lunedì 14 novembre 2005

piccoli grandi uomini


Quest'omino che si inchina impacciato, stropicciandosi nervosamente le mani e mandando lievi baci con un goffo soffio verso il pubblico è proprio lui carini, quello che siete abituati a ricordare con i capelli ricci neri, gli occhiali scuri, l'abbigliamento trasandato e la faccia seminascosta dal trabiccolo per l'armonica, catturato in qualche fotografia in bianco e nero di una trentina di anni fa.


Gli occhi di quest'omino, che ho più volte avuto la fortuna di incrociare a distanze ravvicinatissime, hanno la profondità magnetica di chi ha vissuto una vita intensa, incredibile, scrutando il mondo e le persone che lo circondano, e restituendolo agli altri in un modo magico, diretto, eppure così contorto da mettersi le mani nei capelli e chiedersi "ma com'è possibile che ci riesca così??". I suoi occhi sono carichi di mille e mille pensieri, racchiudono un'enciclopedia di termini e di immagini, di suoni e di ritmi, di emozioni e sentimenti, che sono da invidiare. Sono gli occhi di un uomo che si porta dietro il peso di mille e mille vite, ciascuna vissuta fino in fondo.


Il suo è un volto sciupato, i capelli sono grigi, le rughe sono ormai solchi sulle guance. Il corpicino fragile dentro gli eleganti abiti da scena con luccichii e stoffe scure è lo stesso corpicino fragile nascosto sotto strati di berretti di lana, giacche di pelle, felpe grigie, mani nodose in tasca.


La grandezza di quest'uomo è proprio nella sua fragilità. La grandezza di quest'uomo sta nel modo in cui tiene il tempo con la gamba destra, mentre muove velocemente le mani sul piano e modula la sua voce gracchiante con strane espressioni sul volto, a metà tra il divertito e l'ironico. La sua grandezza sta nella sua riservatezza. E' lui il grande capo della carovana che da anni gira intorno al mondo portando la sua aura nelle città. E' un gentiluomo che appare per il sound check, scompare in qualche camerino appartato, e riappare alle 9.05 in punto per l'inizio del concerto. Canta le sue poesie, impugna l'armonica guardando verso il basso, concede pochi sorrisi e ancora meno parole. E se ne va.


A molti non piace più, a molti non è mai piaciuto. Io non posso fare a meno di provare una grande stima e un grande affetto per quest'omino che altro non è che un essere umano come me, come noi. Mi verrebbe voglia di sussurrargli, quando le nostre vite si incrociano per un soffio, questo invito, che viene da una sua canzone, e di cui mi sono un po' appropriata:


come in, I'll give you shelter from the storm.


 


immagine da www.maggiesfarm.it

6 commenti:

  1. Bellissimo resoconto, si capisce che x te significa molto questo picoclo grande uomo.





    lele

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  2. Ao, Ila, forse je la fo.....prima la login non ce l'ho, poi il blog non mi accetta i commenti, poi splinder è in manutenzione...!! argh !!

    Abbasta. non ti commento più.



    Ad ogni modo sta foto mi ha sconvolto.

    Ma da quanto è incartapecorito così? rimane un grande, per carità, ma non mi aspettavo...mi sembrava Santana....

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  3. minchia quant'è invecchiato!

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  4. sapevo che vi sareste stupiti di quanto sia invecchiato bob, soprattutto se non lo seguite :)

    eppure dietro il suo sguardo, tra le pieghe delle sue rughe, si scorge la ricchezza che porta con sè...

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  5. Ci dobbiamo solo inchinare,e chi ha un cappello,togliamocelo davanti a Bob!



    :)

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