Stamattina ho avuto la fortuna di conoscere il lavoro di questo grande artista. Ho avuto la fortuna di visitare il suo studio e dialogare con lui. Mi ha mostrato i lavori che sta portando avanti in questi mesi, sussurrandomi piccoli grandi segreti, eseguiti con tecniche dai nomi antichi e materiali nuovi, dietro le quali si cela un'esperienza, una sperimentazione, una conoscenza acquisita in lunghi anni di costanti ricerche. Riflessioni sul segno, graffio, trasparenza, colla, lino, bambù, plotter, inchiostro calcografico. Sono rimasta affascinata, ipnotizzata da questi intrecci di materia, di colore, di vuoti e pieni, righe e superfici, nastri, luci, vetro.
Uno studio ampio, ben organizzato con grandi tavoli, presse, un torchio a stella, isole di opere sul pavimento, centinaia di matite, pastelli, penne, pennelli, spatole, arnesi, utili e meno utili, usati e meno usati, stecche, barattoli, tutti amalgamati nella luce di una giornata di ottobre, tutti immersi nella patina del tempo della polvere che non elimina i colori, li copre soltanto, come un lenzuolo semitrasparente che si adatta alla perfezione ai contorni degli oggetti. Appunti, veline, grandi telai, piccoli modellini. Casse di legno, libri, pigmenti.
Strati su strati che non si coprono l'uno con l'altro ma che lasciano scoprire lo strato successivo e quello precedente secondo nuove prospettive, nuovi colori. Lastre di vetro graffiato e inchiostrato, proprio come una calcografia, che si intreccia con altri materiali più sottili, ma meno trasparenti, quasi più concreti pure nella loro instabilità, in teche che si erigono come torri dalle arcane impalcature, trattenute da forze misteriose in un equilibrio instabile eppure mai precario, ben fermo. Pieni e vuoti, colori e non colori. Tessuto tinto, macchiato, incrostato, incartato.
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Ho gli occhi colmi di colori, che guardano velocemente nelle direzioni indicate dai segni lasciati sulle tele e proseguono il loro girovagare secondo le linee guida dei nastri, continuazione del segno nello spazio al di fuori del supporto, come una leggera danza, come note su un'immaginario spartito musicale che non segue i righi canonici ma insegue la melodia del pensiero.
Ho imparato più cose in una mattina che studiando per un esame di arte contemporanea.
*immagine da www.sandromartini.org