Il blog.
Questo strumento obsoleto e fuori moda che qualche anno fa era LO strumento.
Non so esattamente cosa mi abbia guidato sino a qui, fatto sta che rileggermi saltellando qua e là per i miei anni venti (e inizio trenta) mi ha fatto prudere le dita e le ha indirizzate sulla tastiera del mio Macbook nuovo fiammante, su cui rimbalzano amabilmente mentre le parole mi singhiozzano per la testa.
Non so bene di cosa scrivere. Forse è semplicemente una disabitudine al formulare pensieri più lunghi di poche parole per accompagnare una foto o un video su Facebook. Tutta colpa di Facebook. E degli Smartphone. Dove, per carità, grazie alla funzione di dettatura i messaggi inviati tramite WhatsApp diventano piuttosto lunghi senza troppo sforzo, ma non possono raggiungere lo scopo di un diario che chissà chi leggerà dopo anni di totale inutilizzo.
E poi per dire cosa? Parlare di me nel vento? Tra poco compirò trentasette anni suonati, un po' troppi per perdere tempo rincorrendo le parole. Tuttavia quando mi rileggo trovo i miei scritti così indispensabili, e così vivi. Mi tornano in mente i tempi che furono, che tutto sommato non sono così distanti, eppure mentre la vita si accumula sulla strada che mi lascio alle spalle sembra diminuire le distanze. Se penso alla mia adolescenza, ogni anno - quello dei quindici e poi quello dei sedici, e quello dei diciassette e infine dei diciotto - mi sembrava unico, tendente all'infinito, così pieno e ricco. Poi, ad un certo punto sul finire dei venti, mi sono ritrovata a trentasei anni suonati, con un marito, una figlia (eh sì, una figlia, anche se di soli quattro mesi!) e il tempo che corre sempre più veloce.
Impossibile che quel taglio drastico dei capelli sia stato già due anni fa! Incredibile come il pancione in cui per nove mesi ho portato Agata sia cosa dell'anno passato. Inaccettabile che l'ultimo vero viaggio extra europeo risalga al giro in Thailandia del 2013. Che detto in questo modo mi fa pensare che dopotutto sono passati solo tre anni e qualche mese, ma nei ricordi mi sembra di dover pescare molto più indietro, in una sorta di preistoria della mia vita da adulta. Come se la gravidanza mi avesse fatto saltare a piè pari un intero ciclo di stagioni: inverno, primavera, estate, autunno. Volatilizzate, tra cambiamenti lavorativi, chili accumulati, bruciori di stomaco e curiosità per una nuova vita che pian piano si faceva spazio nella mia pancia, prima ancora che nella mia testa.
Certo non è solo colpa della gravidanza se tutto si è accelerato. Probabilmente è così che succede a tutti una volta terminata quella fase che si chiama "giovinezza" e si entra finalmente nell'età adulta. Il mezzo del cammin di nostra vita. Ricordo ancora quando la prof di lettere al liceo ci ha detto che Dante ne aveva trentacinque di anni. Quasi un vecchio per la diciassettenne di terza liceo che la ascoltava rapita.
Mi vedranno così i miei futuri alunni: ormai non posso più giocare a fare la prof giovane anche se ci sono prof molto più vecchi di me. La distanza si nota eccome, almeno in termini di gusti musicali e di abitudini "sociali". Snapchat e Ed Sheeran, sbocciare (non di fiore ma di bottiglie) e BFF. Questo è quanto sono riuscita a carpire dai discorsi dei ragazzi al di fuori delle interrogazioni su Michelangelo e compagnia bella, ma sono sicura di essere già rimasta indietro, non fosse altro che tra astensione obbligatoria per maternità e vacanze estive la mia routine quotidiana si è pesantemente modificata negli ultimi sei mesi e non frequento più quindicenni se non in rarissime occasioni. Ma ben presto ricomincerò a farlo e non vedo l'ora!
Sono forse una madre degenere? Ultimamente me lo chiedo spesso, paragonandomi ad altre mamme che conosco. Ma non potrei comportarmi altrimenti, anche se quattro mesi fa quella piccola creatura ha fatto irruzione nella mia vita nel momento in cui me l'hanno appoggiata sul cuore ancora umida e urlante e l'ha cambiata per sempre.
Questo strumento obsoleto e fuori moda che qualche anno fa era LO strumento.
Non so esattamente cosa mi abbia guidato sino a qui, fatto sta che rileggermi saltellando qua e là per i miei anni venti (e inizio trenta) mi ha fatto prudere le dita e le ha indirizzate sulla tastiera del mio Macbook nuovo fiammante, su cui rimbalzano amabilmente mentre le parole mi singhiozzano per la testa.
Non so bene di cosa scrivere. Forse è semplicemente una disabitudine al formulare pensieri più lunghi di poche parole per accompagnare una foto o un video su Facebook. Tutta colpa di Facebook. E degli Smartphone. Dove, per carità, grazie alla funzione di dettatura i messaggi inviati tramite WhatsApp diventano piuttosto lunghi senza troppo sforzo, ma non possono raggiungere lo scopo di un diario che chissà chi leggerà dopo anni di totale inutilizzo.
E poi per dire cosa? Parlare di me nel vento? Tra poco compirò trentasette anni suonati, un po' troppi per perdere tempo rincorrendo le parole. Tuttavia quando mi rileggo trovo i miei scritti così indispensabili, e così vivi. Mi tornano in mente i tempi che furono, che tutto sommato non sono così distanti, eppure mentre la vita si accumula sulla strada che mi lascio alle spalle sembra diminuire le distanze. Se penso alla mia adolescenza, ogni anno - quello dei quindici e poi quello dei sedici, e quello dei diciassette e infine dei diciotto - mi sembrava unico, tendente all'infinito, così pieno e ricco. Poi, ad un certo punto sul finire dei venti, mi sono ritrovata a trentasei anni suonati, con un marito, una figlia (eh sì, una figlia, anche se di soli quattro mesi!) e il tempo che corre sempre più veloce.
Impossibile che quel taglio drastico dei capelli sia stato già due anni fa! Incredibile come il pancione in cui per nove mesi ho portato Agata sia cosa dell'anno passato. Inaccettabile che l'ultimo vero viaggio extra europeo risalga al giro in Thailandia del 2013. Che detto in questo modo mi fa pensare che dopotutto sono passati solo tre anni e qualche mese, ma nei ricordi mi sembra di dover pescare molto più indietro, in una sorta di preistoria della mia vita da adulta. Come se la gravidanza mi avesse fatto saltare a piè pari un intero ciclo di stagioni: inverno, primavera, estate, autunno. Volatilizzate, tra cambiamenti lavorativi, chili accumulati, bruciori di stomaco e curiosità per una nuova vita che pian piano si faceva spazio nella mia pancia, prima ancora che nella mia testa.
Certo non è solo colpa della gravidanza se tutto si è accelerato. Probabilmente è così che succede a tutti una volta terminata quella fase che si chiama "giovinezza" e si entra finalmente nell'età adulta. Il mezzo del cammin di nostra vita. Ricordo ancora quando la prof di lettere al liceo ci ha detto che Dante ne aveva trentacinque di anni. Quasi un vecchio per la diciassettenne di terza liceo che la ascoltava rapita.
Mi vedranno così i miei futuri alunni: ormai non posso più giocare a fare la prof giovane anche se ci sono prof molto più vecchi di me. La distanza si nota eccome, almeno in termini di gusti musicali e di abitudini "sociali". Snapchat e Ed Sheeran, sbocciare (non di fiore ma di bottiglie) e BFF. Questo è quanto sono riuscita a carpire dai discorsi dei ragazzi al di fuori delle interrogazioni su Michelangelo e compagnia bella, ma sono sicura di essere già rimasta indietro, non fosse altro che tra astensione obbligatoria per maternità e vacanze estive la mia routine quotidiana si è pesantemente modificata negli ultimi sei mesi e non frequento più quindicenni se non in rarissime occasioni. Ma ben presto ricomincerò a farlo e non vedo l'ora!
Sono forse una madre degenere? Ultimamente me lo chiedo spesso, paragonandomi ad altre mamme che conosco. Ma non potrei comportarmi altrimenti, anche se quattro mesi fa quella piccola creatura ha fatto irruzione nella mia vita nel momento in cui me l'hanno appoggiata sul cuore ancora umida e urlante e l'ha cambiata per sempre.