ma vero - tanto lo recupero subito, cicciona brufolosa che non sono altro.

finalmente sono in vacanza. con cinque pacchi di verifiche da correggere, tre esami da preparare, l'ennesima tesi da impostare, tre giorni a rimini per ridere, un capodanno da inventare, qualche regalo da comprare, pochi regali da scartare.

nel frattempo le domande sul piercing sono aumentate a dismisura. eccheccavolo ve ne siete accorte ora che ho un orecchino al naso?? prevedo natali litigiosi nelle vostre famiglie. il mio sarà nella norma tendente al basso.

lunedì 10 dicembre 2007

la prof si diverte così tanto a prendere in giro i suoi alunni ma stavolta la prof si vuole prendere in giro da sola.

1. ho dimenticato a scuola in un luogo che non ho ancora identificato la mia AGENDINA personale con scritti i fattacci miei, gli innumerevoli appuntamenti (dal dottore) e cazzatine varie tipo le date già fissate per i compiti in classe. potrebbe essere in un'aula, oppure già scannerizzato e inserito sul blog di qualche mio studentello, oppure essere semplicemente abbandonato solo soletto sul tavolo della sala prof.

spero che i miei alunni non vengano a sapere quando ho avuto le mie cose et similia.

2. stamattina durante un'ora di lezione iniziata dalla sottoscritta con "giotto, oltre ad essere il nome del mio cane, è anche il nome di uno dei più grandi artisti italiani di tutti i tempi", sono stata anche in grado di rispondere "avanti!" a un'alunna che alzava la mano per fare una domanda. prego prego, si accomodi pure. dallo psichiatra.

mercoledì 28 novembre 2007

la scorsa settimana aspettavo l'autobus uscita dal liceo caravaggio in cui sto facendo tirocinio e mi si avvicina il secchioncello di II A che mi saluta con fare cordiale e inizia a tempestarmi di domande e complimenti del tipo: "ma dove hai studiato storia dell'arte?" "perchè hai deciso di fare la prof?" "sai che sei più brava del professore?" "sai che da grande voglio diventare critico d'arte?" e robe del genere.

io gongolo! ho un discepolo che seguirà le mie orme e mi stima molto di più di quanto stimi il suo professore (bè per quello ci vuole poco).



stamattina, sempre a tirocinio, si avvicinano due ragazzuole di prima liceo. mi chiedo cosa mai vogliano dalla sottoscritta.

"possiamo chiederle una cosa che non centra niente??" (loro mi danno del "lei", chissà poi perchè).

"certo, dite pure" (e penso: mi chiederanno come mai ho scelto di diventare prof, o che università ho frequentato, o ancora come ci si senta a conoscere la storia dell'arte per filo e per segno nella convinzione che io conosca veramente la storia dell'arte per filo e per segno, o forse vogliono soddisfare la curiosità morbosa che hanno anche le mie alunne su tutto ciò che riguarda la mia disastrosa vita sentimentale)

"volevamo sapere..."

e l'altra "ma dai scemaaa! cosa glielo chiedi a fare??"

"ma io glielo chiedo lo stesso tanto!"

"prof non ci faccia caso è un po' pazza"

"no, non ci faccio caso, non ti preoccupare"

"ecco, hai visto!!"

"prof io non centro niente, è lei che vuole saperlo!"

"sì prof sono io che avevo una curiosità... ma quanto fa male il buco al naso? e poi se si toglie l'orecchino rimane il segno o si chiude?"

martedì 20 novembre 2007

Chicca recente che vince il premio "macchebbellebanalità" in TERZA LICEO, parlando di Wiligelmo e Antelami, scultori del Duecento, da mettere a confronto attraverso i rispettivi rilievi con Storie della Genesi e Deposizione dalla croce



Le due lastre hanno in comune il tema sul quale vertono, ovvero la religione, quindi Dio, che in quel periodo era il personaggio più importante.



Questa invece del gigione con l'apparecchio che l'anno scorso, in prima, parlava di sostanze carcerogene nelle tombe di tufo degli etruschi, e quest'anno ci dà prova della sua profonda conoscenza della genesi ed evoluzione della basilica paleocristiana:



All'inizio le basiliche erano in stile paleocristiano che poi si è evoluto nel tempo e veniva usato, per fare affreschi o dipingere vetrate, lo stile pagano, con delle interpretazioni diverse ed è costruita con una struttura pagana, poi col tempo cambiò struttura.



Piuttosto macabre, infine, le definizioni di "cripta":



Luogo sotto l'altare dove si tenevano le parti del corpo dei martiri



Luogo dove era custodito il cadavere del santo



Parte sotterranea della chiesa dove venivano posti i cadaveri



Si trova sotto le chiese romane
(??) es. S. Ambrogio (??), ed è un luogo dove vengono sepolti i preti o persone ecclesiastiche

martedì 11 settembre 2007

cartelle e valigie

curioso come quasi due mesi fa mi apprestavo a preparare una valigia per il messico, e ora invece preparo una valigia per l'ospedale. anche se non è detto che inizi domani, speriamo che il soggiorno non sia lungo.

intanto oggi primo giorno di scuola: il mio primo primo giorno di scuola da prof.

l'anno scorso mi ero persa questa chicca così ho voluto fare la super prof e non perdermi questa bella giornata in cui tutti sono contenti di tornare a scuola, ma le due signorine L5 S1 si sono vendicate e mi hanno costretto a letto tutto il pomeriggio, dopo un'intera mattina a camuffare tra i banchi smorfie per le fitte di dolore. stasera mi è sembrato di essere tornata ai brutti tempi quando mangiavo bocconcini già tagliati in orizzontale, solo che mi manca la mia dose giornaliera di oppio camuffato in pillole azzurrine.

però è valsa la pena vedere come tutti siano diventati più belli, più grandi, più chiacchieroni, mentre i nuovi arrivati ti guardano come pulcini impauriti e ti senti un po' mamma chioccia