martedì 4 agosto 2009

dev'esseci senza dubbio un dio dei viaggiatori benintenzionati

sono gia' immersa da qualche giorno nel portogallo di braga e guimaraes, tra poco vado a porto, e sono gia' passata per santiago e barcellona. il mio viaggio per ora e' lungo una settimana, e' stata una settimana lunga. sembrano passati mesi. forse perche' la distanza da casa quest'anno e' piu' una mancanza. non di qualcosa, ma di qualcuno.


ha fatto caldo, molto caldo a barcellona. il piede destro si e' ribellato dopo aver attraversato la citta' a piedi passando per la rambla, l'exaimple e gracia, e mi ha costretto a due giorni di sosta forzata nella spiaggia della barceloneta. un po' cannaregio, un po' rimini, con le sue case a blocchi rettangolari, i balconi in ferro con i panni appesi, le trattorie di pesce molto rustiche (incredibile da can mano), la sabbia e i topless di dubbio gusto.


ha piovuto, fatto freschino, sopprattutto a santiago, ma la spiritualita' che si respira li' e l'invidia per tutti quei pellegrini che hanno sui piedi e sulle gambe i chilometri percorsi, e sulla bocca un sorriso e una soddisfazione per essere arrivati alla meta, mi ha fatto dimenticare l'umidita' costante nelle case e nelle strade.  ho anche avuto la fortuna di conoscere dei ragazzi di santiago: una rarita' se si conta il numero di pellegrini e turisti al confronto. kiko e alvaro, il primo minatore nazionalista, l'altro latin lover tamarro, incontrati in un bar di pontevedra al pomeriggio e rivisti alla sera in una bettola del fratello di kiko che mi ha anche portato ad una sagra di paese li' vicino con tanto di orchestra di liscio e ragazzine in tiro per le grandi occasioni mondane.


da due giorni invece ho cambiato paese, e non so come possa essere piu' lontano il portogallo dalla spagna per abiutudini e orari. l'ho sperimentato restando senza cena: se in galicia e catalunya si cenava tra le 11 e mezzanotte, qui alle 10 e' tutto chiuso. forse e' un posto piu' "normale", ma mi ero abituata all'anormalita' della spagna, alla sveglia tardi, al pranzo tardi, alla cena tardi, alla nanna tardi.


c'e' da dire che questo ritorno alla "normalita'" e' ampiamente compensato dagli azulejos che decorano le case, le chiese, gli interni e gli esterni, con meravigliosi giochi geometrici e floreali, o poetici racconti in bianco e azzurro di sapore settecentesco.


ho saramago che mi accompagna: una matita per cerchiare i nomi dei posti visitati, la stessa matita per sottolineare frasi che avrei potuto scrivere anche io, magari non cosi' bene, ma altrettanto sentite.


dev'esserci senza dubbio un dio dei viaggiatori benintenzionati.

giovedì 23 luglio 2009

l'estate scivola via come io scivolo nell'acqua del lago alla ricerca di un po' di fresco. non che il caldo mi dispiaccia, anzi, gioisco alle uscite serali in canotta e sandali.

sto iniziando a meditare alla valigia, che quest'anno non dovrà superare i quindici miserrimi chili di ryan air, per quattro lunghe settimane di viaggio tra l'assolata barcellona, la piovosa santiago e il ventoso portogallo.

ho voglia di partire, di incontrare, di imparare, vedere, parlare. ma lascio a casa qualcuno che giorno dopo giorno sta diventando sempre più indispensabile. certo, ritroverò jefferson a barcellona, la mari a porto, forse rob il canadese da qualche parte a qualche punto. ma vorrei infilare in valigia una barbetta incolta con capelli lisci lunghi che incorniciano e dividono un viso carino e gentile, un sorriso timido e sincero, mani sempre impegnate a stuzzicare le mie. forse per la prima volta non sono contenta di stare lontano da casa per così tanto tempo. per fortuna che il viaggio fa cambiare la percezione del tempo, e quattro settimane sembreranno una quindicina di giorni. o forse no?

giovedì 9 luglio 2009

sto ascoltando tanta buona buonissima musica, soprattutto dal vivo.

non so se sia una cosa direttamente legata all'estate, probabilmente in estate ci sono più possibilità.

tanta, tanta musica diversa. con tante meravigliose persone, a iniziare dagli u2 a san siro due sere fa, passando per i sulutumana alla sagra di paese, senza dimenticare i cori del concorso di legnano provenienti da tutto il mondo: giappone, norvegia, cuba, inghilterra..

cosa sarebbe la mia vita senza musica? non lo dico come un'adolescente. lo dico come una quasi trentenne che si dispiace per non aver mai avuto la possibilità di impararla davvero, la musica.

come fanno le persone senza musica? ne conosco tante, che non ascoltano musica, o ascoltano una musica che è quasi spazzatura.

soprattutto, non è esattamente la stessa cosa ascoltarla con un paio di cuffie, o sentirla in una meravigliosa chiesa affrescata nel cinquecento, con gli armonici che riempiono lo spazio e si scontrano con le pareti e le volte, si infrangono contro le colonne o girano intorno creando eco meravigliose, arrivando alle orecchie degli ascoltatori tra scricchiolii di panche, colpi di tosse e fruscii di vestiti.

non è esattamente la stessa cosa ascoltarla da un asettico cd o immersi in uno stadio con settantasettemila persone che cantano all'unisono la stessa melodia, con a fianco qualcuno che entra nello stesso vortice di suoni, di luci, di brividi in cui sei tu.

domenica 28 giugno 2009

ci vuole un po' di coraggio a riprendere la scrittura dopo mesi di abbandono, perlomeno in questa sede.

ma la serata fresca con grilli in sottofondo e gatto affacciato alla finestra, musica corale cubana, l'estate che si presenta in tutta le sue opportunità, e un certo prurito nei polpastrelli, mi suggeriscono le parole, le virgole, i punti e le pause.

classico temporale estivo, quello del tardo pomeriggio, ma visto da una barca sul lago di pusiano, uno dei tanti laghi laghetti laghini disseminati tra le colline della brianza. un aperitivo terminato con dolce in riva al dolce lago un po' arrabbiato a dire il vero, nei colori grigio profondo e verde carico. 

la serata prima trascorsa a parlare di insieme N e aberrazioni marginali, prospettiva come forma simbolica, viaggi fatti e progettati, tè verde al gelsomino e tisana di st. john's worth.

il portogallo che si avvicina, il concerto degli u2 a poco più di una settimana, un'altra notte prima degli esami vissuta dall'altra parte con il dispiacere di lasciare una bella classe, forse per la prima volta.

tanti giri in bici, più di 300 chilometri in un paio di mesi, a scoprire, riscoprire, studiare, ripassare gli itinerari nei boschi, lungo i fiumi e i laghi, sentieri di viandanti e strade asfaltate sotto il sole di mezza estate e di mezzogiorno.

e per stasera basta così.