undici su diciotto circa.
i banchi a ferro di cavallo hanno aiutato a ricostruire un elenco pseudoalfabetico che non sentivamo pronunciare da nove anni e, complice la tecnologia che a volte rima con nostalgia, ci siamo ritrovati nel parcheggio davanti a scuola.
c'era la femme fatale che fa la giornalista e mi ha recuperato con la sua micra alla stazione, sta con un argentino conosciuto nel bar dove lavorava sin dai tempi del liceo, quando il sabato mattina alla prima ora ronfava durante filosofia per recuperare il sonno perso dietro al bancone.
c'era il copywriter che deve ancora laurearsi e va in giro con un paio di occhialoni neri da intellettuale filosofo letterato e si stropiccia le mani mentre ti spiega le cose, proprio come faceva durante le interrogazioni di storia dell'arte e letteratura italiana.
c'era la collega rappre(sentante degli studenti insieme a me nella lista "le matite spezzate continuano a disegnare") che si è sposata con il suo moroso mr. oasis dei tempi del liceo e segue bambini sordomuti accompagnandoli dall'asilo al liceo.
c'era la stilista in erba con la pelle di velluto uscita dallo ied che ha odiato lavorare con dolce (stefano) e ora idolatra la sua nuova capa donatella (versace) per il piattume del suo naso e il suo volto simile a una vera opera plastica.
c'era la gallerista d'arte part time che nel tempo più o meno libero porta in giro per il mondo le persone e lavora per una società che organizza assaggi enogastronomici.
c'era la grafica pubblicitaria che lavora per un mobilificio brianzolo nel settore cataloghi e fiere e ogni tanto compare in qualche foto stile calendario (vestito) con il suo sorriso smagliante di sempre e la risata contagiante.
c'era lo sbruffone che al liceo non ha mai combinato niente ma ha le mani in pasta in mille giri tra politica e regione lombardia e o lo ami o lo odi (e io lo amo perchè insomma non è che ci fosse molta scelta con soli due maschi in classe).
c'era la quasi mamma che restaura mobili e l'anno scorso ha dato alla luce letizia maria, piccola creaturina vissuta solo mezzora ma tanto voluta e tanto amata, che tra poco avrà un fratellino che proteggerà e seguirà dal cielo.
c'era l'impiegata di banca che non si capisce come abbia fatto a finire in banca dopo il liceo artistico ma tant'è (e se la spassa anche, e ci va in bicicletta)
c'era la "flower artist" che dimostra come purtroppo chi esce dall'accademia nel 99% dei casi se la cava come riesce, con un lavoro di fiorista ereditato dalla famiglia e la flemma costante dal primo giorno della prima liceo.
mancava l'illustratrice freelance con un sacco di talento che si è appena trasferita a londra con il neomarito, la quasi avvocatessa aspirante miss padania che ha tirato un mega pacco all'ultimo minuto, la pazza con i capelli da medusa che è stata forse l'unica vera artista della classe e e poche altre pulzelle dal non ben precisato impiego e impegno.
dimenticavo... c'ero io, che proprio dal liceo non ho mai voluto andarmene, e ci sono ancora adesso.
giovedì 16 ottobre 2008
mercoledì 1 ottobre 2008
grandi finestre danno su un palazzo elegante in centro, la luce e i rumori di una città per quanto piccola mi fanno compagnia da stasera. sono in una stanza in cui tutto rimbomba, arredata con un'accozzaglia di mobili risalenti agli anni '50-'60-'70-'80, tende carine e una luce rosata data dalle pareti salmone.
mi sono trasferita part time in quel di como, città lacustre malinconica già di per sè, insieme ad una mia collega.
è stato traumatico, a causa di una mamma che per il troppo bene non vuole lasciarmi andare, anche se part time, anche se poco lontano da casa.
sensi di colpa a parte, che mi attanagliano da settimane e faticano a lasciarmi stare, è una bella sensazione avere una stanza da dipingere, il cibo da comprare e cucinare, la sveglia non più a orari incredibili.
sono egoista? forse.
ho bisogno di distrarmi, mi mangerò una mela verde pensando al bel weekend passato con jefferson dopo i giorni bostoniani dell'estate, stavolta a zonzo nell'italia delle province, scoprendo scorci inaspettati di cortili medievali a due passi dal lago, dalla mia nuova casa, e viuzze sull'acropoli bergamasca in un dolce sole settembrino.
mi sono trasferita part time in quel di como, città lacustre malinconica già di per sè, insieme ad una mia collega.
è stato traumatico, a causa di una mamma che per il troppo bene non vuole lasciarmi andare, anche se part time, anche se poco lontano da casa.
sensi di colpa a parte, che mi attanagliano da settimane e faticano a lasciarmi stare, è una bella sensazione avere una stanza da dipingere, il cibo da comprare e cucinare, la sveglia non più a orari incredibili.
sono egoista? forse.
ho bisogno di distrarmi, mi mangerò una mela verde pensando al bel weekend passato con jefferson dopo i giorni bostoniani dell'estate, stavolta a zonzo nell'italia delle province, scoprendo scorci inaspettati di cortili medievali a due passi dal lago, dalla mia nuova casa, e viuzze sull'acropoli bergamasca in un dolce sole settembrino.
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