martedì 18 marzo 2008

oggi pranzavo col sole in faccia su una panchina in piazza cavour, a como, cercando di non impiastrarmi le mani con un'arancia troppo succosa e morbida, dalla buccia del tipo impossibile-da-sbucciare-senza-fare strage, forse a causa della permanenza per un paio di giorni nella mia borsa in lana cotta che sta iniziando ad essere un po' eccessiva per la stagione attuale.

c'è una sorta di mercatino con le bancarelle in legno di pino riciclate da natale, vicino a cui hanno disposto secondo uno schema piuttosto kitsch alcuni ulivi in grandi vasi che si alternano a piante di limoni in vaso e ad un giardino di erba al metro riportata da chissà quale allevamento di verde, con ciottoli sbiancati con agenti chimici di quelli che vanno tanto nei giardini più in.

mentre facevo un elenco silenzioso nella mia testa di tutti gli elementi kitsch e assolutamente evitabili che adornano la piazza in questi giorni (e come dimenticare un fantastico pozzo finto antico e finto pozzo in ferro battuto, proprio nel centro della composizione, cui si arriva tramite un vialetto chiuso da un cancelletto di altrettanto ferro battuto finto antico) due sciurette che passeggiavano lì vicino si sono fermate a rimirare le piante di limone, con questi meravigliosi limoni di sorrento pronti al punto giusto per farci un bel po' di limoncello, tutti gialli, senza imperfezioni, maturi al punto giusto..

io ammiro insieme a loro questo ben di dio di acido citrico e luce del sole e mi accorgo che i frutti gonfi e maturi sono attaccati ai rami degli alberi tramite un picciolo troppo verde e sottile per non essere.. fil di ferro.

mi sono alzata, ho buttato le bucce in un cestino piantato sul selciato al pari di un ulivo in tinozza o di un pozzo finto, e sono andata in giro con le mani appiccicose per protesta.

1 commento:

  1. sono le piccole cose a renderci grandi. come anche mangiare delle arance e crederci in protesta.

    RispondiElimina