lunedì 6 novembre 2006

questa sera sono stata a trovare peppo, il mio prof di disegno del liceo, con il quale sono ancora in contatto.



credo che tutti abbiano avuto almeno un professore, durante gli anni della scuola, dal quale sono rimasti affascinati. forse non tutti hanno avuto un professore che ogni tanto li invita a casa una domenica sera, o un pomeriggio qualsiasi, come vecchi amici, per fare quattro chiacchiere e tenersi aggiornati sulle rispettive vite.



è un omino piuttosto piccolo, sempre vestito di nero, tanto che qualcuno lo scambia per un becchino. indossa sempre un cappello a falde nero e anfibi troppo grandi per la sua corporatura gracile, oltre ad un toscanello quasi nero che fuma di tanto in tanto. rimasto uguale negli anni, non l'ho mai sentito alzare la voce, non ha mai dovuto alzare la voce.

la sua saggezza è tanto grande quanto è grande la sua umiltà.

ha delle belle dita nodose, con le quali teneva il pennello in un modo tutto particolare. sono anni che non lo vedo più con un pennello in mano, essendo anni che ho finito il liceo, ma ricordo ancora alla perfezione come si comportava, mentre girava tra i nostri cavalletti nelle adorate ore di disegno dal vero, proponendo consigli e spunti per le nostre piccole grandi opere d'arte. non lo afferrava con forza: lo accarezzava gentilmente, allo stesso tempo con sicurezza, e tracciava linee esperte e tremolanti, che racchiudevano in un contrasto tra il bianco del foglio e il nero della china una quantità di sfumature sorprendenti.

non ha mai messo paletti ai suoi studenti, anzi li ha sapientemente diradati, aprendo strade che intuiva in ciascuno di loro, facendo loro assaggiare a piccoli bocconi la complessità dell'arte, la complessità della vita.



peppo mi ha fatto amare la china nera, la durezza del segno di una xilografia, il miracolo della stampa fotografica in bianco e nero. mi ha insegnato a guardare dentro alle cose. anche alle più piccole. a collegare l'arte disegnata con quella pensata, la letteratura con la filosofia. mi ha sussurrato con modestia e generosità quanto sia importante esprimere il proprio io, non importa come, e nemmeno perchè.

3 commenti:

  1. Che bello questo ritratto! :-)

    Brain

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  2. Un peppo nella vita lo abbiamo tutti. A volte non è nemmeno un professore ma un semplice amico o qualcuno che non si ha mai avuto il piacere di conoscere. Anche io ho avuto diversi peppo, maestri di vita e di esperienze, cultori della saggezza. Ad esempio adesso ne ascolto uno, si chiama Fabrizio De André.

    Capisco bene la sensazione che descrivi, a prescindere dal fatto che l'hai fatto con la tua solita magia!

    Un bacio.

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  3. ebbi la fortuna di incrociar alcuni 'Peppo's nel corso dei musicali studi e della vita in genere.

    sarà che quando c'è da trasmetter un'arte si deve andar oltre, chè è inevitabile.

    sarà che si viene a creare un livello di comunicazione che sta nel riconoscere 'sfumature' ai più invisibili, per la complicità del linguaggio comune.

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