martedì 20 marzo 2007

è difficile scrivere dopo quello che ci è successo domenica sera.

quando chiudi gli occhi e non sai se li riaprirai. quando il tempo si ferma e non c'è più un prima, un dopo, ma soltanto quell'adesso che non sai dove ti porta. quando non hai nemmeno tempo di affidarti a Dio, ma evidentemente Lui ci ha pensato già per te, e ti fa ascoltare il botto, annusare l'odore degli airbag scoppiati, realizzare che non si sa come ma ci sei ancora, e lui c'è ancora, e sei tutta intera, e lui è tutto intero, un'anima che trema e piange e non capisce, un'altra anima che la consola.

venerdì 16 marzo 2007

sento un prurito sempre più invadente sotto i piedi. bisogna andare. non basta la gita in umbria di fine mese. bisogna approfittare delle vacanze di pasqua per fare un giretto, il problema è stabilire la meta. amsterdam o napoli? uno non vale l'altro, o forse sì. che l'importante è andare...

qualche suggerimento?

mercoledì 14 marzo 2007

mi sto immergendo in un sereno clima di spiritualità francescana, a poco più di due settimane dalla fatidica gita o come si dovrebbe chiamare in maniera più nobile "viaggio di istruzione". spero non si trasformi in un viaggio di distruzione (nè mio, nè degli studenti). gradirei fare le vacanze pasquali senza traumi.

esame di pedagogia questo pomeriggio. un tema scritto a partire da una traccia che chiedeva praticamente tutto il contenuto dei due libri da studiare (che è già tanto se sono riuscita a leggere almeno una volta).

e ora devo decidermi a mettere i voti sulle verifiche da riconsegnare domani in prima. l'alternativa è preparare una lezione e sentirsi dire per tutta l'ora "prof ma quanto ci mette a restituirci le verifiche corrette??". come se prendere un cinque e mezzo adesso o tra due giorni ti cambiasse la vita.

il problema è che non ho voglia di mettermi a pensare una lezione su di un argomento nuovo, quindi mi limiterò a fare la cosa più odiosa (insieme ai consigli di classe): valutare le prestazioni scolastiche con una scala numerica che dovrebbe andare dall'1 al 10. in realtà la parte divertente l'ho già fatta: leggere, penna rossa in mano, tutte le fregnacce che hanno scritto come risposta i miei adorati alunni, e ridere a crepapelle (ma anche strapparsi i capelli) ogni due o tre righe, cercando di capire cosa passasse nel cervello di chi ha scritto cose veramente esilaranti.

devo dire che quando si tratta di interpretare le raffigurazioni presenti sui vasi greci già visti e spiegati in classe, si giunge ad esiti davvero sorprendenti.

un paio di esempi non guastano, se non vi dispiace essere intrattenuti.







Achille e Aiace stanno giocando ai dadi, con lance e scudi e le schiene curve sul tavolo, quasi a seguire i profili dell'anfora, decorata con la tecnica a figure nere su fondo rosso, da Exekias, ceramografo greco, intorno al 540 a.C.



Domanda della prof: Cosa rappresenta questa immagine?



Risposta di R.M. (variante n. 1): "L'immagine rappresenta Achille ed un suo amico intenti a muovere le pedine di un gioco da tavolo" [perchè no, facciamoci una bella partitella a risiko]

Risposta di B.B. (variante n. 2): "L'immagine rappresenta due omini intenti a giocare ad un gioco da tavolo" [poi prendiamo anche l'omino della michelin, l'omino del mulino bianco, e facciamo un bel torneo di monopoli]

Risposta di B.L. (variante n. 3): "L'immagine rappresenta Achille e Diomede [?] che giocano a scacchi."

Risposta di C.B. (variante n. 4): "L'immagine rappresenta due soldati (Achille e Diomede) [?] che giocano a scacchi". [qui qualcuno ha suggerito male a qualcunaltro]

Risposta di S.B. (variante n. 5): "L'immagine rappresenta Achille e Aiace sulla spiaggia che giocano a dadi" [versione estiva della scena]






martedì 6 marzo 2007

super giotto mi fa impazzire. scodinzola talmente forte che muove insieme alla coda anche tutto il sederino!

ogni tanto però penso alla mia gatta vecia. chissà se si è ambientata bene nel posto dove si trova ora. chissà se ogni tanto mi manda una leccatina con quella sua linguetta ruvida e il nasino umido.

a volte penso che voler prendersi cura di un altro gattino sia come tradire la sua amicizia, ma proprio non ce la faccio all'idea di restare senza un esponente del mondo felino. giotto è un cane, cosa ben diversa, per quanto straordinaria. non vedo l'ora che qualche mamma gatta sforni una bella cucciolata di zampine incerte e occhietti ancora chiusi, batuffoli di pelo da cui escono sottili e attutiti miagolii.



per il resto, continuo nella mia folle corsa quotidiana dalla scuola all'università, progettando gite e vacanze, studiando libri su libri, mangiando rabbia al cospetto di qualche ottuso professore.

sabato ho riordinato insieme a emil il mio giardino grasso, togliendo la piccola serra artigianale che a stento ricopriva mr. paletta e i suoi compari, più che mai rigogliosi dopo un inverno mite e generoso. c'è una nuova coinquilina che deve ancora trovare una sistemazione. per ora resta nel suo bel vasetto verde qui vicino a me, sulla scrivania.



domenica è iniziata la vera primavera. è iniziata in un bosco, su una mulattiera in salita che conduce ad un gioiellino della devozione romanica. è iniziata con scarpe scivolose, felpe leggere, crostatine al cioccolato e bastoni artigianali.



ora sento la pioggia fuori dalla finestra. rumore antico, poco frequentato negli ultimi mesi. non è autunno, è solo un'illusione. tra poco il letargo finisce.