venerdì 28 novembre 2008

APPELLO PER LA STORIA DELL’ARTE NELLA SCUOLA

APPELLO PER LA STORIA DELL’ARTE NELLA SCUOLA



L’ANISA, Associazione Nazionale degli Insegnanti di Storia dell’Arte, presa visione di un documento

in bozza completo di quadri orari, riguardante i nuovi curricula dei Licei, esprime sconcerto e viva

preoccupazione in merito alla presenza della Storia dell’arte nella Scuola italiana. Come nostro

costume, non vogliamo farne una difesa corporativa, ma solo sollevare un problema di congruità e di

qualità formativa.

In particolare ci sembra del tutto ingiustificato che le ore di insegnamento di Storia dell’Arte

diminuiscano al liceo artistico per evidenti ragioni di indirizzo di studi e, soprattutto, che al liceo

classico, si adotti la scelta penalizzante di assegnare una sola ora settimanale alla disciplina, sia al

biennio che al triennio, laddove il ministro Gelmini si era impegnato ad aumentarne la presenza. Se

infatti ci si ferma ad un puro calcolo aritmetico, rispetto al corso classico tradizionale, la disciplina

aumenta di 1 ora il suo monte orario nel quinquennio (attualmente è presente solo al triennio con 1 ora

nei primi due anni e 2 ore al terzo anno). Ma sul piano dell’efficacia didattica che peso può avere

l’insegnamento di una disciplina per una sola ora settimanale, specialmente nell’anno finale quando la

Storia dell’arte è il perno su cui ruotano la maggior parte dei percorsi interdisciplinari che gli studenti

elaborano per gli esami orali?

Senza parlare del fatto che, vista l’infondatezza didattica di un insegnamento con una unica ora

settimanale, nella maggior parte dei licei classici sono da anni in atto sperimentazioni consolidate che

vedono la presenza della disciplina per 2 ore settimanali per cinque anni per cui, di fatto, il previsto

scenario dimezzerebbe non innalzerebbe il monte orario del suo insegnamento.

Si chiede pertanto di assicurare agli studenti della Scuola italiana e, in particolare, a quelli del liceo

classico ed artistico, un insegnamento della storia dell’arte adeguato affinché si possa garantire in modo

efficace la formazione disciplinare e culturale dei nostri studenti. Infine, se vogliamo che i cittadini di

domani difendano i principi enunciati nell’art.9 della Costituzione, occorre che conoscano il

patrimonio storico-artistico che saranno chiamati a salvaguardare. O è proprio questa consapevolezza

che si vuole cancellare?

Clara Rech

Presidente Nazionale ANISA per l’educazione all’Arte
Ieri sera sono stata all'inaugurazione di una mostra di pessima "arte" contemporanea in una chiesa sconsacrata vicino al tribunale di como, quello di olindo e rosa per intendersi, appena fuori dalle mura antiche della città.

mi ha attirato il volantino visto in biblioteca: "verranno forniti assaggi di cioccolato abbinato alle diverse opere d'arte fino a esaurimento scorte".

convinta che le scorte fossero già esaurite all'ora in cui sono arrivata io, sono invece riuscita ad accaparrare un sacchettino di cioccolatini e ho iniziato ad aggirarmi per pessime installazioni ammassate con finto stile negli spazi affascinanti della chiesa vuota, seguendo le istruzioni  e mangiando i diversi cioccolatini (nocciola, fondente, al latte, ai cereali) a seconda dei settori della chiesa.

la musica di sottofondo era pessima come le opere: un'accozzaglia di versioni pop dello stabat mater di pergolesi mischiata a musica commerciale di serie b.

si salvavano due o tre opere che potevano avere un futuro nel bagno di qualche capriccioso riccone ignorante, ma le altre erano davvero pateticamente vuote. c'era anche un artista che elencava i significati di insulse tavole che scimmiottavano i generali di baj con un misto di basquiat e keith haring dei poveri, dicendo: questa linea vuol dire questo, questi punti invece quest'altro, questi inserti ricordano questa cosa ecc. io intanto pensavo che piuttosto avrei preferito risolvere i rebus della settimana enigmistica.

oltre a mangiare il cioccolato il mio scopo era anche quello di incontrare l'uomo della mia vita, un trentenne molto figo e intellettualoide, interessato all'arte, possibilmente benestante e di como.

ma ovviamente mi è andata meglio col cioccolato.

mercoledì 19 novembre 2008

domani vado a venezia per un funerale.

l'occasione non è delle più felici. se n'è andata una parente alla lontana, anziana e malata da tempo, ma non riesco a contenere l'eccitazione per tornare in laguna, anche se si tratterà di una toccata e fuga. non credo ci sarà acqua alta, come all'ultimo funerale a cui ho partecipato, con tanto di motoscafo diretto all'isola di san michele, ovvero al cimitero dei veneziani.

dovrebbe essere una perfetta giornata di sole e freddo, una di quelle giornate che tanto mi mancano dei miei anni universitari. una di quelle giornate trascorse da una biblioteca all'altra, in diverse parti della città, camminando con la sciarpa al collo e i riflessi del sole nell'acqua scintillante dei canali, che accendono gli intonaci scrostati dei palazzi.

vorrei fare un salto in università, catturare una frazione di lezione a san sebastiano. chissà che lezioni ci sono domani verso l'ora di pranzo.

vorrei passare in dipartimento, salutare il mio prof di tesi e qualche ex compagno che non si è staccato dall'ambiente universitario, ma non metto piede in dipartimento da troppo tempo, e so che la sede è cambiata, e mi sentirei spersa senza più le mie stanzine di palazzo querini con i pavimenti inclinati che rimbalzano, i corridoi affollati di studenti accampati in attesa dei ricevimenti, la certezza di trovare qualcuno con cui scambiare qualche parola.

sabato 15 novembre 2008

da www.medicinaepersona.org



ELUANA ENGLARO: IL PRIMO CASO DI OMICIDIO LEGALE IN ITALIA

Non può essere che questo il titolo di un comunicato stampa che dica la verità sulla intera vicenda

di Eluana. Non esistendo in Italia una legge sull’eutanasia, quello di Eluana è un omicidio

perpetrato per via legale, ottenuto cioè con l’autorizzazione dei giudici. Da oggi nel nostro paese si

potrà uccidere - quando si vorrà - malati stabili, cronici, inguaribili: pazienti in stato vegetativo,

pazienti in condizioni terminali, anziani non più utili alla società, insomma chiunque abbia

“presumibilmente” chiesto di poter morire e in condizioni di non poter più cambiare idea o di

chiedere aiuto, mediante la sospensione di acqua e cibo, magari dopo aver consultato un giudice.

E’ questa la società che volevamo, quella in cui vogliamo vivere?

I giudici hanno

- delegittimato la Costituzione Italiana

- agito contro il Codice Civile e contro il Codice Penale

Loro non saranno imputabili: immuni grazie all’autorità che gli è riconosciuta. Loro non saranno

imputabili: chi uccide in un altro modo sì.

Ci si deve domandare: “Come mai oggi il colpevole, colui che uccide, non è imputabile?”

La risposta è tutta nell’atteggiamento di bieco pietismo - tipico del nostro tempo - dietro il quale si

nasconde una logica per nulla nuova nella storia. Questa logica è la stessa adottata durante la

seconda guerra mondiale: oggi, per questa stessa logica ideologica, in nulla differente da quella di

allora, si eliminano i più deboli e gli indifesi.

Ha vinto una interpretazione del diritto della persona inteso come “autodeterminazione”, che

rappresenta una forzatura rispetto a quanto affermato nel Codice di Deontologia medica e nella

stessa Costituzione.

Hanno avuto la meglio la cattiva coscienza e la possibilità di arbitrio su chi è degno di vivere e chi

no.

Da questa logica è stata sfidata la saggezza della sovranità popolare che ha dato origine alla nostra

Costituzione, e la cultura che essa ha generato.

Questa logica alla fine ha prevalso.

Quanto è accaduto è tanto più preoccupante perché ormai nessuna legge potrà più essere rispettata:

ormai certi giudici aggirano le leggi - anche quelle esistenti - e creano una nuova era, quella

dell’etica del più forte sul più debole, con l’ausilio del diritto. Ma non eravamo partiti da una

giustizia uguale per tutti?

Non dovrebbe essere, questo, ancora oggi, lo scopo della giustizia?

Che vergogna.

Medicina e Persona

13 novembre 2008