Visualizzazione post con etichetta the seasons they are turnin. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta the seasons they are turnin. Mostra tutti i post

giovedì 5 aprile 2012

cose di altri tempi


una vecchia del secolo passato, ecco cosa sono. almeno stando agli sguardi increduli di una mia classe di alunni (ok, prevalentemente alunne) che per il matrimonio ha regalato a me e al mio maritino un coupon per un weekend romantico. lo abbiamo sfruttato a inizio marzo, scegliendo come destinazione il pistoiese tra piccoli borghi e città meno impegnative di firenze, lucca o pisa.
fin qui, niente di strano.
il problema è che ieri mattina, in classe, ho finalmente portato le foto da mostrare in classe con il videoproiettore. so che non è una lezione di storia dell'arte propriamente ortodossa ma cosa c'è di meglio se non far vedere che la materia che insegni è la tua passione anche in privato? poco importa se ogni tanto, tra le foto, ci scappa quella del marito che si mette in pose plastiche davanti a un protiro romanico, o della moglie-prof che fa facce buffe a imitazione dei mostriciattoli onnipresenti sui capitelli.
anche questo però non dovrebbe destare alcuno scandalo. i miei alunni mi conoscono e sanno che a volte sono poco ligia al mio ruolo di docente, come quando in gita canto le sigle dei cartoni animati al microfono del bus o improvviso un forte accento russo mentre spiego le cupole del cremlino.
in alcune di queste foto però compariva ogni tanto una terza persona oltre a me e al mio maritino, e mi sono sentita in dovere di spiegare ai ragazzi chi fosse: il mio primo amore a distanza dei tempi del liceo, massimo, che ho rivisto proprio durante questo weekend dopo anni che ci sentivamo solo per via telematica. lui è di fucecchio, amico del mare di amici, e la scintilla era scoccata durante una vacanza sulla neve con l'oratorio, probabilmente durante la seconda superiore. ovviamente è finita come finiscono tutte le storie adolescenziali a distanza: con un lento e progressivo spegnersi della scintilla che ha però lasciato una tenerezza e un affetto che ancora oggi passano nei sempre più rari abbracci non virtuali (basti dire che l'ultima volta che ci eravamo visti era stato in occasione della mia festa di laurea).
ovviamente la popolazione femminile della classe si è messa a fare risolini e urlettini quando ho raccontato che quel ragazzo (forse loro lo vedono come "signore") ritratto a fianco di mio marito era l'amore dei tempi del liceo della loro professoressa. deve essere sembrato piuttosto strano che non si prendessero a botte in preda ad attacchi di gelosia postuma o retroattiva (a seconda dei punti di vista). il parallelo con loro era troppo stretto! ragazzine di diciassette anni che come me allora si struggono d'amore per una storia impossibile.
ma quello che le ha lasciate davvero interdette è stato raccontare come io e lui ci tenevamo in contatto e ovviavamo alla distanza così mastodontica: la corrispondenza per lettere cartacee e le sporadiche telefonate dalla cabina, con la tessera da 5000 lire che si esauriva nel giro di pochi minuti. non l'avessi mai detto!
insomma, devono avermi visto come uno di quegli scheletri di dinosauri appesi al soffitto del museo di storia naturale di milano.
alunna n.1 (tipa pratica): "prof, ma quanto tempo ci voleva perchè arrivasse una lettera?"
prof: "considerato che non c'era ancora la posta prioritaria, almeno tre o quattro giorni".
alunna n. 2 (tipa molto simpatica): "ma prof ma lei avrà fatto il liceo quindici anni fa, non sono mica passati secoli!"
prof: "eh ragazzi non me lo ricordate! 
alunna n. 3 (tipa sensibile): "ma allora quando noi siamo nate lei era come noi adesso!"
prof: lacrimuccia
alunna n.4 (tipa tecnologica): "ma internet non c'era ancora?? ma non ci credo!"
prof: "io ho iniziato a avere internet quando ero in quinta liceo"
alunna n. 5 (tipa incredula): "ma non esistevano i cellulari??"
alunna n. 6 (tipa ricca): "prof io mi ricordo che mio papà aveva un cellulare ma era grossissimo!"
prof: silenzio


giovedì 9 febbraio 2012

spose di altri secoli

da piccola dicevo che mi sarei sposata in pantaloni, e non ricordo quando ho cambiato idea a tale proposito. devo aver pensato per un po' - ma non per molto - che non mi sarei mai sposata, probabilmente intorno alla crisi adolescenziale in cui ero brutta, grassa e secchia: un trinomio da mandare in crisi anche la più solida ragazza. quando però mi è capitato di innamorarmi, solitamente di persone che non facevano parte della cerchia di amici del mio paesello ma abitavano almeno a più di 100 km di distanza, devo aver ripreso ad immaginare il mio matrimonio, anche se non saprei dire se con gonna o pantaloni. forse non era la cerimonia in sè ad attirarmi, quanto la possibilità di avere qualcuno tutto mio a cui telefonare spendendo paghette settimanali in schede da cinquemila lire oppure mandare lettere cartacee lunghe pagine e pagine di struggimenti.  sta di fatto che, quando mi sono innamorata dell'hippie californiano intorno ai diciannove - venti anni, ero certa che nonostante l'oceano atlantico che ci separava lo avrei sposato. il matrimonio sarebbe stato su una spiaggia con i piedi nudi nella sabbia e un baldacchino intrecciato di fiori, mentre una brezza spirava al tramonto e tutti applaudivano commossi sulle note di una chitarra acustica come nella scena più kitsch di una commedia romantica anni '90. il vestito immaginario ovviamente era provvisto di gonna lunga un po' pizzosa perchè, anche se adoravo i pantaloni a zampa, erano un capo di vestiario ancora piuttosto introvabile a quel tempo, che non possedevo e non sapevo neanche dove andare a comprare (maledetti anni '90!). naturalmente avrei portato fiori nei capelli: del resto, if you go to san francisco, make sure you wear some flowers in your hair (e non importa che, invece di san francisco, il californiano abitasse a laguna beach). lui non ricordo quale mise portasse nel sogno ad occhi aperti, ma non credo di essermela mai immaginata nel dettaglio.
passata la cotta, altre cotte (e storie ben più importanti di una cotta) si sono aggiunte, eppure il vestito immaginato aveva perso una forma definita, forse perchè vedevo il matrimonio come un traguardo lontano e irraggiungibile, comunque successivo ad altri traguardi in cui sfoggiare altri vestiti. ad esempio quello per la laurea: un incubo trovarlo a luglio, a fine saldi, quando tutti i negozi del mondo sembravano sprovvisti di una cosa elegante ma non troppo, che non tradisse il mio spirito e allo stesso tempo facesse intendere che ero proprio io quella che si laureava quel giorno.
finchè un bel giorno è arrivata la certezza di aver trovato proprio un lui con cui passare la vita insieme, con cui arredare una casa e con cui condividere tutto, compreso naturalmente il sogno del vestito che però avrebbe visto solo quel giorno, senza ottenere alcuna anticipazione. è così che ho obbligato la cugina quasi sorella maggiore ad un tour de force alla ricerca del vestito perfetto, talmente perfetto che esisteva solo nella mia mente modellata da anni di storia dell'arte rinascimentale, cecilie gallerani e fanciulle altere con pettinature complicate che sfoggiano tagli antichi di preziosi broccati. avessi potuto fare un salto nella capitale della moda italiana del '400 (che per la cronaca è la stessa di oggi) probabilmente non avrei dovuto trascinarla da una boutique all'altra della brianza, del comasco e del lecchese, ma avrei subito trovato un modello soddisfacente. magari  non sarebbe stato adatto al caldo appiccicoso del sedici luglio, visto il numero di strati di cui sono solitamente composti i vestiti di altri tempi. chiaramente i fiori nei capelli mi erano rimasti come chiodo fisso, e fortuna vuole che mia nonna, intorno al 1930, si sia sposata con una coroncina di fiorellini realizzati in cera e stoffa, preziosamente conservata da mia madre fino a quel momento per una nuova sposa di un nuovo secolo.
e veniamo ai giorni nostri, o meglio all'incirca un anno fa, quando ho commissionato l'abito a un piccolo atelier che li faceva su misura, lasciandomi scegliere taglio, stoffe, dettagli. diciamo che il risultato è stato più che soddisfacente, tenendo presente il mio fisico non proprio da cecilia, l'assenza dell'ermellino e degli stivali da cow boy con cui mi avevano immaginato le mie alunne. ed è un peccato (ma anche una magia) pensare che dopo averlo messo per un giorno soltanto ora riposi in una scatola sotto al letto, in attesa - forse - di un'altra sposa in un altro secolo. 







venerdì 27 gennaio 2012

trasloco

e chi l'avrebbe mai detto che sarei riuscita a non perdere sei anni di parole scritte? appena portate qui da splinder, hanno trovato una casa accogliente nonostante il trasloco non sia stato così intuitivo. ma la rete è fonte infinita di soluzioni. e google ci dà una mano.
chissà che questo cambiamento non mi faccia tornare la voglia di scrivere per il piacere di farlo.. ultimamente smanetto parecchio tra sito del discanto e le lezioni di arte in inglese. sto anche trovando un certo agio nell'organizzare le giornate, il che mi lascia tempo di dedicarmi all'arte culinaria, la mia passione più recente (o meglio, a lungo assopita) :)
urge riprendere la bicicletta, non appena il tempo sarà più clemente!

domenica 5 giugno 2011

rosso corallo

oggi è stata una domenica di contrasto: grigio plumbeo dei nuvoloni all'orizzonte, goccioloni di pioggia intermittenti e un tavolino scalcinato, bianco ingiallito incrostato e crepato, fatto dal nonno decenni orsono con un'altezza fuori misura, trasformato in un non definito ripostiglio da balcone rosso corallo. presto aggiungerò le tendine per nascondere sotto al piano tutte quelle cose che di solito si cacciano nei balconi delle cucine. la casa si sta sempre più facendo "casa". e io non vedo l'ora di andarci ad abitare stabilmente!!

nel frattempo questo weekend è stato un weekend di matrimoni e spose bagnate e fortunate come si dice a quelle poverette per condirle via. sembra che tutti si stiano sposando. fa una certa invidia sapere che qualcuno ha già dato ed è su un aereo per l'altra parte del mondo... anche se in fondo questo periodo di preparativi (che mi sembra iniziato secoli fa) mi mancherà quando tutto sarà stato fatto. e il dopo.. come sarà il dopo??

le mie alunne si sono immaginate un matrimonio hippy, su un prato fiorito, con un vestito al ginocchio tutto pizzoso, stivali da cowboy e margherite nei capelli. un po' come me l'ero immaginato io alla loro età, il mio matrimonio. vuol dire che sono stata coerente in tutti questi anni, perlomeno nei sogni.

venerdì 27 maggio 2011

sconclusionamenti

Ho fatto un po' di fatica a capire quale tasto schiacciare per riprendere la scrittura su questo antico quadernino elettronico. In effetti non so nemmeno cosa scrivere. Ma l'estate è qui, ci sono anche dei tuoni lontani che lo confermano, e il sonno che credevo di avere è sparito cancellato da qualche ricordo e da un po' di zapping per la rete.

Non credo ci sia qualcuno a leggere queste righe, ma bastano per me, perchè lo scrivere è calmante e ispirante, e facebook non ha nè l'una nè l'altra qualità. O forse sì.

Sono a un passo da un passo veramente importante. il 16 luglio sarà una data memorabile, una nascita ad una vita nuova, portatrice di infinite conseguenze: cambio casa, stato civile, regime alimentare, materasso e chi più ne ha più ne metta. Altre cose invece rimarranno come sono da qualche anno. Il mio status di prof, le verifiche da correggere che si impilano e si impolverano sulla scrivania, i capelli ricci e lunghi che incorniciano qualche ruga in più, il sogno di tornare a Venezia nel mese più frizzante di sagre, bagni al lido e nottate infinite a passeggio per le calli, finite a studiare tomi e tomi di storie di artisti. Non a caso mi sono appassionata della storia della Repubblica del Leone di Zorzi. Molto più intrigante di un romanzo, cementifica il mio legame con la laguna e l'odore di umido che sale dai muri.

Ma basta con Venezia, che la mia vita prende una svolta anche qui, semplicemente in Brianza. C'è una casa arredata a cui mancano gli orli delle tende e due persone che la vivano di giorno e di notte. C'è un ragazzo con i capelli lunghi di cui ho scritto anni fa proprio qui, che mi ha fatto innamorare di lui e mi ha scelto come sua compagna per la vita.. magari chissà, di nuovo a Venezia. Per ora sono contenta di stare qui ed essere sconclusionata come solo il filo dei pensieri riesce ad attorcigliarsi con i ricordi e i sogni futuri.

domenica 28 giugno 2009

ci vuole un po' di coraggio a riprendere la scrittura dopo mesi di abbandono, perlomeno in questa sede.

ma la serata fresca con grilli in sottofondo e gatto affacciato alla finestra, musica corale cubana, l'estate che si presenta in tutta le sue opportunità, e un certo prurito nei polpastrelli, mi suggeriscono le parole, le virgole, i punti e le pause.

classico temporale estivo, quello del tardo pomeriggio, ma visto da una barca sul lago di pusiano, uno dei tanti laghi laghetti laghini disseminati tra le colline della brianza. un aperitivo terminato con dolce in riva al dolce lago un po' arrabbiato a dire il vero, nei colori grigio profondo e verde carico. 

la serata prima trascorsa a parlare di insieme N e aberrazioni marginali, prospettiva come forma simbolica, viaggi fatti e progettati, tè verde al gelsomino e tisana di st. john's worth.

il portogallo che si avvicina, il concerto degli u2 a poco più di una settimana, un'altra notte prima degli esami vissuta dall'altra parte con il dispiacere di lasciare una bella classe, forse per la prima volta.

tanti giri in bici, più di 300 chilometri in un paio di mesi, a scoprire, riscoprire, studiare, ripassare gli itinerari nei boschi, lungo i fiumi e i laghi, sentieri di viandanti e strade asfaltate sotto il sole di mezza estate e di mezzogiorno.

e per stasera basta così.

giovedì 16 ottobre 2008

la quinta elle

undici su diciotto circa.

i banchi a ferro di cavallo hanno aiutato a ricostruire un elenco pseudoalfabetico che non sentivamo pronunciare da nove anni e, complice la tecnologia che a volte rima con nostalgia, ci siamo ritrovati nel parcheggio davanti a scuola.

c'era la femme fatale che fa la giornalista e mi ha recuperato con la sua micra alla stazione, sta con un argentino conosciuto nel bar dove lavorava sin dai tempi del liceo, quando il sabato mattina alla prima ora ronfava durante filosofia per recuperare il sonno perso dietro al bancone.

c'era il copywriter che deve ancora laurearsi e va in giro con un paio di occhialoni neri da intellettuale filosofo letterato e si stropiccia le mani mentre ti spiega le cose, proprio come faceva durante le interrogazioni di storia dell'arte e letteratura italiana.

c'era la collega rappre(sentante degli studenti insieme a me nella lista "le matite spezzate continuano a disegnare") che si è sposata con il suo moroso mr. oasis dei tempi del liceo e segue bambini sordomuti accompagnandoli dall'asilo al liceo.

c'era la stilista in erba con la pelle di velluto uscita dallo ied che ha odiato lavorare con dolce (stefano) e ora idolatra la sua nuova capa donatella (versace) per il piattume del suo naso e il suo volto simile a una vera opera plastica.

c'era la gallerista d'arte part time che nel tempo più o meno libero porta in giro per il mondo le persone e lavora per una società che organizza assaggi enogastronomici.

c'era la grafica pubblicitaria che lavora per un mobilificio brianzolo nel settore cataloghi e fiere e ogni tanto compare in qualche foto stile calendario (vestito) con il suo sorriso smagliante di sempre e la risata contagiante.

c'era lo sbruffone che al liceo non ha mai combinato niente ma ha le mani in pasta in mille giri tra politica e regione lombardia e o lo ami o lo odi (e io lo amo perchè insomma non è che ci fosse molta scelta con soli due maschi in classe).

c'era la quasi mamma che restaura mobili e l'anno scorso ha dato alla luce letizia maria, piccola creaturina vissuta solo mezzora ma tanto voluta e tanto amata, che tra poco avrà un fratellino che proteggerà e seguirà dal cielo.

c'era l'impiegata di banca che non si capisce come abbia fatto a finire in banca dopo il liceo artistico ma tant'è (e se la spassa anche, e ci va in bicicletta)

c'era la "flower artist" che dimostra come purtroppo chi esce dall'accademia nel 99% dei casi se la cava come riesce, con un lavoro di fiorista ereditato dalla famiglia e la flemma costante dal primo giorno della prima liceo.

mancava l'illustratrice freelance con un sacco di talento che si è appena trasferita a londra con il neomarito, la quasi avvocatessa aspirante miss padania che ha tirato un mega pacco all'ultimo minuto, la pazza con i capelli da medusa che è stata forse l'unica vera artista della classe e  e poche altre pulzelle dal non ben precisato impiego e impegno.

dimenticavo... c'ero io, che proprio dal liceo non ho mai voluto andarmene, e ci sono ancora adesso.

mercoledì 1 ottobre 2008

grandi finestre danno su un palazzo elegante in centro, la luce e i rumori di una città per quanto piccola mi fanno compagnia da stasera. sono in una stanza in cui tutto rimbomba, arredata con un'accozzaglia di mobili risalenti agli anni '50-'60-'70-'80, tende carine e una luce rosata data dalle pareti salmone.

mi sono trasferita part time in quel di como, città lacustre malinconica già di per sè, insieme ad una mia collega.

è stato traumatico, a causa di una mamma che per il troppo bene non vuole lasciarmi andare, anche se part time, anche se poco lontano da casa.

sensi di colpa a parte, che mi attanagliano da settimane e faticano a lasciarmi stare, è una bella sensazione avere una stanza da dipingere, il cibo da comprare e cucinare, la sveglia non più a orari incredibili.

sono egoista? forse.

ho bisogno di distrarmi, mi mangerò una mela verde pensando al bel weekend passato con jefferson dopo i giorni bostoniani dell'estate, stavolta a zonzo nell'italia delle province, scoprendo scorci inaspettati di cortili medievali a due passi dal lago, dalla mia nuova casa, e viuzze sull'acropoli bergamasca in un dolce sole settembrino.

venerdì 29 agosto 2008

Domani finisce la mia estate.

Per quanto non riprenda a lavorare a tempo pieno e con i consueti ritmi scolastici, da domani tornerò a scuola per gli scrutini degli esami di riparazione.

Non ho ancora messo la testa a posto, ma questa meraviglia di agosto caldo e assolato aiuta parecchio nel desiderio puntuale che l'estate non si fermi qui ma prosegua per un altro paio di mesi. Lo scorrere delle stagioni è piuttosto inesorabile, per quanto siamo sempre più abituati alle bizzarrie del clima. Ma le giornate si accorciano i raggi si inclinano e le temperature si abbassano, e d'improvviso ci si trova catapultati nell'autunno noioso dei banchi di scuola che puntuale arriva con le piogge e i primi maglioni. Eppure ogni anno io spero sempre che la terra inverta la sua rotazione e l'estate si blocchi sull'emisfero boreale. Sarebbe un bello scherzo poter saltare un inverno a piedi pari. Lo spero al punto che l'acqua del lago, che è più calda in questi ultimi giorni di bagni e di sole, mi sembra il preludio ad un'estate che sta arrivando, invece che andando. Ma sono gli scherzi di un lago che quest'anno è traboccato più volte con un nostalgico effetto acqua alta nella piazza di Como.

Oggi sono andata a visitare la Reggia di Venaria Reale, una magnifica accozzaglia di edifici realizzati tra Sei e Settecento poco fuori Torino, che una volta faceva parte della cosiddetta "corona di delizie" intorno alla città, da poco riaperta alla visita in tutto il suo splendore. Confesso che dopo tre settimane di Nuovo Mondo è stato piacevole posare gli occhi su rocailles, esedre piene di stucchi, intonaco dal bagliore accecante e profumati giardini all'italiana.

Stasera invece ho rivisto Peppo, l'esile e allo stesso tempo grande prof di disegno che ho avuto l'onore di incrociare nel mio percorso da studente. E' sempre così bello rivederlo. Un buon modo davvero, per trascorrere l'ultima sera di vacanza prima di tornare a "scuola".

giovedì 19 giugno 2008

ho pochi ricordi, ma netti, del mio esame di maturità.

il tema su "i fiumi" di ungaretti, che erano quattro.

la seconda prova, che consisteva nel disegnare per tre giorni di fila una composizione al centro dell'aula a base di pianta, bottiglia di plastica e bottiglia di vetro, panneggio e gesso di un volto scorticato e cavarne una sorta di opera d'arte a proprio piacimento.

la terza prova, con domande di filosofia, storia dell'arte, letteratura inglese e matematica.

infine l'orale, l'8 luglio 1999, durante il quale il baratro in cui ero piombata in matematica negli ultimi due anni di scuola non ha comunque compromesso il 100/100 finale, conquistato con una tesina sulla fotografia stampata su cartoncino rosa salmone. una tesina sudata, quanto si può sudare a 19 anni un saggio di rosalind krauss infarcito di auree e benjaminiane riproducibilità più o meno tecniche di opere più o meno d'arte.

tra gli scritti e gli orali un intermezzo in cima al lago, fatto di una notte lunghissima nell'acqua nera come il petrolio e di una chitarra sulla spiaggia dai sassi ancora caldi per il sole del giorno, cornetti appena sfornati all'alba e una mattina che è iniziata solo al pomeriggio, con due amiche e tre amici di quasi sempre.



in questi giorni guardo i miei ragazzi che conosco dall'anno scorso e che saluterò tra poco.

mi sembra di sentire il bisogno di stropicciarmi le dita e accavallare le gambe, perdermi tra i vocabolari e i fogli protocollo timbrati, alzare la mano e allungare lo sguardo alla ricerca del volto amico di un prof, probabilmente dopo una notte senza sonno, riempita da mille suggestioni dei filmacci di muccino e compagnia bella, partite della nazionale date per perse, pianoforti sulle spalle. ma chi se l'è inventata sta cosa del pianoforte?



si avviano alla vita vera, forse, con quella voglia che solo uno studente alle prese con la maturità può avere.



e dopo una bella vacanza, si spera.



auguro loro che l'università diventi un serbatoio di amicizie italiane, straniere, brevi e intense, lunghe e annacquate, nozioni, soddisfazioni, libri che col tempo riempiono gli scaffali, arrabbiature e litigi, bei viaggi in mezzo, cene improvvisate con gli avanzi e i coinquilini, città scoperte e imparate a memoria, piccole esperienze lavorative, fallimenti e feste sulla spiaggia, pendolarismo acuto o dolce pigrizia nel saltare le lezioni delle dieci, feste di carnevale e biennali di ogni tipo.



tanto gli esami non finiscono mai.

e la voglia di imparare?

lunedì 9 giugno 2008

il prossimo viaggio sarà un viaggio coi fiocchi: attraverserò di nuovo l'oceano, ma non mi spingerò così a sud. mi manterrò a latitudini più consuete, solo un po' più ad ovest.

come al solito le mie vacanze vengono decise e prenotate in due o tre giorni, e così è stato anche per le prossime.

un'amica ti butta lì di andare a trovarla a New York? perchè no. e quanto distano boston e toronto? che poi il giro potrebbe anche allungarsi, ma qui subentra il problema delle settimane. non oltre tre, per non spendere cifre enormi dell'aereo. e tutto il resto - o quasi - è a scrocco: avere più amici lontani che vicini dopotutto torna comodo in queste occasioni.

rivedrò jefferson, architetto bostoniano importato in italia e ri-esportato nel massachussetts. l'ultima volta che l'ho visto è stato almeno 4 anni fa in quel di venezia.

rivedrò roberto, canadese di strani incroci che a verona mi stregò il cuore ed ora è un artista e musicista. non lo vedo da sette estati.

rivedrò la bea che da venezia è finita nell'afa della grande mela. ci siamo salutate alla mia laurea.

rivedrò jason che dal texas è andato a vivere a new york con la moglie. allora non era ancora sposato e neppure laureato.

non vedo l'ora di ritrovare l'america..

mercoledì 14 maggio 2008

bene.



domani e dopodomani verrò esaminata per vedere se sono capace di fare la prof e se posso vantarmi di questo appellativo ufficialmente ufficiale al cospetto di non so chi.

dire che non me ne frega un bel niente di niente forse mi porta sfiga, ma lo dico ugualmente.



brrr.



rabbrividiamo.



poi, per la serie "il raduno più piccolo della storia dei raduni" vorrei ringraziare numero6 per avermi messo il peperoncino negli occhi e nelle orecchie trascinandomi in quel di melzo a rivivere un certo concerto di quasi tre anni fa.

venerdì 18 aprile 2008

meno zero

e così ho dato l'ultimo esame si spera della mia vita.

fa un certo effetto. mi sembrava di aver già avuto un momento, ormai tre anni e mezzo fa, in cui avevo detto: ho dato l'ultimo esame della mia vita. solo che ero a venezia, era storia della critica d'arte 2, avevo una tesi da scrivere e poca idea sul cosa fare della mia vita.



lanfranco, luca giordano, tanzio da varallo, bartolomeo manfredi, daniele crespi (attenzione non giuseppe maria crespi detto il cerano), bernini e chi altro? direi che me ne ha chiesti a sufficienza.

sono andata dicendo: spero che non mi chieda lanfranco o luca giordano. e così è stato. primi due riconoscimenti: volta della certosa di san martino e estasi di santa margherita da cortona. tiè.



cosa dire ora.. cosa fare dei pomeriggi  senza esami da studiare? senza tesi (o quasi.. solo le rifiniture) da scrivere? senza lezioni da frequentare?



riscoprirò il significato del tempo libero.



programma per i prossimi mesi: svacco sul divano e giri in bicicletta, realizzazione del mio ex libris personale, preparazione di qualche lezione qua e là, mostre a volontà, giri al lago, pila di romanzi e saggi sul comodino da assottigliare.. direi che in linea di massima ci siamo.

i viaggi sono da pensare più avanti, almeno quelli di più di due o tre giorni.

i tempi potrebbero invece essere maturi per un giretto a venezia, senza pretese, ma in realtà con moltissime pretese.

sabato 12 aprile 2008

i sulutumana ritornano a chiamarsi sulutumana e tra poco esce arimo ed è venerdì sera piove e sono un po' scazzatina. mi sa che me ne andrò a dormire così almeno una notte dormo un po' di più delle canoniche cinque ore e mezzo eccheccavolo.

la tesi non va avanti da sola in automatico te ne sei accorta? neanche gli esami si studiano da soli.

del resto non smette di piovere piovere piovere aprile ogni goccia un barile insomma quanti barili hanno già riempito tutte queste gocce?

sono stufa di fare ilaria la solitaria.

martedì 5 febbraio 2008

ciao spero vada tutto bene, ieri non ho risposto ma ti ringrazio per gli auguri se chiamavi per quello. è passato tanto tempo e penso che ora sia giusto condividere certi momenti con la persona con cui ognuno spera di continuare a vivere, e 27 anni mi sembrano già sufficienti per dare una svolta. ti auguro di poterti trovare prima o poi nella stessa situazione. in bocca al lupo per tutto



dove ho sbagliato?

venerdì 4 gennaio 2008

cioè! sto STUDIANDO quella cacca di pedagogia interculturale!!! (prego guardare l'ora)

e prima ho visto il tempo delle mele 2!!! (facciamoci del male)

e fuori nevica, ma solo un pochino (ma è tutto bianco)

e ieri ho mangiato messicano e qualcuno mi ha fatto una bella sorpresa di quelle che non si dimenticano facilmente.

mercoledì 2 gennaio 2008






come degno coronamento di un 2007 alquanto di cacca sono finita imbucata in una cena a cui nessuno mi ha invitato, con una quindicina di sconosciuti in un mega appartamento di un'arredatrice di interni di un paesotto qui vicino, le cui tre figlie hanno organizzato una cena molto fashion con abitini in seta, ballerine d'occasione, nastro rosso e stelline scintillanti con cui affumicarsi allo scoccare della mezzanotte. l'amica che ha avuto pietà di me e ha implorato la (figlia della) proprietaria di casa (nonchè ragazza di un amico del ragazzo dell'amica) ad accogliermi è stata fin troppo gentile e non aveva la minima idea di che razza di serata ci avrebbe aspettato. c'erano due strani personaggi di cui uno ha solo scattato fotografie con la sua D50, e l'altro.. l'altro ve lo devo descrivere perchè se non mi sono innamorata di lui è solo questione di tempo.

è un mito. laureato in fisica, orecchie a sventola coperte da un caschetto di capelli dritti e scuri che incornicia un volto carino, sta scrivendo una tesi di dottorato in matematica pura, per cui è stato all'estero qualche mese. non ha aperto bocca quasi mai. sul suo bicchiere di plastica invece del nome ha disegnato un carrello della spesa. dopo qualche ora seduto al tavolo di fianco a me si è sbilanciato e mi ha raccontato il perchè di quel carrello, ovviamente su mia incalzante e ripetuta richiesta. il tutto in una trentina di parole, centellinate minuto dopo minuto, tra silenzi imbarazzati e sorrisi arrossiti.

"quando ho finito le superiori e mi sono iscritto a fisica i miei compagni mi hanno detto che se fossi andato avanti così avrei avuto bisogno solo del cervello, e quindi avrei usato un carrello per muovermi. sarei diventato solo pensiero".



per fortuna il capodanno vero l'ho fatto con qualche giorno di anticipo, al mare degli italiani, tra presepi di sabbia e notti ghiacciate degne di una brianza dicembrina. l'ho fatto con amici di sempre anche se incontrati per caso solo una volta oltre a questa. condensare tre giorni in poche righe non è facile, perchè non è facile solo nominare andrea, zama, lele, luca, massi, senza sorridere ogni tre secondi e pensare che le cose vanno davvero in modo curioso. perchè attorno a un tavolino andaluso si possono incontrare persone che dopo due anni non è passato nemmeno un giorno. e ti senti a casa, con il cane pecorella, le anime nere, il lettino della nonna, i murales da fellini, le grotte nel tufo, papaline e turbanti, strozzapreti e tagliatelle al ragù (e molto, molto altro).

mercoledì 26 dicembre 2007

beh buon natale a tutti. urge recupero sonno. regali inaspettati questo natale. a volte serve un po' di autostima e di leggerezza. e la campagna brianzola si trasforma subito in colline toscane.

domenica 23 dicembre 2007

il natale porta sorprese più o meno gradite. gatti in ceramica dal paese delle mele, concerti sparsi di carole e non per le chiese della brianza, aperitivi con gruppo di giovani filosofi con cui sarebbe auspicabile approfondire le conoscenze, un chilo in meno rispetto alla settimana scorsa - incredibile ma vero - tanto lo recupero subito, cicciona brufolosa che non sono altro.

finalmente sono in vacanza. con cinque pacchi di verifiche da correggere, tre esami da preparare, l'ennesima tesi da impostare, tre giorni a rimini per ridere, un capodanno da inventare, qualche regalo da comprare, pochi regali da scartare.

nel frattempo le domande sul piercing sono aumentate a dismisura. eccheccavolo ve ne siete accorte ora che ho un orecchino al naso?? prevedo natali litigiosi nelle vostre famiglie. il mio sarà nella norma tendente al basso.

sabato 13 ottobre 2007

Sono troppi i tagli che si devono rimarginare.

La convalescenza è lunga, e anche quando ti sembra di essere guarita c'è un prurito sulla cicatrice che ti ricorda incessantemente la ferita, il dolore, la tristezza dell'impotenza.

Non c'è limite alla sfortuna, poi uno si convince che da qui in poi può risalire, deve risalire, ma quando si è così deboli le gambe tremano e non reggono lo sforzo. Allora si comincia piano, forzando dolcemente i muscoli, e questi stessi muscoli il giorno dopo fanno male, eccome se fanno male, tanto più se ci si è dimenticati di averli.

Fuori c'è la vita, il mondo, che è andato avanti benissimo anche senza di te.