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giovedì 5 aprile 2012

cose di altri tempi


una vecchia del secolo passato, ecco cosa sono. almeno stando agli sguardi increduli di una mia classe di alunni (ok, prevalentemente alunne) che per il matrimonio ha regalato a me e al mio maritino un coupon per un weekend romantico. lo abbiamo sfruttato a inizio marzo, scegliendo come destinazione il pistoiese tra piccoli borghi e città meno impegnative di firenze, lucca o pisa.
fin qui, niente di strano.
il problema è che ieri mattina, in classe, ho finalmente portato le foto da mostrare in classe con il videoproiettore. so che non è una lezione di storia dell'arte propriamente ortodossa ma cosa c'è di meglio se non far vedere che la materia che insegni è la tua passione anche in privato? poco importa se ogni tanto, tra le foto, ci scappa quella del marito che si mette in pose plastiche davanti a un protiro romanico, o della moglie-prof che fa facce buffe a imitazione dei mostriciattoli onnipresenti sui capitelli.
anche questo però non dovrebbe destare alcuno scandalo. i miei alunni mi conoscono e sanno che a volte sono poco ligia al mio ruolo di docente, come quando in gita canto le sigle dei cartoni animati al microfono del bus o improvviso un forte accento russo mentre spiego le cupole del cremlino.
in alcune di queste foto però compariva ogni tanto una terza persona oltre a me e al mio maritino, e mi sono sentita in dovere di spiegare ai ragazzi chi fosse: il mio primo amore a distanza dei tempi del liceo, massimo, che ho rivisto proprio durante questo weekend dopo anni che ci sentivamo solo per via telematica. lui è di fucecchio, amico del mare di amici, e la scintilla era scoccata durante una vacanza sulla neve con l'oratorio, probabilmente durante la seconda superiore. ovviamente è finita come finiscono tutte le storie adolescenziali a distanza: con un lento e progressivo spegnersi della scintilla che ha però lasciato una tenerezza e un affetto che ancora oggi passano nei sempre più rari abbracci non virtuali (basti dire che l'ultima volta che ci eravamo visti era stato in occasione della mia festa di laurea).
ovviamente la popolazione femminile della classe si è messa a fare risolini e urlettini quando ho raccontato che quel ragazzo (forse loro lo vedono come "signore") ritratto a fianco di mio marito era l'amore dei tempi del liceo della loro professoressa. deve essere sembrato piuttosto strano che non si prendessero a botte in preda ad attacchi di gelosia postuma o retroattiva (a seconda dei punti di vista). il parallelo con loro era troppo stretto! ragazzine di diciassette anni che come me allora si struggono d'amore per una storia impossibile.
ma quello che le ha lasciate davvero interdette è stato raccontare come io e lui ci tenevamo in contatto e ovviavamo alla distanza così mastodontica: la corrispondenza per lettere cartacee e le sporadiche telefonate dalla cabina, con la tessera da 5000 lire che si esauriva nel giro di pochi minuti. non l'avessi mai detto!
insomma, devono avermi visto come uno di quegli scheletri di dinosauri appesi al soffitto del museo di storia naturale di milano.
alunna n.1 (tipa pratica): "prof, ma quanto tempo ci voleva perchè arrivasse una lettera?"
prof: "considerato che non c'era ancora la posta prioritaria, almeno tre o quattro giorni".
alunna n. 2 (tipa molto simpatica): "ma prof ma lei avrà fatto il liceo quindici anni fa, non sono mica passati secoli!"
prof: "eh ragazzi non me lo ricordate! 
alunna n. 3 (tipa sensibile): "ma allora quando noi siamo nate lei era come noi adesso!"
prof: lacrimuccia
alunna n.4 (tipa tecnologica): "ma internet non c'era ancora?? ma non ci credo!"
prof: "io ho iniziato a avere internet quando ero in quinta liceo"
alunna n. 5 (tipa incredula): "ma non esistevano i cellulari??"
alunna n. 6 (tipa ricca): "prof io mi ricordo che mio papà aveva un cellulare ma era grossissimo!"
prof: silenzio


lunedì 6 febbraio 2012

la madonna in campagna

la madonna va in campagna. così almeno la interpreta una mia alunna guardando un bellini di straordinaria bellezza, con la vergine e il bambino seduti in mezzo al prato e una serie di simboli sparsi intorno sul bene che trionfa sul male, appesa in una bella sala della national gallery di londra.


vorrei tanto che il bene trionfasse sempre sul male, eppure ultimamente sembra sempre più difficile. guardando la madonna in campagna tutto sembra così ovvio, naturale, anche se atroce, dato che quel bambino lì deve passare dalla morte che il suo sonno cerca di preannunciare all'occhio attento di chi osserva.
è così facile far vincere il male, gridando e scagliando pietre a destra e a sinistra su chi guida una nave verso gli scogli, su chi aumenta il prezzo della benzina, su chi non la pensa come noi. io credo che sia tutta colpa di maria de filippi, come dico sempre ai miei alunni.

giovedì 23 luglio 2009

l'estate scivola via come io scivolo nell'acqua del lago alla ricerca di un po' di fresco. non che il caldo mi dispiaccia, anzi, gioisco alle uscite serali in canotta e sandali.

sto iniziando a meditare alla valigia, che quest'anno non dovrà superare i quindici miserrimi chili di ryan air, per quattro lunghe settimane di viaggio tra l'assolata barcellona, la piovosa santiago e il ventoso portogallo.

ho voglia di partire, di incontrare, di imparare, vedere, parlare. ma lascio a casa qualcuno che giorno dopo giorno sta diventando sempre più indispensabile. certo, ritroverò jefferson a barcellona, la mari a porto, forse rob il canadese da qualche parte a qualche punto. ma vorrei infilare in valigia una barbetta incolta con capelli lisci lunghi che incorniciano e dividono un viso carino e gentile, un sorriso timido e sincero, mani sempre impegnate a stuzzicare le mie. forse per la prima volta non sono contenta di stare lontano da casa per così tanto tempo. per fortuna che il viaggio fa cambiare la percezione del tempo, e quattro settimane sembreranno una quindicina di giorni. o forse no?

mercoledì 1 ottobre 2008

grandi finestre danno su un palazzo elegante in centro, la luce e i rumori di una città per quanto piccola mi fanno compagnia da stasera. sono in una stanza in cui tutto rimbomba, arredata con un'accozzaglia di mobili risalenti agli anni '50-'60-'70-'80, tende carine e una luce rosata data dalle pareti salmone.

mi sono trasferita part time in quel di como, città lacustre malinconica già di per sè, insieme ad una mia collega.

è stato traumatico, a causa di una mamma che per il troppo bene non vuole lasciarmi andare, anche se part time, anche se poco lontano da casa.

sensi di colpa a parte, che mi attanagliano da settimane e faticano a lasciarmi stare, è una bella sensazione avere una stanza da dipingere, il cibo da comprare e cucinare, la sveglia non più a orari incredibili.

sono egoista? forse.

ho bisogno di distrarmi, mi mangerò una mela verde pensando al bel weekend passato con jefferson dopo i giorni bostoniani dell'estate, stavolta a zonzo nell'italia delle province, scoprendo scorci inaspettati di cortili medievali a due passi dal lago, dalla mia nuova casa, e viuzze sull'acropoli bergamasca in un dolce sole settembrino.

lunedì 28 gennaio 2008

mentre fuori soffiava un vento caldo, quasi infuocato che sbatteva le foglie contro le enormi finestre di un municipio di provincia, dentro un'elegante sala consiliare con stucchi sulle pareti e lampadari in cristallo ho assistito a una conferenza per non dimenticare.

non dimenticare che l'uomo, in preda a deliri di onnipotenza della tanto celebrata "ragione" come unica e infallibile istanza, annientato qualsiasi spirito religioso e adorando al suo posto gli idoli della Perfezione e dell'Efficienza, ha messo in moto e portato avanti sei milioni di volte una macchina spaventosamente perfetta destinata alla produzione di morte, fine a se stessa.

ebrei, zingari, omosessuali, psicotici, disabili, bambini, anziani, donne, malati.

c'è chi dice che hitler sia stato il più grande pedagogista della storia, e a ragione: nessuno come lui è stato in grado di insegnare ai deportati a morire, alle SS ad uccidere, a tutti gli altri a stare zitti.

dio è arrivato in ritardo sei milioni di volte. perchè? è stato cattivo e non ha voluto intervenire? è stato buono ma non ha capito quello che stava succedendo? o forse dio non è onnipotente e quindi non ha potuto intervenire ad Auschwitz?

Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case;

Voi che trovate tornando la sera

Il cibo caldo e visi amici:


Considerate se questo è un uomo

Che lavora nel fango

Che non conosce la pace

Che lotta per mezzo pane

Che muore per un sì e per un no



Considerate se questa è una donna,

Senza capelli e senza nome

Senza più forza di ricordare

Vuoti gli occhi e freddo il grembo

Come una rana d'inverno:


Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole:

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,


Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli:

O vi si sfaccia la casa,

La malattia vi impedisca,

I vostri cari torcano il viso da voi.



Primo Levi

lunedì 31 luglio 2006

quando la Grande Storia si incrocia con le piccole storie

eyal, un ragazzo israeliano che ho conosciuto in norvegia l'anno scorso e con il quale ho mantenuto contatti telematici piuttosto frequenti, sarà in spagna nello stesso periodo in cui ci sono io. mi è parsa una cosa naturale proporgli di incontrarci in qualche tappa del mio giro, in caso fossero combaciati i tempi e gli spostamenti, non appena ho deciso la mia destinazione.


la madre di eyal mi ha chiamato oggi, quasi in lacrime, chiedendomi di non far viaggiare da solo il figlio. ha paura che gli succeda qualcosa. mi ha supplicato di andare in giro con lui, e di dire alla gente che è italiano, non menzionare mai il fatto che è un ebreo. lui ha voluto comprare un biglietto per l'europa a tutti i costi, anche se le autorità israeliane consigliano ai loro cittadini di non viaggiare all'estero, anche se la madre gliel'aveva proibito. l'unica cosa che ha potuto fare è stata questa telefonata di supplica ad insaputa del figlio, come se il mio mestiere fosse quello di guardia del corpo, come se il mio essere italiana, non ebrea, mi trasformasse magicamente in uno scudo contro le bombe, i rapimenti, le ritorsioni.


forse la mamma di eyal sta esagerando, si preoccupa troppo. forse eyal starà più al sicuro in andalusia che non a tel aviv. io non mi ero neppure posta questo problema.


quello che importa, però, è che una mamma è terrorizzata dal fatto che possano perseguitare il figlio solo perchè è ebreo.


quello che mi ha sconvolto, è che non si tratta di un paragrafo letto su un libro di storia del liceo: è una telefonata sul mio cellulare, datata 30 luglio 2006.


mi scorre sempre un gelido brivido per la schiena quando mi accorgo che i grandi eventi - che ormai entrano ed escono dalle nostre case come se fossero spifferi di vento, entrano ed escono dalle nostre orecchie come se fossero canzonette alla radio - si mischiano ai piccoli episodi di cui sono coprotagonista. peccato che i piccoli episodi prevedano la possibilità di cambiare il corso degli eventi con le proprie azioni, a differenza della Grande Storia che sembra così inarrivabile, impossibile da manovrare, far deviare.


odio questa impotenza mia, e non solo mia, davanti alle decisioni di certi "signori della guerra" che si nascondono dietro alle loro scrivanie, dietro ai loro sorrisi di plastica, dietro a strette di mano ghiacciate.

mercoledì 19 aprile 2006

ho tanti pensieri sparsi per la testa che colleziono durante il giorno e mi prometto di registrare qui sopra, poi me li dimentico e allora ciao.


però questi almeno li devo segnare:


gli evidenziatori verdi fosforescenti si sono ispirati alle foglie tenere che spuntano sugli alberi in questi giorni. ne sono convinta. quelli arancioni invece si sono ispirati alla luce del treno che si rifletteva sulle finestre dei palazzi esposte a ovest, poco prima che il sole se ne andasse, verso le otto, con metà cielo plumbeo e metà cielo carta da zucchero. quelli rosa per ora non lo so.


la filologia è una gran bella materia. non ci pensavo da qualche anno, ora mi sono imbattuta di nuovo in alcune interessanti divagazioni grazie allo schlosser di cui sto leggendo la letteratura artistica. invidio gli umanisti toscani e tutta la civiltà rinascimentale. vorrei leggere tutta la divina commedia e rimettermi a studiare con criterio quel periodo. purtroppo dovrei imparare un po' di latino, e magari anche il greco. però i teorici del quattro-cinquecento mi affascinano un sacco. e allora perchè ho fatto una tesi su un pittore dell'ottocento? comunque per tornare al discorso della filologia, non trovate affascinante il percorso che hanno fatto alcuni testi - per non dire tutti - nel corso dei secoli? il modo in cui si arricchiscono, con gli errori, le imperfezioni, le perdite, i frammenti. la cosa che più mi fa impazzire è che si arricchiscono proprio grazie ad elementi che razionalmente dovrebbero "impoverirli". copisti che sbagliavano a copiare, e così invece rivelano la cultura del loro tempo. miscugli di testi che non c'entrano l'uno con l'altro ma che sono copiati o stampati nello stesso codice. pergamente raschiate e riutilizzate, su cui si intravede la stratificazione (vera e propria) delle scritture. confronti, codici x y z, ok basta potrei passare per un'invasata.


l'olio di lino PUZZA.


gli occhiali di h&m presi l'anno scorso a 4.90 euro stanno facendo la muta della pellicina.


oggi a milano c'erano in giro un sacco di tifosi del barcellona per il centro, e io mi vergognavo a chiedere: come mai siete qui? c'è una qualche partita? così non l'ho chiesto. forse ho fatto bene.

martedì 14 marzo 2006

Most of the time
I'm clear focused all around,
Most of the time
I can keep both feet on the ground,
I can follow the path, I can read the signs,
Stay right with it, when the road unwinds,
I can handle whatever I stumble upon,
I don't even notice she's gone,
Most of the time.


Most of the time
It's well understood,
Most of the time
I wouldn't change it if I could,
I can't make it all match up, I can hold my own,
I can deal with the situation right down to the bone,
I can survive, I can endure
And I don't even think about her
Most of the time.


Most of the time
My head is on straight,
Most of the time
I'm strong enough not to hate.
I don't build up illusion 'till it makes me sick,
I ain't afraid of confusion no matter how thick


I can smile in the face of mankind.
Don't even remember what her lips felt like on mine
Most of the time.


Most of the time
She ain't even in my mind,
I wouldn't know her if I saw her
She's that far behind.
Most of the time
I can't even be sure
If she was ever with me
Or if I was with her.


Most of the time
I'm halfway content,
Most of the time
I know exactly where I went,
I don't cheat on myself, I don't run and hide,
Hide from the feelings, that are buried inside,
I don't compromised and I don't pretend,
I don't even care if I ever see her again
Most of the time.


Bob Dylan

sabato 4 marzo 2006

Ci sono periodi più o meno dylaniati. Quando si sta per avvicinare la data di un concerto, ad esempio, raggiungo picchi di intensità che pochi altri sfiorano, oppure appena trascorso il concerto, quando tutto ciò che mi circonda si presta ad una lettura attraverso gli occhi, i versi e le musiche di bob. Tipo che guardo il calorifero e mi vengono in mente quegli "heat pipes" that "just cough", oppure vedo un mazzo di carte e si proietta davanti a me un "jack of hearts" insieme alla sua lily, o ancora faccio la pipì e mi ricordo che bob si era messo a cercare i "commies" anche nella sua "toilet bowl" (senza peraltro trovarne nessuno).


Questo periodo è davvero allucinante, tanto più se penso che non c'è nessun concerto in arrivo, almeno prossimamente, e l'ultimo concerto è stato a novembre, quindi è ormai trascorso un discreto lasso di tempo per placare gli animi. Sta di fatto che non ascolto altro che bob bob bob. Qualcuno mi salvi :)


Ho messo da parte anche il buon caro pendolibro (che questa settimana è La montagna delle sette balze di Thomas Merton, regalo di un amico) e sul treno non faccio altro che ascoltare bob bob bob.


Tra un po' prevedo che mi passerà, per ora ci sto ancora dddentro.


Probabilmente questa indigestione mi serve a mettere da parte problemi esistenziali pressanti e rilevanti, che al momento non possono essere risolti, perchè lo confesso non sono molto serena ultimamente. Ho come un punzecchillo sotto il sedere che non mi lascia stare comoda spaparanzata su un divano ma sempre in piedi, in piedi, ad aspettare chissà che, dato che non lo so nemmeno io quello che voglio.


Stanotte ho sognato il Nord, ovvero una meravigliosa distesa di rocce e prati in riva al mare, popolate dai gabbiani e da qualche cavallo, un luogo che avrebbe potuto essere la scozia delle highlands, in una giornata di inverno che però era in estate, sotto la luce di un tramonto che però avveniva alle due meno un quarto del pomeriggio (ricordo di aver guardato l'ora). Ero felice di essere in un posto simile, ero felice di esplorare un altro pezzettino di mondo, ero inondata da questa luce dorata che si trasformava in un crepuscolo frizzante. Osservavo tutto dal finestrino di un pullman che si spostava molleggiando tra le curve di una stradina isolata.

domenica 19 febbraio 2006

vi prego aiutatemi! è un po' di tempo che non penso altro che a mangiare, mangiare, riempirmi lo stomaco di carboidrati e schifezze varie.


la mia cena di stasera: avanzi di bocconcini di pollo con i carciofi (ma proprio pochi!), PANE e philadelphia, fetta di pandoro superstite da natale, due quadretti di cioccolato bianco. non vi dico il pranzo di oggi, me ne vergogno profondamente.


vi prego mettetemi sotto chiave gli armadietti della cucina, il frigorifero, le biscottiere e qualsiasi luogo dove possa reperire cibo che non sia verdura e frutta fresca, altrimenti alla fine dell'inverno non avrò più vestiti da mettere perchè saranno tutti striminziti.


 


 

domenica 12 febbraio 2006

Stasera ho fatto il pieno. Di emozioni, di lacrime, di tenerezza, di buon cibo indiano, di ricordi, di affetto. Non riesco a smettere di piangere, è un pianto intenso,  sento che può farmi bene una volta fatto un passo in avanti. Non è stato semplice, ma ringrazio Dio per avermi fatto trascorrere questa serata in questo modo. Non sapevo di poter amare una persona con questa intensità, anche ora che appartiene al mio passato. O forse non mi ero accorta di quanto questa persona sia radicata dentro di me, al punto di non avvertirla quasi più come altra, ma come parte di me stessa.

martedì 31 gennaio 2006

me ne vado a venezia per qualche giorno, consegnerò al mio prof un articolo che dovevo fare da non so più quanti mesi, e soffrirò di malinconia nostalgia mista a gioia immensa per poter respirare ancora un po' di aria fresca, un po' di libertà, per poter passare del tempo con cari amici, cari luoghi, care abitudini.


avrei tante cose da mettere per iscritto. troppe cose stanno cambiando. il lavoro, no, non è a venezia. purrtoppo. ed è questo che non mi fa essere così entusiasta. sarebbe in una galleria d'arte di milano, che tratta pittori italiani dell'ottocento. non è ancora certo, ma ci sono buone possibilità.


e io sono un po' agitata. perchè domani torno a venezia.


 

venerdì 27 gennaio 2006

quando anche l'inverno mi piace.

questa serata non me la dimenticherò tanto che non so fino a che punto ci sia bisogno di impacchettarla in un post. basti sapere che sono finita giù per la collina prima con un sacco della spazzatura poi con un vero e proprio bob dritta per il viale dei cipressi, con altri ragazzi dall'età media di ben oltre i dodici anni.


vi lascio solo qualche foto rubata, infreddolita, ma il resto mi dispiace me lo porto qui dentro. mi porto il silenzio e la pace e gli urletti di gioia gli scricchiolii dei passi, le grattate dei freni del bob, le risa, insomma tutto quanto. naturalmente attutito dai fiocchi.




 

sabato 21 gennaio 2006

cosa ci posso fare io???

stanotte ho sognato che incontravo putin, durante un allenamento con le mie bambine della pallavolo in cui ci mettevamo a correre a fare venti giri della palestra poi a un certo punto prendevamo un sottopassaggio della metropolitana di milano e sbucavamo fuori dal colonnato di san pietro dove c'erano due macchine parcheggiate una di fianco all'altra che non si poteva praticamente passare così io mi mettevo ad urlare e a dire "machicazzoparcheggiacosìchenoidobbiamopassarepertornareinpalestra!!" e da un barettino lì usciva putin che si scusava e provvedeva a spostare subito la macchina ma all'improvviso una folla composta dai miei compaesani si radunava intorno alla macchina che era diventata un taxi londinese e saliva putin con la sua first lady che sembrava un incrocio tra hillary clinton e la franchina ciampi e c'era come un corteo di festa per putin e io intanto gli parlavo e mi scusavo perchè ero vestita così male con la tuta tutta sudacchiata e lui sapeva bene l'italiano e gli dicevo che mi sono laureata a luglio e non ho ancora trovato lavoro allora lui mi faceva tanti in bocca al lupo e poi saliva in macchina e io tornavo in palestra con le mie bambine.


 

mercoledì 11 gennaio 2006

io dovevo fare l'arredatrice perchè ogni tanto mi prendono questi raptus di follia e mi metto a girare tutti i mobili della mia cameretta e cerco soluzioni a basso costo per rinnovare il look cambiando semplicemente il loro posizionamento nello spazio. mia mamma è contenta perchè è la volta buona che mi metto a spolverare sotto al letto e a far passare le robe inutili (anche se non è detto che le cestini tutte).


l'altro ieri ho avuto un attacco del genere e vorrei farvi vedere ora la mia stanzina così carina così diversa ma così uguale a prima. l'input è stato dato da un'esigenza concreta: fare spazio a nuove librerie e/o scaffali che io tutti questi libri non so più dove metterli, però qui rischio di trasformare queste quattro pareti in una biblioteca specialistica e forse non è il caso.


un lunghissimo ripiano è adibito a vetrina delle bambole e dei pupazzi di quando ero bambina, compreso cicciobello sci, camillla-la-tartaruga-tranquilla (sottotitolo: chi va piano va sano e va lontano, chi va forte va alla morte - l'ultimo pezzo ce l'ho aggiunto io) , cicciobello modello base battezzato giorgio, un bambolotto con biberon che beve acqua vera e fa pipì dopo il tempo record di mezzo secondo, una bambola di pezza con faccia di pezza, due bambole, spumina e carlotta, con i capelli lanosi azzurri, il magnifico destriero di barbie tarocco vinto alla pesca di beneficienza da mio fratello il quale ha fatto il nobile gesto di regalarlo a me, una coniglietta rosa battezzata "Rosy" (che fantasia) e due scimmie perennemente abbracciate con il velcro, Martino e Nonmiricordopiù.


bene dopo questa panoramica non mi ricordo più cosa volessi scrivere, quindi sogni d'oro a tutti carini :)


 

domenica 8 gennaio 2006

ecco pure le mie 5

che dire, mi sottoporrò anche io al tremendo giochino, anche se sono certa che sono ben più di cinque le stranezze che compio di solito.


1. quando bevo il tè lascio in ammollo la bustina nella tazza fino a quando non l'ho finito del tutto, e devo finirlo prima che la temperatura si abbassi sotto gli 80° perchè tiepidino non mi piace. (per questo uso tazze alte e strette, e per questo ho una gola e un palato di amianto).


2. nel mio lettino non dormo mai da sola. a farmi compagnia c'è un piccolo zoo che include andrea, orsetto bianco con le orecchie rosa, orazio, orsetto bruno con fiocco blu, petra, pecorella della giordania, cane e micio (poveri loro non hanno ancora un nome ma a questo punto non credo che lo avranno mai). naturalmente la metà degli animaletti emigra per terra intorno al letto alla mattina, (sicuramente perchè hanno troppo caldo tra piumone, cuscini e i loro amici peluches)


3. ormai non capita più spesso, ma quando prendo appunti uso sempre fogli bianchi a4, senza righe o quadretti, e li riempio totalmente con le scritte perfettamente dritte senza lasciare alcun margine nè sui bordi laterali, nè su quello superiore o inferiore. se per disgrazia hanno quadretti o righe, non seguo mai le distanze date ma un mio spazio mentale che è direttamente proporzionale alla grandezza dei caratteri.


4. quando esco di casa, controllo sempre due volte se ho chiuso a chiave la porta e se non ho dimenticato le chiavi nella toppa, e non appena chiudo la macchina e mi allontano, torno indietro per vedere se l'ho chiusa davvero. sì lo so sono paranoica.


5. non tutti lo sanno ma spesso parlo al posto della diana. uso una vocina particolare (la voce della diana) e commento con acidità e sarcasmo le azioni dei suoi padroni (della sottoscritta in primis) e degli amici/parenti dei suoi padroni. naturalmente se c'è da ringraziare per una coccola in più, faccio anche quello.


bene ora mi tocca passare il testimone a.. a chi?? ormai questo giochino l'hanno fatto tutti! del giro niusgruppico resta solo la ragazza blu. almeno credo (non maledirmi annina!!). vabbè sarà anche ora di finirla eh :)

venerdì 30 dicembre 2005

io vi avviso sto scrivendo con febbre in aumento per ora a 37.9 e se scappo è perchè mi sono rifugiata in bagno. ihihih che bella immagine romantica ma cosa ci vuoi fare? mi ammalo proprio sempre nel momento giusto, ad esempio ieri sera in montagna che non potevo nemmeno tornare a casa e farmi tutte quelle curve in macchina così ho dovuto posticipare il rientro a stamattina. trallallero tralllallà.


sto bevendo tisane su tisane ma la febbre mi fa venir sete e guai a ingurgitare qualcosa in più delle fette biscottate secche che in questi momenti hanno un loro perchè se devo proprio essere sincera.


vabbè concludiamo l'anno in bellezza :) tutti fanno bilanci io è meglio che non li faccia perchè per quest'anno sono un po' disastrosi e sono arrabbiata un po' con me stessa e un po' con il mondo. punto fine.


domani pensatemi a mezzanotte nel mio lettino a dormire. non che mi dispiaccia perdermi l'occasione di festeggiare questa magnifica festa che ogni anno è un'angoscia per me.


oddio che malditesta sto per scoppiare. ciao carini faccio un pisolino.

mercoledì 28 dicembre 2005

però io vi devo raccontare di un certo sogno che ho fatto stanotte che se ci penso ma se ci penso impazzisco.


sono in una mensa/bar/biblioteca seduta con il mio pc a fare ricerche su belloni, il solito pittore della tesi che ormai me lo porterò dietro per tutta la vita, e ho appena scoperto una cosa interessantissima (tipo un'attribuzione di un quadro molto importante che rivoluziona l'interpretazione di molti documenti o robe del genere) quando vedo un tizio che si avvicina e si mette proprio lì al mio tavolo , di fianco a me, a mangiarsi un piatto di qualche strano cibo poco definito e anche poco appetitoso.


ILAAAA! ma quello è BONO!!! dopo averlo detto a me stessa giro la testolina e lo chiamo e lui si gira e sì è proprio lui!!! ha un giubbino di pelle bianco rosso e verde ma più che rosso è arancione proprio come la bandiera dell'irlanda e ha i capelli neri corvino con un taglio molto inizio anni '90 - non chiedetemi come sia, mi è venuta così la definizione - che non gli rende giustizia. ma è proprio lui, e si è seduto proprio vicino a me!!! ha pure un paio di occhiali da mosca di quelli suoi inconfondibili.


la situazione si chiarisce all'istante. è venuto a promuovere il nuovo disco alla libreria feltrinelli (o ricordi o qualcosa del genere) e allora ci sono migliaia di ragazzi in coda che sono stati chiamati a fare il pubblico dell'evento. naturalmente io non ne so un bel niente. tutti hanno fatto domanda da mesi e hanno i loro pass, ma io baciata dalla fortuna ne trovo uno per terra che è un pass di quelli di lusso che ti danno accesso per prima e alle aree supervips. così mi metto in questa coda interminabile di gente con questo pass che non è mio ma tanto c'è un codice a barre e quindi il nome non importa. e così mi metto in coda in coda in coda non passa più. però io nel frattempo sono tutta feliciona perchè a differenza di questi poveracci che sono in coda e vedranno Bono di striscio io ho avuto la possibilità di stare con lui solo io e lui  e di parlargli e di chiedergli tante cose.


però peccato che poi mi abbiano svegliato uffi. chissà cosa sarebbe successo..

giovedì 22 dicembre 2005

solstizio e altro

ormai mancano pochi giorni al natale e io dovrei finire di fare il presepe che ho piantato a metà da stamattina ma credo che ci sia una cosa ben più urgente tipo un post su questo weekend che tra poco arriva il prossimo ed è natale e io sono l'unica che non ha scritto ancora niente. ecco la faccenda si complica perchè non vorrei scrivere quello che altri hanno già scritto magistralmente e con quel tanto di ironia che fa commuovere.


allora farò una cosa pallosissima e lunghissima così tutti mi diranno che l'hanno letta ed era bellissima ma in realtà si sono fermati alla quinta riga.


in principio era siena. il principio era il 2000. ed era il primo raduno per tutti quanti. anzi era ancora prima il vero principio. non mi ricordo quando ho iniziato a postare sul NG. eravamo piccini picciò, anche se allora non ci sembrava di essere così piccini picciò e ci sembrava che la tecnologia fosse supertecnologica, ovvero che con un modem 56k si potessero fare cose strabilianti come scaricare su guardafuori espresso (era Krapp che lo chiamava così?) un sacco di messaggini - alcuni stupidi e brevi altri a livello di trattato specialistico - su quei quattro ragazzoni irlandesi che erano pure loro un po' più piccini e magari un po' più magri di adesso. c'era un sacco di bella gente che non conoscevo se non per il nickname che aveva scelto, ma che incontravo ogni sera, dopo le 6.30, quando scattava la tariffa ridotta delle urbane telecom per cui potevo finalmente connettermi alla rete e scaricare quelle poche decine di kb nelle quali si materializzavano tutte queste belle personcine.


era un appuntamento fisso, io ci perdevo un sacco di tempo a stare dietro a tutti quei discorsi che arrivavano a toccare temi più grandi di me e mi facevano girare le rotelline del cervello oltre che i polpastrelli delle dita.


quando alcuni di noi si sono visti in carne ed ossa per la prima volta, in un weekend di marzo non troppo caldo e non troppo freddo, è stato fantastrabiliastico. oltre alla sottoscritta, c'erano manu, gilthas, gerry, matters, mofo, brù, nico, ricky e krapp (e antobel che se n'era andato, e debbie che doveva ancora arrivare). ok, matters l'avevo già conosciuto il capodanno prima, a venezia, ma gli altri erano tutti inediti eppure così familiari! guardate come erano carini! ho messo pure la foto in bianco e nero così sembra ancora più vecchia! (facciamoci del male)



gli impegni, lo studio, la pigrizia maledetta pigrizia hanno fatto sì che poi io saltassi tutti quanti gli altri raduni accipicchiolina che stupida la Ila certe volte. non sa cosa si è persa. ci è voluto un megaconcertone superbellissimissimo per mettermi la pulce nell'orecchio che diceva pressapoco così: ma allora quand'è che ti decidi a rivedere queste persone e altre ancora che non hai mai visto??


e fu così che cinque anni dopo il primo e unico raduno, la sottoscritta tornò sui colli di siena e un po' viene il magone a pensare che sono cinque anni più vecchia e che certe persone non le ho più viste per cinque anni e certe addirittura non le avevo mai viste e ho dovuto aspettare fino ad ora. ma c'è un MA. ora ho il cuore un po' più pieno di risate volti suoni abbracci sorrisi.  fu così che krapp le chiese di cantare in un giorno di pioggia in un giorno di pioggia, sì l'ho scritto due volte apposta, e io ero timida timida ma poi chissà com'è non mi sono più staccata dalla chitarra per due giorni nonostante l'acuto dolore ai polpastrelli. e canta e canta e canta ma com'è bello cantare tutti insieme e ridere ridere ridere. e mangiare la pasta al ragù della mamma di ricky, e le lasagne, e fare la catena di montaggio con il tacchino le salsicce le patate il sughino.


e grazie ago, alessio, andrea, annalisa, annina, bonus, brù, cora, enrica, ermanno, gabriele, gaia, gilthas, giulia, gerrykrapp, lele, marco, matters, michel, michy, ricky e tupy.


e questa è la notte più lunga dell'anno. da domani il sole riprenderà a scaldare sempre più.

martedì 20 dicembre 2005

sono in vena di linki, quindi ecco qui altre foto by inve e annina e qui il video esilarante girato da michy, da mostrare al mondo, perchè quest'uomo non può passare inosservato ed è bene che anche i non newsgruppari che leggono le mie scemate sappiano che si può cantare Please in italiano.