lunedì 28 gennaio 2008

mentre fuori soffiava un vento caldo, quasi infuocato che sbatteva le foglie contro le enormi finestre di un municipio di provincia, dentro un'elegante sala consiliare con stucchi sulle pareti e lampadari in cristallo ho assistito a una conferenza per non dimenticare.

non dimenticare che l'uomo, in preda a deliri di onnipotenza della tanto celebrata "ragione" come unica e infallibile istanza, annientato qualsiasi spirito religioso e adorando al suo posto gli idoli della Perfezione e dell'Efficienza, ha messo in moto e portato avanti sei milioni di volte una macchina spaventosamente perfetta destinata alla produzione di morte, fine a se stessa.

ebrei, zingari, omosessuali, psicotici, disabili, bambini, anziani, donne, malati.

c'è chi dice che hitler sia stato il più grande pedagogista della storia, e a ragione: nessuno come lui è stato in grado di insegnare ai deportati a morire, alle SS ad uccidere, a tutti gli altri a stare zitti.

dio è arrivato in ritardo sei milioni di volte. perchè? è stato cattivo e non ha voluto intervenire? è stato buono ma non ha capito quello che stava succedendo? o forse dio non è onnipotente e quindi non ha potuto intervenire ad Auschwitz?

Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case;

Voi che trovate tornando la sera

Il cibo caldo e visi amici:


Considerate se questo è un uomo

Che lavora nel fango

Che non conosce la pace

Che lotta per mezzo pane

Che muore per un sì e per un no



Considerate se questa è una donna,

Senza capelli e senza nome

Senza più forza di ricordare

Vuoti gli occhi e freddo il grembo

Come una rana d'inverno:


Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole:

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,


Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli:

O vi si sfaccia la casa,

La malattia vi impedisca,

I vostri cari torcano il viso da voi.



Primo Levi

lunedì 21 gennaio 2008

altri pacchi di verifiche...

L'arco di Tito non è proprio un arco ma bensì un arco che ricorda un fatto o una vicenda, insomma un arco commemorativo cioè per glorificare l'imperatore.



Quando la Domus Aurea durante il tempo era andata persa sotto le macerie, alcuni pittori famosi, andando in cerca di avventura [?? che è, indiana jones??], si introducevano in questa grotta per copiare gli affreschi raffigurati alle pareti.



[a proposito del cosiddetto "panneggio bagnato" tipico di Fidia nelle sculture del Partenone]

...la tecnica che è stata utilizzata si chiama "effetto acqua" perchè gli abiti aderiscono perfettamente al corpo e lasciano intravedere il corpo... [quella sua maglietta finaaaa / tanto stretta al punto cheee / mi immaginavo tuttoooo....]

giovedì 17 gennaio 2008

la prof sta facendo i bigliettini per l'esame di domani e spera che non la becchino. ma soprattutto spera che servano a qualcosa. pensatemi tutti intensamente a partire dalle 2.30... infondetemi tutta la scienza (dell'educazione) che è in voi.

lunedì 14 gennaio 2008

suor stefanina

mia nonna aveva una cugina che sessant'anni fa diventò suora ed andò in india a curare i malati.

tornava a casa una volta ogni due o tre anni, ricordo che quando ero piccola il suo ritorno era l'occasione per solenni riunioni di famiglia, con tanto di foto e pranzi al ristorante. era sempre vestita con una tonaca e il velo grigio, nei lineamenti somigliava a quella nonna che io non ho mai conosciuto, aveva una voce dolce, balbettava leggermente, sorrideva sempre, forse perchè un po' miope, e ogni tanto parlava quello strano inglese con accento indiano-brianzolo che aveva imparato per conto suo, probabilmente tenendo in braccio qualche bambino denutrito e sporco, o accarezzando la mano di qualche anziano sdentato. ci raccontava della povertà e dei tifoni che si abbattevano regolarmente su quello che era appena stato costruito: un ospedale, una scuola, delle case, per cui toccava ricostruire tutto nuovamente, e servivano soldi, aspirine, quaderni. perchè i bambini indiani che non avevano soldi per comprare i quaderni scrivevano solo con la matita e quando avevano finito il quaderno cancellavano tutto e riscrivevano sulle stesse pagine. non so se fosse solo una storiella che mi raccontava per farmi sentire fortunata.

regolarmente arrivavano a casa quelle buste per la posta aerea, fatte di carta leggerissima, bordate di rosso e blu, indirizzate a mia mamma con una calligrafia stanca di altri tempi, con una serie infinita di strani timbri e francobolli. ogni lettera era un lungo elenco di disastri, malattie, povertà, dolore, e una mesta richiesta di aiuto, soldi, soldi, soldi, per costruire, portare a termine progetti, curare. chiedeva notizie dei parenti malati, dei piccoli grandi drammi familiari che di fronte a quanto raccontava lei suonavano sempre come una sciocchezza da bambini viziati.

provavo sempre un certo imbarazzo quando, vestiti della domenica, andavamo a mangiare con lei succulenti pasti in ristoranti sciccosi. la osservavo mangiare, lei diceva di mangiare riso e lenticchie e poco altro in india, e si vedeva che era quasi disabituata a tutte le prelibatezze del cibo italiano, che assaporava con una certa soddisfazione.

raccontava che avevano bisogno di aiuto e una volta mi chiese tenendomi la mano, con semplicità e gentilezza, se non volevo andare in india con lei, diventare una suora, per aiutare lei ma soprattutto aiutare i suoi bambini, le sue mamme e i suoi vecchi, "perchè abbiamo tanto bisogno di giovani come te". mi raccontava di lunghi viaggi in aereo, in cui si imbottiva tasche nascoste sotto alla tunica di dollari in contanti, perchè era l'unico modo per portare denaro che non andasse sprecato, che venisse usato nel migliore dei modi, per comprare le medicine, le siringhe, i vaccini.

suor stefanina è morta ultra-ottantenne stamattina, la notizia si sta diffondendo con un sommesso tam tam telefonico che è arrivato fino a qui dall'india. è morta circondata dalle suore della sua congregazione che si sono prese cura di lei in questi ultimi anni in cui lei aveva perso un po' il senno e la salute, tant'è che non tornava in italia da parecchio tempo e sapevamo che non sarebbe tornata più.

era solo una piccola grande suora che ha dedicato agli altri sessant'anni della sua vita, come fanno tante piccole grandi suore in india, in italia, in africa e in america. un po' la invidio per il suo coraggio. curioso come proprio domenica scorsa mi sia capitato di pensare a lei mentre progettavo quello mi piacerebbe fosse il mio prossimo viaggio, proprio in india, possibilmente la prossima estate: più che un viaggio di piacere vorrei raccogliere il suo invito di un po' di anni fa, quando mi chiese di andare da lei, diventare come lei.

non sto pensando di diventare suora, ma sto seriamente pensando che mi piacerebbe donare un po' del mio tempo agli altri. e poi chissà, la provvidenza... suor stefanina diceva sempre così.

il suo funerale verrà celebrato nei prossimi giorni da due vescovi, uno dei quali era un bambino che lei aveva accolto nel suo orfanotrofio tanti anni fa.

domenica 13 gennaio 2008

domenica 6 gennaio 2008

venerdì 4 gennaio 2008

cioè! sto STUDIANDO quella cacca di pedagogia interculturale!!! (prego guardare l'ora)

e prima ho visto il tempo delle mele 2!!! (facciamoci del male)

e fuori nevica, ma solo un pochino (ma è tutto bianco)

e ieri ho mangiato messicano e qualcuno mi ha fatto una bella sorpresa di quelle che non si dimenticano facilmente.

mercoledì 2 gennaio 2008






come degno coronamento di un 2007 alquanto di cacca sono finita imbucata in una cena a cui nessuno mi ha invitato, con una quindicina di sconosciuti in un mega appartamento di un'arredatrice di interni di un paesotto qui vicino, le cui tre figlie hanno organizzato una cena molto fashion con abitini in seta, ballerine d'occasione, nastro rosso e stelline scintillanti con cui affumicarsi allo scoccare della mezzanotte. l'amica che ha avuto pietà di me e ha implorato la (figlia della) proprietaria di casa (nonchè ragazza di un amico del ragazzo dell'amica) ad accogliermi è stata fin troppo gentile e non aveva la minima idea di che razza di serata ci avrebbe aspettato. c'erano due strani personaggi di cui uno ha solo scattato fotografie con la sua D50, e l'altro.. l'altro ve lo devo descrivere perchè se non mi sono innamorata di lui è solo questione di tempo.

è un mito. laureato in fisica, orecchie a sventola coperte da un caschetto di capelli dritti e scuri che incornicia un volto carino, sta scrivendo una tesi di dottorato in matematica pura, per cui è stato all'estero qualche mese. non ha aperto bocca quasi mai. sul suo bicchiere di plastica invece del nome ha disegnato un carrello della spesa. dopo qualche ora seduto al tavolo di fianco a me si è sbilanciato e mi ha raccontato il perchè di quel carrello, ovviamente su mia incalzante e ripetuta richiesta. il tutto in una trentina di parole, centellinate minuto dopo minuto, tra silenzi imbarazzati e sorrisi arrossiti.

"quando ho finito le superiori e mi sono iscritto a fisica i miei compagni mi hanno detto che se fossi andato avanti così avrei avuto bisogno solo del cervello, e quindi avrei usato un carrello per muovermi. sarei diventato solo pensiero".



per fortuna il capodanno vero l'ho fatto con qualche giorno di anticipo, al mare degli italiani, tra presepi di sabbia e notti ghiacciate degne di una brianza dicembrina. l'ho fatto con amici di sempre anche se incontrati per caso solo una volta oltre a questa. condensare tre giorni in poche righe non è facile, perchè non è facile solo nominare andrea, zama, lele, luca, massi, senza sorridere ogni tre secondi e pensare che le cose vanno davvero in modo curioso. perchè attorno a un tavolino andaluso si possono incontrare persone che dopo due anni non è passato nemmeno un giorno. e ti senti a casa, con il cane pecorella, le anime nere, il lettino della nonna, i murales da fellini, le grotte nel tufo, papaline e turbanti, strozzapreti e tagliatelle al ragù (e molto, molto altro).