venerdì 24 novembre 2006

questa ve la devo raccontare



all'inizio della seconda ora di lezione in 2^GE una ragazzina in prima fila, che potrebbe essere la Britney Spears della scuola, mi chiede con un sorriso raggiante a metà tra il "ti voglio far perdere un po' di tempo" e il "questo glielo devo troppo chiedere perchè, se è come sospetto, ho un occhio incredibile!":



"PROOOOOOFFF! ma lei è di milano???"



io la guardo un po' strano e dico:

"no, sono di un paesino in provincia di como, l'ho già detto la volta scorsa"



e tutti i compagni:

"scemaaa non te lo ricordi?????"



"ma io la volta scorsa non c'ero! ma prooooofff! dove ha comprato quella felpa bellissima??? io ne ho una uguale alla sua però col cappuccio, e l'ho presa in un negozio a milano!"



cioè.



io ho dovuto abbassare gli occhi e guardare quale felpa avevo tirato fuori a caso dall'armadio il mattino e mi  ero messa addosso. e mi sono accorta che sì, l'avevo presa a milano in un negozio molto carino con felpine un po' alternative. e lei gongolava. letteralmente.

almeno una me la sono conquistata.

lunedì 20 novembre 2006

ieri sera ho fatto la cartella.

con tanto di libri, quaderno, astuccio.

stamattina ho preso l'autobus che ovviamente era in ritardo.

sono entrata a scuola al suono della prima campanella, ma non sono andata dritta in classe: sono passata in aula professori, ho lasciato lì la giacca e ho preso con me il registro di classe oltre a quello del professore. che sarei io.

davvero una strana sensazione.

non ho avuto il tempo di realizzare che stavo entrando in una classe come prof, che ero già lì, con tutti gli alunni in piedi a dire in coro: buongiooooorno professoressa.

ihihih. volevo mettermi a ridere, ma mi sono messa a fare l'appello.

stamattina ho fatto passare cinque classi diverse, per un totale di un centinaio di facce. inutile dire che imparerò i nomi l'anno prossimo.

ma è stato proprio divertente.

ora però sono distrutta.

domenica 19 novembre 2006

mi è scesa una lacrimuccia ieri quando ho abbracciato il mio capo per salutarlo e ringraziarlo di tutto. mi sono licenziata dal lavoro in galleria. non perchè non mi trovassi bene, ma per tutta una serie di coincidenze che mi hanno portato a compiere scelte, ad accettare al volo proposte, a stravolgere un pochino la mia vita.

da lunedì si cambia. divento una prof di storia dell'arte in un liceo privato.

una prof di soli ventisei anni alle prese con ragazzine che hanno in mente tutto tranne che la storia dell'arte. ragazzi in piena tempesta ormonale, brufolosi o già super sciccosi, imbambolati cresciuti nell'ovatta o già super-sgamati. i miei alunni più grandi avranno 6-7 anni in meno di me.

sono allo stesso tempo terrorizzata e incuriosita dall'impatto di domani mattina.

non dimenticherò di riportare le chicche degli alunni. sono sicura che mi farò delle grasse risate.


sabato 18 novembre 2006

l'angolo della pubblicità

sono in attesa del mio nuovo pc.

basta perdere le ore ad aprire un'immagine, basta con la ventolina che va a mille e fa aumentare di un grado all'anno la temperatura della terra, basta con i 200 mega disponibili rimasti sul disco fisso che misura poco più di un dvd.

così ho deciso di affidarmi a dei professionisti seri che svolgono con passione il loro lavoro e riescono a darti dei buonissimi portatili a prezzi convenienti. guardare per credere! www.canalescuola.it

(sembra un po' la pubblicità dell'aiazzone che facevano su telelombardia quando ero piccola).

(ma vi consiglio sul serio di rivolgervi a loro per comprare il vostro prossimo pc!!)





per concludere, la frase del giorno, di autore senza nome, un ragazzino sui dodici anni in treno oggi:



"E' impossibile che Dio ha creato solo noi, perchè c'è uno spreco di spazio!

Oppure Dio non ha gusto per l'arredazione".

venerdì 17 novembre 2006

non ho ancora firmato il contratto, ma mi è stato dato il registro, l'orario, i libri di testo, una pacca sulle spalle di "buona fortuna". ne avrò bisogno tanta, ora che divento PROF!!!

martedì 14 novembre 2006

barna

mi sono persa una domenica coi fiocchi e il vento caldo. chissà se c'era il vento caldo anche a genova.

per consolarmi sono andata in un luogo magico, non lontano da casa, sopra al lago. sono tornata indietro di dieci anni abbondanti, quando per la prima volta ho osservato il giorno rubare il cielo alla notte senza aver chiuso occhio, avvolta in pesanti coperte di lana in un prato in declivio con una delle vedute più incantevoli del lago, dove i due rami si uniscono, o si dividono, a seconda dei punti di vista.

avevo al collo una sciarpona di lana bianca che avevo cosparso di profumo. un profumo di frutti selvatici, leggermente asprigno, che mi piacerebbe ritrovare perchè sono certa che mi riporterebbe indietro in un batter d'occhio. o di ali.

ricordo di essermi lavata la faccia al mattino, prima di ripartire, con l'acqua della fonte nella piazzetta del paese, un borgo vicino a Plesio, dimenticato e pressochè deserto in una notte di novembre. avevo quindici anni e tutto era così prezioso, unico. forse perchè stavo sperimentando il mondo, con la consapevolezza di farlo per la prima volta.

ero andata con il mio gruppetto di amici dell'oratorio, accompagnata dal prete che poi ci aveva abbandonati lasciandoci in balia di qualche ragazzo poco più grande di noi, e la notte si era trasformata in un divertente gioco di canti a squarciagola, corse nei vicoli silenziosi del paese, intrallazzi amorosi, visite nelle camere dei ragazzi, fino a quando non avevo scoperto questo praticello poco lontano e mi ci ero trasferita ad aspettare il giorno con la guenda, soprannome della mia migliore amichetta di allora. ci eravamo giurate eterna amicizia. non avremmo mai dimenticato quell'alba. e io, in effetti, la ricordo ancora alla perfezione. non so se sia lo stesso per lei, che nel frattempo ha "divorziato" da me, ha giurato eterna amicizia ad una smorfiosetta che l'ha portata nella sua casa in sardegna un'estate, e ora è avanti anni luce rispetto a me, con due bimbe, un fidanzato, una casa.

chissà se lei è mai tornata su quel prato.



lunedì 6 novembre 2006

questa sera sono stata a trovare peppo, il mio prof di disegno del liceo, con il quale sono ancora in contatto.



credo che tutti abbiano avuto almeno un professore, durante gli anni della scuola, dal quale sono rimasti affascinati. forse non tutti hanno avuto un professore che ogni tanto li invita a casa una domenica sera, o un pomeriggio qualsiasi, come vecchi amici, per fare quattro chiacchiere e tenersi aggiornati sulle rispettive vite.



è un omino piuttosto piccolo, sempre vestito di nero, tanto che qualcuno lo scambia per un becchino. indossa sempre un cappello a falde nero e anfibi troppo grandi per la sua corporatura gracile, oltre ad un toscanello quasi nero che fuma di tanto in tanto. rimasto uguale negli anni, non l'ho mai sentito alzare la voce, non ha mai dovuto alzare la voce.

la sua saggezza è tanto grande quanto è grande la sua umiltà.

ha delle belle dita nodose, con le quali teneva il pennello in un modo tutto particolare. sono anni che non lo vedo più con un pennello in mano, essendo anni che ho finito il liceo, ma ricordo ancora alla perfezione come si comportava, mentre girava tra i nostri cavalletti nelle adorate ore di disegno dal vero, proponendo consigli e spunti per le nostre piccole grandi opere d'arte. non lo afferrava con forza: lo accarezzava gentilmente, allo stesso tempo con sicurezza, e tracciava linee esperte e tremolanti, che racchiudevano in un contrasto tra il bianco del foglio e il nero della china una quantità di sfumature sorprendenti.

non ha mai messo paletti ai suoi studenti, anzi li ha sapientemente diradati, aprendo strade che intuiva in ciascuno di loro, facendo loro assaggiare a piccoli bocconi la complessità dell'arte, la complessità della vita.



peppo mi ha fatto amare la china nera, la durezza del segno di una xilografia, il miracolo della stampa fotografica in bianco e nero. mi ha insegnato a guardare dentro alle cose. anche alle più piccole. a collegare l'arte disegnata con quella pensata, la letteratura con la filosofia. mi ha sussurrato con modestia e generosità quanto sia importante esprimere il proprio io, non importa come, e nemmeno perchè.

sabato 4 novembre 2006

mentre sciolgo sul palato un pezzo di kinder maxi tutto il mondo si investe di una patina di scioglievolezza cioccolatosa che rende passabile anche un intero sabato di lavoro, dopo qualche giorno trascorso nel paese delle mele.



non ci sono solo mele lassù. ci sono foglie che rincorrono il vento freddo attraversando la strada con fare frettoloso. c'è la luna quasi piena che indica il sentiero bianco nel bosco e proietta lunghe ombre d'argento ossidato. c'è un castello sul cucuzzolo di una collina con una caverna piena di cristalli, una torre piena di buddha, e la musica e le parole di blowing in the wind in loop.



bisogna conservare la magia. bisogna.



non è facile però.

non è facile quando la tua famiglia non accetta il fatto che sei diventata grande e hai bisogno dei tuoi spazi, e che no, non sarà mai più come era una volta, con il pomeriggio trascorso sulla scrivania a disegnare. non è facile quando ti assalgono i sensi di colpa, quando vorresti essere meno egoista ma non puoi, quando sai che li stai deludendo ma è così che si guadagna la libertà, che è per la libertà che sono stata creata e forse se lo sono dimenticato. o non l'hanno mai saputo.