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domenica 15 settembre 2013

cara valentina...

...il tempo non fa il suo dovere, e a volte peggiora le cose.

così diceva max gazzè in una bella canzone.

e così inizio io, cara valentina, alunna maturata a luglio e appena rivista nella tua "vecchia" scuola prima della tua partenza per venezia, per la tua nuova vita universitaria. non sapevo che alla fine avessi scelto lingue orientali proprio lì, a venezia: me l'hai detto così, ieri, durante una lezione che hai interrotto, scoprendo che anche io avevo studiato lì.
non sei la mia prima alunna che va a studiare a venezia da como, e non sarai neanche l'ultima, ma stasera ti sento molto vicina, immaginando la tua prima notte nella tua nuova casa veneziana. mi hai detto che l'hai trovata a piazzale roma, suppongo non affacciata esattamente sul piazzale, ma nel lato che dà verso santa marta. hai anche messo una foto su facebook, oggi, mia nuova amica di facebook e mia vecchia alunna dalle ciglia lunghe e dagli occhi verdi come il mare, con il canal grande visto da piazzale roma. forse non una delle vedute migliori ma sicuramente tra le prime che abbagliano i visitatori con lo splendore dell'acqua e dei palazzi.
ti immagino nella tua stanza da universitaria con la scrivania ancora libera dai libri che si accumuleranno esame dopo esame: una stanza impersonale che cercherai di fare tua, valigia dopo valigia, ritorno dopo ritorno, magari insieme ad una compagna di stanza con cui chiacchiererai all'infinito prima di addormentarti, raccontandovi a vicenda della vostra vita passata e di quella presente, pensando poco a quella futura, ché i vent'anni non sono il momento di riflettere sul poi, ma sull'ora.
ti immagino alle prese con i sughi pronti e le spese da billa, ancora poco allenata a cucinare, lavare i panni e fare tutte quelle cose superflue che fanno le casalinghe. del resto quella degli studenti è una vita al risparmio, non solo del riscaldamento in inverno, ma anche delle fatiche legate alle incombenze di tutti i giorni. del resto sono altre le cose importanti: gli appunti delle lezioni, gli spritz in campo santa margherita, le feste degli studenti erasmus, le passeggiate notturne in mezzo alla nebbia, le trasferte in treno con la musica nelle orecchie e un libro da sottolineare per tornare a casa, quella "vera" che ti sembrerà sempre meno casa. sono cose che ora non conosci nemmeno, ma imparerai ad amare, a ricercare, a riconoscere come routine quotidiana. imparerai a non poterne fare a meno. ti inserirai in quella catena infinita che è l'esperienza di tanti, che non avresti mai potuto immaginare ma è molto più comune di quanto tu possa renderti conto ora e nei prossimi anni. la rimpiangerai quando dovrai uscire dal mondo fatato degli universitari, dell'andare avanti esame dopo esame, semestre dopo semestre, con nuovi amici, nuovi coinquilini, nuovi amori e tante pazzie piccole o grandi, che segneranno per sempre la tua essenza. il liceo ti sembrerà roba da poco, anche se ti accorgerai quanto ti ha strutturato nel futuro.
mi raccomando, cara valentina, perditi nelle calli e nei campi, sbircia nei sottoporteghi ed entra nelle chiese e negli androni dei palazzi. salutami bellini e tiziano ai frari. cammina sempre con la testa all'insù e un occhio alla strada, fino a quando venezia sarà anche un po' tua, fino a quando non riuscirai più a perderti neanche volontariamente perchè ti sarà talmente entrata dentro che i sestieri non apparranno più come dei labirinti magici ma tutto si sbroglierà, i nomi torneranno, le curve e le svolte saranno impresse nei tuoi piedi e saprai raccontare a memoria il percorso per san marco o per rialto ad un qualsiasi turista che al secondo ponte si sarà già dimenticato tutto.

venerdì 27 maggio 2011

sconclusionamenti

Ho fatto un po' di fatica a capire quale tasto schiacciare per riprendere la scrittura su questo antico quadernino elettronico. In effetti non so nemmeno cosa scrivere. Ma l'estate è qui, ci sono anche dei tuoni lontani che lo confermano, e il sonno che credevo di avere è sparito cancellato da qualche ricordo e da un po' di zapping per la rete.

Non credo ci sia qualcuno a leggere queste righe, ma bastano per me, perchè lo scrivere è calmante e ispirante, e facebook non ha nè l'una nè l'altra qualità. O forse sì.

Sono a un passo da un passo veramente importante. il 16 luglio sarà una data memorabile, una nascita ad una vita nuova, portatrice di infinite conseguenze: cambio casa, stato civile, regime alimentare, materasso e chi più ne ha più ne metta. Altre cose invece rimarranno come sono da qualche anno. Il mio status di prof, le verifiche da correggere che si impilano e si impolverano sulla scrivania, i capelli ricci e lunghi che incorniciano qualche ruga in più, il sogno di tornare a Venezia nel mese più frizzante di sagre, bagni al lido e nottate infinite a passeggio per le calli, finite a studiare tomi e tomi di storie di artisti. Non a caso mi sono appassionata della storia della Repubblica del Leone di Zorzi. Molto più intrigante di un romanzo, cementifica il mio legame con la laguna e l'odore di umido che sale dai muri.

Ma basta con Venezia, che la mia vita prende una svolta anche qui, semplicemente in Brianza. C'è una casa arredata a cui mancano gli orli delle tende e due persone che la vivano di giorno e di notte. C'è un ragazzo con i capelli lunghi di cui ho scritto anni fa proprio qui, che mi ha fatto innamorare di lui e mi ha scelto come sua compagna per la vita.. magari chissà, di nuovo a Venezia. Per ora sono contenta di stare qui ed essere sconclusionata come solo il filo dei pensieri riesce ad attorcigliarsi con i ricordi e i sogni futuri.

mercoledì 19 novembre 2008

domani vado a venezia per un funerale.

l'occasione non è delle più felici. se n'è andata una parente alla lontana, anziana e malata da tempo, ma non riesco a contenere l'eccitazione per tornare in laguna, anche se si tratterà di una toccata e fuga. non credo ci sarà acqua alta, come all'ultimo funerale a cui ho partecipato, con tanto di motoscafo diretto all'isola di san michele, ovvero al cimitero dei veneziani.

dovrebbe essere una perfetta giornata di sole e freddo, una di quelle giornate che tanto mi mancano dei miei anni universitari. una di quelle giornate trascorse da una biblioteca all'altra, in diverse parti della città, camminando con la sciarpa al collo e i riflessi del sole nell'acqua scintillante dei canali, che accendono gli intonaci scrostati dei palazzi.

vorrei fare un salto in università, catturare una frazione di lezione a san sebastiano. chissà che lezioni ci sono domani verso l'ora di pranzo.

vorrei passare in dipartimento, salutare il mio prof di tesi e qualche ex compagno che non si è staccato dall'ambiente universitario, ma non metto piede in dipartimento da troppo tempo, e so che la sede è cambiata, e mi sentirei spersa senza più le mie stanzine di palazzo querini con i pavimenti inclinati che rimbalzano, i corridoi affollati di studenti accampati in attesa dei ricevimenti, la certezza di trovare qualcuno con cui scambiare qualche parola.

martedì 15 luglio 2008

regolarmente venezia si presenta nei miei sogni e lascia un solco sulle palpebre quando le riapro al mattino.

quella di stanotte era una venezia inizialmente notturna: un ramo buio, in realtà un miscuglio tra una stretta calle realmente esistente vicino al palazzo dei pompieri ed un'altra totalmente inventata situata nei pressi di san zaccaria.

sono fuori da un bacareto con gente in piedi con il bicchiere di spritz o di bianco, uno zaino o una specie di valigia appresso, piuttosto di fretta perchè devo passare da un amico che abita lì nelle vicinanze. all'improvviso mi trovo da sola, in un punto della città per cui non ho alcuna coordinata spaziale. dovrei essere tra san zaccaria e riva degli schiavoni, e invece mi ritrovo a camminare in un campo che somiglia a san tomà ma non mi porta nè ai frari nè al traghetto sul canal grande.

cammino per ore. è buio e a fatica riesco a dirigermi in una zona conosciuta: l'oscurità mi fa procedere quasi alla cieca.

gli edifici si diradano, uno strano ponte senza parapetto e largo poco più di mezzo metro viene utilizzato da motorini e biciclette per attraversare un canale che mi separa da uno slargo su cui si staglia un enorme albergo con una magnifica facciata art nouveau, illuminata da decine di lampade. l'effetto è quello di un fondale felliniano unito al grand hotel di tremezzo. scende una pioggerellina fine che rende lucidi i lastroni in pietra d'istria su cui si riflettono i fanali dei motorini. si sta facendo giorno ma c'è parecchia gente in giro. chiedo a un facchino in divisa in quale punto della città mi trovo. sono sempre a venezia, ma si tratta di un'isola a sud est della laguna, vicina all'aereoporto ormai in disuso, su cui però attraccano centinaia di barche di turisti che si mettono disordinatamente in fila su passerelle in legno simili a intricati fili di una ragnatela. è estate ed a questo punto c'è un sole piuttosto caldo che getta ombre nette sulle assi delle passerelle. mi metto in fila anche io, fino a quando scopro che si tratta di una coda per visitare un'enorme chiesa cinquecentesca dalla facciata altissima e larghissima, al cui interno sono apparentemente custodite meravigliose opere d'arte. almeno questo è quanto affermano numerosi cartelli ad uso turistico disseminati nei dintorni. ma io devo tornare a venezia, che vedo in lontananza come una magnifica cartolina circondata dalle alpi innevate, quasi un anfiteatro naturale. l'aria è  cristallina e mi permette di vedere la città da un punto di vista assolutamente nuovo. non avevo mai notato che le isole della laguna assomigliano a quelle delle cicladi, come degli enormi panettoni brulli che entrano nel mare blu.

scelgo di dirigermi verso il centro: la chiesa e i suoi tesori possono aspettare.

tutta questa scenografia si smaterializza. il sogno mi lascia.

mercoledì 7 maggio 2008





sento le note ancora risuonare in un lontano accordo, e ho ancora il colore negli occhi di quella nuvola dorata che avvolge di luce l'Assunta.

cosa può volere in più una persona?

le note del vespro della beata vergine, composto da monteverdi che riposa tranquillo da quattro secoli qualche cappella a sinistra dell'altare maggiore su cui si staglia imponente la prima grande opera pubblica di tiziano, che con il suo gesto ci porta tutti più in alto, proprio verso quella luce dorata.

altro che sindrome di stendhal.

c'è da impazzire.

c'è da impazzire all'idea che in quattro giorni sono stata sommersa da una bellezza onnipresente, e ora...

martedì 29 aprile 2008

annuncio a tutti i lettori veneziani (non che abbia molti lettori, e tra questi i veneziani sono ancora meno) che da giovedì a domenica venezia avrà l'onore di ospitarmi per ben quattro giorni quattro dopo ben quasi due anni due di assenza.

il mio numero ce l'avete, spero che troviate una mezzoretta di campo santa margherita da dedicarmi.

non vedo l'ora.

preannuncio nostalgie varie e poche ore di sonno per notte, molti ponti da attraversare e un po' di colore in faccia e luce negli occhi.

lunedì 17 dicembre 2007

est

in questo momento sarei probabilmente stata tra vicenza e verona, su un treno che mi riportava a milano dalla mia prima gita da prof a venezia. peccato che la mia prima gita da prof a venezia sia saltata, grazie alla pigrizia di troppi alunni che non hanno aderito a questa bella opportunità di farmi tornare nella mia città anche solo per un giorno.

naturalmente la meta era stata scelta dalla sottoscritta molto egoisticamente, per mostrare loro dal vero il bellini il giorgione il tiziano di turno che mi appassionano ogni giorno di più mentre preparo le lezioni e riprendo i miei appunti da quell'aula O di san sebastiano.

non voglio pensare all'ultima volta in cui sono stata a venezia. troppo tempo fa, troppo doloroso. voglio pensare a tutte le volte in cui sono stata a venezia, a partire dal primo viaggio della speranza (di trovare un appartamento) di un settembre di otto anni fa. rabbrividisco nel rendermi conto del tempo trascorso. due case, sette coinquiline, decine di ospiti vaganti, centinaia tra comparse, conoscenti, amici.

il punto è che voglio tornare a venezia. voglio tornare a viverci. spero di darvi il prima possibile il mio nuovo indirizzo con sestiere, numero civico, quarto piano senza ascensore e gabinetto che funziona a intermittenza. avrei bisogno di una bella cattedra lì. magari all'istituto d'arte di fianco alla chiesa dei carmini, o ancor meglio al liceo artistico di san trovaso, poco lontano dall'accademia e dalle zattere assolate. magari accompagnata da un bel dottorato a ca' foscari, avanti e indietro dai dipartimenti sparsi per le calli più lunghe e nascoste, senza dover sopportare 40 minuti di tram e metropolitana e con il fischio dei treni che arriva solo nelle sere limpide di prima estate, dal balcone rivolto ad ovest e illuminato dai raggi del sole che tramonta.P1020773

giovedì 8 febbraio 2007

flash back

facendo un po' di ordine sulla scrivania si trovano sempre cose interessanti.

foto, libricini, fotocopie, biglietti di mostre, cinema, teatro, e ho trovato anche questi, datati 12 luglio 2005





 





si vede che sono a casa malata e posso prendermi il lusso di perdere un po' di tempo tra i ricordi..

propongo che ad ogni persona venga riconosciuto un periodo di vacanza dal lavoro per dedicarsi a sistemare le proprie scartoffie, il proprio passato. Fa così bene al cuore.

martedì 30 gennaio 2007

è il suono del treno che viaggia nel buio



la complicità di qualche canzone pescata a caso dall'ipod



strane coincidenze che hanno portato la mia vita a ributtarmi sullo studio e nel nord est



l'altra sera ho avuto la sensazione chiara di sentire le onde della mia esistenza muoversi calme e piene nella percezione limpida che ho della mia situazione.



limpida la percezione, confuso il tentativo di metterla in parole.



questa felicità legata ad una malinconia dolce, a sentimenti nuovi e antichi, a desideri sempre uguali a se stessi, mai realizzati ma proprio per questo magnetici.



sono nell'anno dei ventisette, ho persino un lavoro e sottili rughe intorno agli occhi, che cerco di cancellare con cremine dai nomi fantascientifici, chissà poi perchè. mi sembra di riuscire appena a ricomporre i pezzi di un'epoca, con i suoi pittori, letterati, pensatori, e poi mi accorgo che è solo un'illusione, che la realtà è molto più complicata e inafferrabile.



ho bisogno di venezia. camminare frettolosamente nelle calli in cui si riversano gli odori, i rumori, i colori persone edifici acqua. andare a fare la spesa con il carellino, passando sotto panni stesi, vasi di gerani, girandole colorate, piccioni insopportabili.



fatico ad incastrare venezia in questa vita di oggi. vorrei incastrare troppe cose. non mi accontento. ma sono contenta.

mercoledì 10 maggio 2006

sgrunt

sono all'ultimo ovetto lindor della scorta di cui mi ha gentilmente rifornito il mio amicone paolo ieri sera ma non vedo alcun miglioramento del mio umore. forse dovrei iniziare a preoccuparmi. è una crisi seria a quanto pare, e non posso prendere la scusa che è il periodo prima delle mie cose, perchè le mie cose sono appena terminate. e allora c'è qualcosa che non va ma che non so come far andare. a pensarci bene una soluzione ci sarebbe: cambiare aria. andarmene da questo postaccio. tornare ad est. sulla laguna. va bene che ho il pianto facile ma non posso mettermi a singhiozzare ogni volta che sento una canzoncina che ho ascoltato troppo durante la trasferta veneziana. e non posso invidiare chi è lì per la gita di un giorno o perchè lì ci è nato.


 

sabato 1 aprile 2006

ridendo e scherzando (mica tanto) questo blog ha compiuto un anno qualche giorno fa (e io che mi sono pure dimenticata di fargli gli auguri!).
è da un quarto d'ora che mi diverto a leggere "cosa ho fatto oggi un anno fa" e.. cavoli, come sono cambiate le cose, com'è passato il tempo :(


credo di essere entrata nella fase della vita di una persona in cui invece che andare sempre avanti si vorrebbe tornare indietro, perchè indietro si stava troppo bene..


io adesso non posso dire di star male, ma non sto nemmeno bene. o meglio, sto bene nel vedere le foglioline nuove che spuntano dai rami scuri degli alberi, e sto ancora meglio ad osservare quegli stessi rami coperti di fiori bianchi, rosa, viola, gialli. so che sfioriranno presto, come sono già sfioriti i bulbi seminati mesi fa nel giardino. ma mi fanno star bene, perchè so che l'anno prossimo questa festa si ripeterà. sto bene quando esco dalla galleria a fine giornata e la luce in cielo mi dice che no, la giornata non è ancora finita. sto bene quando cammino accaldata per le strade di milano, magari con la giacca in mano e il sole in faccia.


sto un po' meno bene quando penso che non vorrei essere a milano, ma a venezia. si può aver nostalgia anche del sito web dell'università ca' foscari???? ieri pomeriggio, in un momento di calma piatta, mi sono messa a girovagare sul sito della facoltà, a leggiucchiare i nomi dei laureandi, a sbirciare il programma di quest'anno di storia della critica d'arte, a svolazzare con l'immaginazione da un dipartimento all'altro, salendo le scale di quegli antichi palazzi, aprendo le porticine scricchiolanti e storte che seguono la pazza geometria lagunare. ecco, a venezia la primavera non si vede con i fiori come nei campi della brianza, ma si percepisce nella luce che si riflette nell'acqua e la fa diventare più colorata, nelle finestre che sbattono al vento, nella sera che non si raffredda mai veramente.


se fossi adesso a venezia probabilmente sarei ancora in giro da questo pomeriggio, a godermi l'aria tiepida e i passi di qualche frettoloso affamato che sta rincasando. oppure me ne starei spaparanzata sul divano del mio primo appartamento insieme alle mie coinquiline, aspettando di capire cosa combinare per la serata. oppure potrei essere accoccolata sulla sedia bianca del tavolo della cucina con il ripiano di marmo grezzo freddo, le poche stoviglie delle mie cenette solitarie nel lavandino, e una tazzona di tè fumante con il cellulare e le chiavi di casa di fianco, in attesa di una telefonata.


sembra tutto così reale, eppure è tutto qui dentro la mia testa, niente è vero. pensavo che il ricordo di venezia si sarebbe affievolito con i mesi, la routine, un lavoro, ma evidentemente non ne sono mai stata troppo convinta.

mercoledì 1 marzo 2006

sempre viva bob...

...perchè gli uccellini prendono un semino in un campo e lo portano in un altro, e l'arancione è un colore proprio bello per dormirci, e non so giocare a poker ma sono curiosa di guardare la fine della partita di natale.


e venezia ogni volta mi riserva  preziose sorprese che poi mi accompagnano nella vita più monotona, insieme a qualche coriandolo tra i capelli e ad un paio di versi di una canzone che fa più o meno così: turn, turn, turn again, e ancora turn, turn, to the rain and the wind.


sull'altana questa volta faceva freddo, tirava un vento gelido che però lucidava alla perfezione il mondo intorno.


a domani


 


 

sabato 25 febbraio 2006

carini, la ila se ne va a venezia a prendere un'altra boccata d'aria..


ci sentiamo tra qualche giorno. speriamo con buone notizie.


:)


 

giovedì 9 febbraio 2006

deve essere una legge dell'universo

mettiamo che una passa mesi senza combinare un bel niente dalla mattina alla sera e poi si ritrova con un lavoro part time ma pur sempre interessante che ha iniziato da circa due giorni o poco più e la chiamano una bella mattina e le annunciano la possibilità di un lavoro alla biennale di venezia. così per sport.


cercavo instabilità, eccomi servita. :)


cmq per ora resto qui, il colloquio, se mai ci sarà la possibilità del lavoro veneziano, non sarà prima della fine di febbraio, in data ancora da destinarsi.


qualcuno offre di più?? :P

lunedì 6 febbraio 2006

nel giro di una settimana o poco più mi è cambiata e non poco la vita. fatico ad adeguarmi a questi cambiamenti, ma non posso farci molto.


oggi primo giorno di lavoro, anche se non ufficiale, in questa lussuosa galleria d'arte del centro di milano, che vende dipinti dell'ottocento. a parte il vestiario che deve essere un minimo infighettato, e uno dei due proprietari che dicono sia una vipera, l'altro socio e l'altra ragazza che lavorano lì dentro sembrano molto disponibili e gentili.


è successo tutto così in fretta. sono dovuta andare un saltino a venezia. non è stato un semplice saltino, forse era da troppo che non ci tornavo, forse ho rivisto persone giuste nel momento giusto, forse la primavera è arrivata un po' prima lì. sta di fatto che purtroppo sono stati solo tre giorni, intensi ma troppo pochi, per cacciarli nel posto dei bei momenti vissuti dove si va a ripescarli ogni tanto. non sono riuscita  a metterli via, per ora: sono qui che mi passano davanti agli occhi, a loro volta generatori di sogni.


e questi sogni si scontrano con la realtà, di cui non posso e non voglio lamentarmi. cercavo un lavoro, e l'ho trovato. per quanto sia un part time, mi pagano e mi assumono regolarmente, e andrò ad occuparmi della mia adorata pittura.


resta il fatto che questo limbo in cui ho galleggiato negli ultimi 7-8 mesi si sta smaterializzando. peccato perchè ci avevo fatto l'abitudine.

venerdì 3 febbraio 2006

che qui è un bel po' diverso da lì.


dall'alto della collina la neve e sotto un mare di nebbia qui.


dall'alto di un'altana una cupola e il sole tiepido mischiato all'aria del mare lì.


o ancora, gli antichi palazzi con le pareti sbiadite e i campanili svettanti.


e io non posso raccontarvi il profumo della libertà. non posso raccontarvi la tenerezza degli amici. non posso raccontarvi il succo di un'arancia mangiata su una panchina al sole delle zattere. non posso raccontarvi la musica, da handel a dylan. non posso raccontarvi la crema di una frittola. non posso raccontarvi della mia quintessenza hippie. non posso raccontarvi delle chiacchiere sulla fondamenta. non posso raccontarvi di un dvd sul lettone.


venite un giorno con me a venezia.


 per ora resto qui, un po' - tanto - triste.


e lunedì inizio a lavorare.