Fuori nevica e io sono a casa con uno di quei pesi sullo stomaco che a volte fanno star bene ma altre volte ti fanno sentire un po' uno schifo.
Fuori nevica, proprio come un ultimo dell'anno di qualche anno fa, quando avevo giocato poche volte al gioco del brindisi a mezzanotte e dello stare alzati un po' più a lungo del solito. Avevo 16 anni, o forse li stavo per compiere, ed ero di ritorno da una di quelle vacanzine con l'oratorio sulle piste da sci, trascorse tra il Natale e l'ultimo dell'anno con gli amici di sempre e con qualche nuovo amico, con l'entusiasmo di chi passa qualche giorno lontano dai genitori e fa mattina con sogni di rock n' roll, inciuci da teenager e battaglie a palle di neve nel buio della notte. Tre giorni stupendi in una sconosciuta località di una sconosciuta valle bergamasca, in un albergo che era più che altro un casermone ma che ormai era come una seconda casa per il mio gruppettino, con il prete che faceva la ronda la notte per controllare che ciascuno dormisse nelle proprie stanze e che non ci si mettesse a strimpellare la chitarra alle quattro del mattino.
Andavano di moda soprattutto gli accordi sporchi dell'unplugged dei nirvana, i cui testi avevo praticamente imparato a memoria da una cassettina duplicata da un'altra cassettina duplicata che ormai, per tutte le volte che l'avevo riavvolta per imparare bene quel passaggio, quel cambio di accordo, si era parecchio rovinata, ma ce l'ho ancora con la copertina che avevo disegnato personalmente.
Alcune canzoni me le aveva insegnate Massi, amico del mare di alcuni amici di sempre, i quali avevano pensato bene di estendere l'invito della vacanzina anche a lui e a Roby. Due nuovi ragazzi. Tatàà! Io mi ero subito innamorata di Massi, mentre Anna si era presa Roby, e si erano così stretti i rapporti tra la Padania e l'Etruria. Naturalmente durante i giorni in montagna ci eravamo studiati e pizzicati, e con immensa gioia i due toscani avevano deciso di fermarsi a fare anche il capodanno insieme a noi, nel salone dell'oratorio del mio paesino, dato che le strade erano brutte e nevicava e c'erano due fanciulle votate allo struggimento di una relazione a distanza che si preannunciava strappalacrime ancor prima di iniziare.
Tutto si era imbiancato, persino i rumori dei botti erano attutiti, le luci dei lampioni si riflettevano arancioni sulle strade deserte e bastava così poco come lo scricchiolio dei passi sulla neve fresca o un fiocco caduto direttamente nella bocca spalancata per sorridere e gridare al mondo quanto si è vivi. Mi sembra di respirare ancora quell'aria di silenzio, di magia, di batuffoli gelati che si posano dolcemente su cappellini di lana colorati, su ciocche di capelli arricciati.
Stasera è tutto così diverso e così uguale.